Dalla lotta integrata al marchio simbolo del biologico italiano. Sono passati 25 anni dalla nascita di Almaverde Bio, il brand collettivo che ha rivoluzionato il modo di fare agricoltura in Italia, a partire dalla Romagna, territorio fertile ma segnato da problemi sanitari importanti, con un tasso elevato di malattie oncologiche che già negli anni ‘90 preoccupava medici e cittadini. Da una situazione negativa, da un dato sanitario preoccupante è nato un business che oltre la sostenibilità economica diffonde quella ambientale (meno trattamenti), sociale (meno malattie) e culturale (un modello di vita equilibrato). La multidimensionalità dello sviluppo sostenibile come disegnato dal sociologo Ignacy Sachs quando si cercava una nuova via alla crescita economica non dettata esclusivamente dal Pil. Questo il concetto prevalente nell'evento condotto da Arianna Izzi di Immedia,
La necessità di lavorare, produrre e mangiare sano
"Ci fu una spinta fortissima verso un’agricoltura più pulita – ha ricordato Paolo Lucchi, presidente di Coop Romagna – a partire dalla lotta integrata, che fu il primo passo concreto per ridurre l’uso di pesticidi". L’allarme sulla salute pubblica si trasformò in stimolo per una nuova direzione, in cui agricoltura e sostenibilità potevano camminare insieme.
La visione di Giorgio Celli e la spinta della Regione
Durante l'evento una delle figure più citata è quella di Giorgio Celli, entomologo, ambientalista e divulgatore di rara efficacia, a dare impulso alla nascita di un progetto radicalmente nuovo. "L’agricoltura romagnola era forte ma aveva bisogno di cambiare" ha spiegato il presidente Ernesto Fornari. Importante anche la spinta della Regione Emilia-Romagna.
Lo spot con il rewind e le pale eoliche
La prima campagna pubblicitaria "è ancora oggi un piccolo caso di scuola: fu girato con una tecnica semplice ma d’impatto. Un montaggio al contrario – in rewind – per sottolineare la tracciabilità dei prodotti". E' Paolo Pari, direttore di Almaverde Bio, a ripercorre la filmografia pubblicitaria dell'azienda. Si ricorda quindi lo spot con il claim “Natura ogni giorno”, il filmato con le scene girate a Vilnius, lo sfondo di pale eoliche a rappresentare il legame tra cibo sano ed energia pulita. E poi l'impegno in prima fila del professor Celli. Un narrazione
Un consorzio per fare marca e tutelare il biologico
Il progetto trovò forza nella creazione di un consorzio per la tutela del marchio, che rese possibile una strategia di marca condivisa: comunicazione, tracciabilità, accessibilità. Fare marca in agricoltura era una bestemmia si ricorda dal palco citando Renzo Pieraccini, presente e premiato per il suo gran lavoro, "ma ci abbiamo creduto. Siamo partiti dalla fase pionieristica dello zero virgola, poi è arrivato il successo".
La conferma della varietà dei prodotti offerti al consumatore che vuole investire su una dieta biologica arriva dalla premiazione dei protagonisti di questo consorzio che oltre la frutta vede anche i trasformati, le farine, il pesce. Ecco i premiati: Martino Benzoni, presidente di Canova; Giorgio Alberani, direttore commerciale Fruttagel; Gabriele Longanesi, titolare di Futura; Leonardo Spadoni, titolare Molino Spadoni; Mauro Monaldi, titolare Circeo Pesca; Emiliano Di Lullo, direttore marketing Eurovo e Renzo Piraccini primo presidente di Almaverde Bio.
L’ironia di Giovanni Storti e la battaglia contro lo spreco
Nel tempo il biologico è diventato anche sinonimo di educazione alimentare. Durante la celebrazione, l’attore Giovanni Storti ha ricordato con una battuta efficace che “fare cibo sano non significa ridurre le quantità, ma combattere lo spreco”. Una filosofia ribadita dall'attore che oltre il grande scherma sta coltivando con forza l'ambito della terra e dell'ecologia.
Fruttagel: biologico accessibile e controllato
Un altro pilastro dell’avventura Almaverde è Fruttagel, guidata da Stanislao Fabbrini, che ha puntato sul concetto di biologico accessibile anche grazie a un prezzo sostenibile. "Oggi Fruttagel lavora 90mila tonnellate di prodotto l’anno, l’equivalente di 12 Torre Eiffel, di cui tre sono biologiche. Il segreto? Controllo della filiera, industrializzazione dei processi e soprattutto rigore scientifico". Insomma il biologico non è solo l'agricoltore con la camicia a quadri, ma un sistema che attraverso la scienza vince la sfida di produrre in modo industriale senza l'uso di sostanze chimiche.
Il futuro del bio: tra banalizzazione e nuova consapevolezza
Dopo il boom, è arrivato un momento di appannamento: il biologico ha rischiato di diventare un’etichetta svuotata di senso. Ma per i protagonisti di Almaverde Bio, il futuro è ancora tutto da scrivere. "Dietro al biologico ci sono scienza, controllo, industrializzazione: non è una moda, ma una responsabilità".
Come ha ricordato Pari, il biologico all'inizio era visto come un medicamento oggi è ben altro, non a caso Fornari ha sottolineato come l'innovazione sia continua: "Se si vuole il kiwi giallo lo facciamo, stesso discorso per i succhi senza zucchero e tanto altro". Perché il benessere passa anche dalla vista e dal piacere.