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Ingrosso

Dai mercati: fragole a poco più di 2 euro il chilo

Crollo nelle vendite, partita lenta la campagna degli asparagi, tiene il prezzo delle arance

Calano le vendite di frutta e verdura nei mercati all’ingrosso. E i prezzi? Le fragole italiane in media sono abbondantemente sotto i 3 euro, le arance tengono ma senza movimentare troppi quantitativi, partono lenti gli asparagi. Questa la situazione fotografata da myfruit.it nei mercati di Verona, Torino e Trieste.

A Verona in calo gli asparagi

Nel mercato della città veneta Andrea Bonizzi, agronomo e responsabile qualità e listino prezzi, offre il quadro dei movimenti delle quotazioni. “Gli asparagi bianchi origine veneto quotano 5,50 euro il chilo (calibro 22+), 4,50 euro (16/22), 3,50 euro (21/16). Il verde, sempre origine locale si vende a 7 euro il chilo (calibro 22+); 6,50 euro (16/22), 5 euro (12/16) mentre i prodotti con origine Sicilia e Campania si vendono a 5/5,50 euro (16/22)”.

Passiamo ai carciofi: “Il romanesco vede il capolino a 0,45 euro, il violetto quota 0,55 e infine il Tema dalla Sardegna 0,46 euro”. Tengono il prezzo i cetrioli siciliani a 1,50 euro mentre in padella raggiungono i 2 euro. “Le melanzane ovali si fermano a 1,20 euro mentre sono in leggero calo le viola e le striate a 1,60/1,80 euro al chilo”. Passiamo alle insalate: “Cappuccia a 0,80, Gentile a 0,60. Stabili i peperoni a 2 euro la padella sia gialli sia rossi”. Per i pomodori sta sempre sopra i 2 euro il grappolo extra mentre la prima categoria si ferma a 1,70 euro al chilo mentre l’insalataro quota 1,20 euro. Poi abbiamo i piselli a 3/3,50 euro il chilo”.

Fragole a partire da poco più di 2 euro

Sul banco della frutta è sempre stabile il kiwi nazionale che quota da 1,50 fino ai 2,50 dei calibri più grossi, l’ananas via area quota 4,30 mentre quella via mare si ferma a 1,50 euro. Capitolo fragole: “L’origine Campania quota 2,40 euro, la Sicilia 10 cent in più, la Basilicata tocca i 2,80. La Candonga può raggiungere i 4 euro per un prodotto extra”. Le mele? “Sono sempre stabili”. I superfood non hanno stagione e si trovano i “melograni da Israele a 2,30 e dalla Turchia a 1,80 euro“. Passiamo ai piccoli frutti: “Mirtilli peruviani a 13 euro, more messicane a 18, ribes dall’Olanda a 19 euro e il lampone a 20 euro”.

Infine, gli agrumi con le arance Tarocco: “Si parte dal calibro 8 a 1,20 euro il chilo, poi 1,40 euro (calibro 6) e fino a 1,90 per il calibro 4. C’è il cedro siciliano a 1,80 euro, il bergamotto sempre isolano sopra i 2 euro, i mandarini tardivi 2 x a 1,30 e gli 1 x a 1,10. I limoni extra primo fiore sopra 1,20 euro, prima categoria Sicilia e Spagna a 1 euro”.

Anche a Torino fragole poco sopra i 2 euro

Sotto la Mole c’è  Stefano Cavaglià, presidente Fedagro Torino, che descrive una situazione statica: “In questo momento stiamo facendo fatica, la gente è spaventata per la situazione e sta attenta sugli acquisti. Un fenomeno che tocca anche l’alimentare”. In sintesi: “Non c’è tantissima merce perché continua a fare freddo, ma abbiamo poche vendite, prezzi alti e poca domanda“. Il dato più evidente sulla scarsità di domanda è il prezzo delle fragole: “Campania da 2,30 ai 3 euro invece Basilicata da 3,50/4,50 euro al chilo. C’è abbastanza offerta, ma non c’è una grande vendita. Facciamo fatica a spuntare un buon prezzo e giustamente i produttori si lamentano“.

E gli asparagi? “Non ce ne sono tanti. Quello della Campania quota 5/5,50 euro, dalla Sardegna siamo a 5/7 euro. Siamo a fine campagna per le arance Tarocco dove si va da 0,80 a 1,80 euro. Ora poi dalla Spagna non arriva il Navel d’importazione”. Ma si vende poco.

“Con le pere continuiamo con buona parte di prodotto d’importazione, in particolare da Olanda, Belgio, Spagna e qualcosa da Portogallo e sta iniziando la contro stagione con le Williams da Sudafrica e  oltre oceano. Siamo sotto i 2 euro ma non è un prodotto facile da trattare. Con le mele siamo nella norma, stiamo procedendo nelle vendite, stanno cercando di alzare i prezzi. Infine i carciofi con prodotto dalla Sardegna, ma non ci sono prezzi folli: andiamo da 0,40 a 0,50/0,55 euro al capolino”.

A Trieste asparagi partiti con quotazioni basse

Al mercato della città del nord il disegno della situazione è a cura di Massimo Vitale, presidente di Fedagro Trieste e titolare di Vitalfrutta, che conferma le dinamiche del collega di Torino. “Quasi un crollo, probabilmente dato dagli aumenti dell’energia e di altri beni, assistiamo a una importante frenata sui consumi“. Questo il quotidiano sul futuro si aspettano le scelte per il nuovo sito del mercato: “L’incontro con il Comune è andato bene, l’amministrazione ha tenuto aperte le due porte ovvero l’opzione con l’autorità portuale o il polo del freddo cittadino”.

Vediamo i prezzi. “Si vende qualche fragola in più nelle ultime settimane, abbiamo una grossa contrazione sugli agrumi. La Candonga quota 4/4,50 euro, l‘origine Campania 2,50/3 euro. Gli agrumi tengono i prezzi, ma i consumi sono molto lenti. Il Tarocco da 0,80/0,90 fino a 2 euro per la merce in padella ed extra. Le zucchine siciliane quotano 1,40/1,50 euro, quelle di Fondi a 2/2,20 per i calibri più piccoli e con il fiore. Il pomodoro ramato tiene quotazioni superiori ai 2 euro, molto poco spagnolo quasi tutto prodotto italiano. Su questi prezzi anche Piccadilly, datterino e ciliegino. Si va sui 3 euro con origine Pachino e alta gamma. Il kiwi italiano con i calibri più grossi arriva a 2,70/2,80, poi ci sono i cestini con calibro medio piccoli a 1,60/1,70 . Non c’è più merce greca, presente durante la stagione invernale. Stabili le vendite delle mele”.

E gli asparagi? “Siamo partiti con vendite basse, l’origine italiana e varietà verde quota intorno ai 6 euro ma se ne vende poco. Incide anche il rallentamento della ristorazione, speriamo su Pasqua e sull’aumento delle temperature”.

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