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Packaging e Tecnologie

Packaging sostenibili: il ruolo del distributore, del retailer e del consumatore

Packaging

Il packaging non conosce crisi e nel freschissimo cresce il confezionato, ortofrutta in primis. il consumatore? È disposto a cambiare, ma non a pagare di più per una confezione eco-friendly

La crescente attenzione verso l’impatto ambientale del packaging è stata l’oggetto dell’evento “Osservatorio Packaging del largo consumo” tenutosi a Milano il 26 settembre e voluto da Nomisma e Spinlife, lo spin-off dell’Università di Padova che tratta di queste tematiche. I numeri su cui è stato imperniato il dibattito sono rilevanti: ogni anno, in Italia, sono prodotte 2 milioni di tonnellate di imballaggi, il che significa circa 43 miliardi di pezzi. Di questi, tre quarti sono destinati al food&beverage. A cascata, ovviamente, un problema che sta assumendo dimensioni enormi: cosa fare del rifiuto? È sufficiente, laddove possibile, riciclare? Dai numeri e dalle problematiche appena menzionati, l’esigenza del monitoraggio e dunque la nascita dell’Osservatorio, il cui scopo è di dare numeri concreti su cui ragionare.

Silvia Zucconi, Responsabile Market Intelligence di Nomisma

Silvia Zucconi, Responsabile Market Intelligence di Nomisma

Ad aprire i lavori è stata Silvia Zucconi, responsabile market intelligence di Nomisma, la quale ha fatto il punto sul ruolo del packaging nello scaffale. «Sarà “l’effetto Greta” – ha esordito – ma i giovani si mostrano interessati alle tematiche ambientali. Anche perché è cambiata l’agenda della politica internazionale e, di conseguenza, il consumatore sta iniziando a valutare l’acquisto di un prodotto anche in funzione della variabile packaging».

Come ha spiegato Zucconi, dalle analisi condotte da Nomisma emerge che l’ambiente è un fattore di preoccupazione rilevante, terzo solo a disoccupazione e tasse. Non solo: dall’indagine di Nomisma emerge un aspetto positivo: il 78 per cento degli intervistati dichiara “l’importanza del fare” e pertanto elenca, tra i comportamenti consueti, la raccolta differenziata, il risparmio energetico e, anche, gli acquisti di prodotti privi di packaging in plastica. D’altro canto, il 96 per cento degli italiani si dice preoccupato per l’impatto della plastica sull’ambiente: il battage mediatico ha senza dubbio sortito l’effetto voluto anche perché dal WWF arriva una notizia allarmante: settimanalmente ingeriamo 5 grammi di microplastiche, pari al peso di una carta di credito.

E infatti, emerge, tra gli altri dati, che il 20 per cento degli intervistati ritiene che per frutta e verdura sia urgente cambiare il packaging.

Dunque, da questo scenario emerge che i driver che guidano le scelte di acquisto del consumatore medio sono la qualità del prodotto, la sua sicurezza, il prezzo e, anche, il rispetto dell’ambiente. Ma – ed è questo un elemento su cui aziende, distributori e retailer sono stati invitati a riflettere – il consumatore non è disposto a pagare di più per un packaging sostenibile: si aspetta che la conversione avvenga per mano dell’industria, dei retailer, della grande distribuzione. «La grande distribuzione ha sempre fatto cultura – ha ricordato Zucconi -. La sensibilità del consumatore passa anche attraverso le scelte che la grande distribuzione mette in campo».

Nicola De Carne, Retailer Client Business Partner di Nielsen

Nicola De Carne, Retailer Client Business Partner di Nielsen

«Sebbene industria e distribuzione abbiano iniziato a muoversi, siamo all’inizio di questa avventura: il packaging non conosce crisi». Così ha esordito Nicola De Carne, Retailer Client Business Partner di Nielsen Il carrello sta cambiando: crescono i prodotti nell’area healthy, cresce la frutta (+3,6%), la verdura (+9,5%), il biologico (+5,3%) e crescono anche i prodotti ad alto contenuto di servizio, un esempio per tutti il food to go (+9,5%). D’altro canto il packaging porta con sé una serie di vantaggi: se lo sfuso è una scelta più etica, il prodotto confezionato è più comodo.

Nel freschissimo cresce l’offerta di prodotto confezionato, nel reparto orto-frutta è confezionato il 61 per cento della verdura, il 34 per cento della frutta. Una confezione di prodotti da ortofrutta è composto dall’88,8 per cento di peso netto, il restante 11,2 per cento è tara, quindi packaging. Altro dato interessante: il discount è uno dei canali più dinamici, in cui si vende 1 confezione su 4 di prodotti confezionati.

Dai dati di Nielsen emerge un altro dato: il consumatore, in nome della sostenibilità, è disposto a rinunciare al design, al brand, alla tipologia di packaging: ma solo il 16,4 per cento delle aziende propone prodotti green, tanto che il consumatore ritiene che sia difficile reperire prodotti ecosostenibili nei punti vendita. Un sentiment ben rappresentato da un dato: fatto cento il giro di affari di iper e super, solo il 18,2 per cento è da attribuirsi a prodotti ecosistenbili.

Paolo Palomba, IPLC Europe-Italy Partner

Paolo Palomba, IPLC Europe-Italy Partner

Paolo Palomba, IPLC Europe-Italy Partner, ha fatto il punto sul ruolo della marca del distributore nella proposta di sostenibilità dei retailer partendo da qualche esempio concreto di insegne che si sono liberate della plastica. Per esempio, ha ricordato a Londra, il reparto ortofrutta di Thornton’s Budgens è totalmente plastic-free, che Ecoplaza propone una corsia di 700 prodotti senza plastica. Accanto a questa riflessione, ha ricordato che la normativa ha messo al bando la plastica monouso e che oggi, di fatto, la distinzione tra discount e supermercati è sempre meno netta. «Ci sono scelte che potrebbero essere compiute già oggi – ha puntualizzando riferendosi al banco latte, ancora pieno di bottiglie in plastica – non occorre aspettare che la ricerca&sviluppo faccia il suo corso, perché molte soluzioni ci sono già. La prima sfida da vincere è quella dei comportamenti quotidiani».

Alessandro Manzardo, socio fondatore di Spinlife

Alessandro Manzardo, socio fondatore di Spinlife

Ha chiuso i lavori Alessandro Manzardo, socio fondatore di Spinlife, uno spin-off dell’Università di Padova. «Sono tre le parole chiave in tema di sostenibilità del packaging – ha esordito -: urgenza, responsabilità e consapevolezza». Manzardo ha poi raccontato il funzionamento di Marketplace Foot Print, una banca dati popolata dalla letteratura di settore in tema di sostenibilità del packaging, ma anche un modello di calcolo che valuta la carbon foot print del packaging. «Siamo in grado di misurare l’impatto ambientale per categoria di prodotto, per tutto il ciclo di vita». Si tratta di uno strumento concreto, che può aiutare il distributore e il retailer a orientare le scelte. Nella pratica, è possibile calcolare l’impronta ecologica al metro quadrato, oppure quella relativa allo scaffale. Ne consegue quindi la possibilità di ridisegnare l’esposizione in funzione della sostenibilità del packaging e orientando quindi le scelte del consumatore.

(Nell’immagine di apertura, da sinistra: Silvia Zucconi, Responsabile Market Intelligence di Nomisma, Nicola De Carne, Retailer Client Business Partner di Nielsen, Paolo Palomba, IPLC Europe Italy, Alessandro Manzardo, socio fondatore di Spinlife)

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