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Reparto Ortofrutta

Parlarsi senza ascoltarsi. Il difficile rapporto tra Gdo e ortofrutta

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Sul palco di Fresh Retailer a Milano i giudizi dei fornitori ortofrutticoli animano il confronto con la grande distribuzione

Se dovessimo giudicare lo stato dell’arte del rapporto tra grande distribuzione e i fornitori di ortofrutta osservando la slide qui in alto, la prima frase che viene in mente è la celebre: “Houston, abbiamo un problema”. Già perché, di fatto, se escludiamo il delicato tema dei pagamenti, che stranamente soddisfa il mondo dell’ortofrutta – d’altronde c’è una legge che ne vincola tempi e metodi – il resto dei giudizi viaggia su una media più vicina al 5 che alla sufficienza. È quanto emerso dai risultati di un’indagine condotta dalla società SG Marketing e illustrata durante l’ultima edizione di Fresh Retailer, l’evento biennale ideato dalla rivista FM e svoltosi giovedì 26 settembre a Milano.

Certo, è bene usare il condizionale, soprattutto osservando i successivi risultati relativi alla successiva autovalutazione che le stesse aziende fornitrici di ortofrutta si sono date. Propensione all’innovazione 8,3, Pro-attività nella relazione commerciale 8,3, competenze tecnico-organizzative 8,3 e via discorrendo, per arrivare ad una media, decisamente positiva, di 8,2. Insomma, sembra francamente improbabile che la colpa penda solo ed esclusivamente da una parte e questa ultima slide sembra inficiare anche i risultati della prima.

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«Siamo due parti che si parlano moltissimo, ma non si ascoltano» sintetizza Germano Fabiani,  responsabile del reparto frutta e presidio fiorfiore di Coop Italia, uno dei tre esponenti della grande distribuzione chiamati sul palco a discutere di questo e altri spunti insieme al direttore di SgMarketing, Salvo Garipoli. «Probabilmente noi facciamo fatica a trasmettervi degli indirizzi per fare strategie e voi invece avete bisogno di rassicurazione. Però, dopo anni di incontri – continua Fabiani – devo dire che mi capita troppo spesso di dialogare con un tessuto umano e imprenditoriale che ha paura di domandare. Noi siamo un orecchio verso i consumatori e possiamo invece darvi degli indirizzi».

Sembra mancare una vera comunicazione tra le due parti, un vero e reciproco tavolo comune di ascolto che consenta di non scontrarsi e discutere solo di prezzi e promozioni, ma anche di progetti, innovazioni e sfide da affrontare insieme. Eppure, il materiale sul quale confrontarsi sembra non mancare dopo aver ascoltato i progetti in essere e le strategie future degli esponenti della Gdo, nonché leggendo “le parole del futuro” che i buyer sono stati invitati a scrivere su una lavagna, quasi una sorta di desiderata da percorrere insieme ai fornitori di ortofrutta, dove parole come “ascolto”, “programmazione” o ancora “creatività” sembrano invitare questi ultimi a non aver paura, come Fabiani ha sottolineato, a domandare.

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Oltre al manager di Coop, sul palco sono saliti anche Gianmarco Guernelli, responsabile nazionale ortofrutta di Conad, e Massimo Silvestrini, responsabile acquisti ortofrutta di Carrefour. Entrambi hanno fornito una quadro decisamente “frescocentrico”, dove l’ortofrutta sembra essere la protagonista assoluta degli attuali come, soprattutto dei futuri format che le due insegne metteranno in pista a breve.

La prima, sebbene l’esponente di Conad sia rimasto molto abbottonato sugli sviluppi dell’acquisizione di Auchan, non ha nascosto come, ad esempio, la sfida del rilancio degli ipermercati ereditati dal colosso francese si giocherà non solo sulla riduzione delle superfici di questi ultimi, ma anche con l’aggiunta di contenuti ad alto servizio, dove quindi l’ortofrutta giocherà un ruolo non certo secondario. In Carrefour il reparto ortofrutta, come d’altronde ci aveva detto anche Luca Pescina recentemente durante il salone che il player francese ha tenuto a Milano, è il più importante e intercetta in modo perfetto i 6 pilastri su cui si basa la famosa transizione alimentare che anima la nuova filosofia di questa insegna in tutto il mondo.

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Insomma, argomenti intorno ai quali dialogare per cercare di trovare una sintesi e un punto di incontro sembrano essercene. “È tempo di raccontare al consumatore cosa c’è dietro un prezzo e che se un prezzo è troppo basso, forse dietro  ne va della vita di altre  e spesso si mette a rischio anche la propria salute” è uno dei commenti, forse il più incisivo, mostrato in sala e raccolto tra i fornitori di ortofrutta. Non sarebbe male, in effetti, cominciare proprio da qui.

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