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Trend e Mercati

Arance: +20% dei volumi, ma la domanda interna è fiacca

A dirlo è Ismea, che fotografa una campagna caratterizzata da calibri medio-piccoli. Cresce la superficie produttiva in Italia, bene l’export

Cresce la produzione di agrumi in Italia, ma l’ultima campagna è caratterizzata da frutti di calibro medio-piccolo e da un mercato molto poco dinamico. A dirlo è il report Tendenze agrumi di Ismea che rileva: “La maggiore disponibilità di arance non ha trovato finora un adeguato interesse da parte della domanda. L’offerta è ancora abbondante e, sebbene i frutti siano di piccolo calibro, le caratteristiche organolettiche sono eccellenti in termini di colorazione, dolcezza e presenza di antociani”.

Cresce l’aranceto di Italia

Secondo Ismea nel 2023 superficie produttiva in Italia, che oggi ammonta a circa 86mila ettari, è cresciuta dell’1,1% rispetto all’anno precedente e dell’1,6% rispetto al dato medio dell’ultimo triennio (+1,6%).

La Sicilia è la prima regione per superficie investita ad arance, con circa i due terzi del totale nazionale: qui, rispetto al 2022, si registra un incremento di circa 700 ettari delle aree dedicate, con un aumento di 500 ettari a Catania e 200 ad Agrigento.

La coltivazione delle arance in Sicilia sta affrontando un importante processo di ristrutturazione. Tra il 2007 e il 2010 è infatti iniziato il processo di rinnovamento degli impianti con utilizzo di nuove varietà su portainnesti resistenti al virus della Tristeza. Tale ristrutturazione sta determinando un profondo cambiamento del tessuto produttivo: scompaiono alcuni agrumeti marginali condotti da imprese non professionali, mentre i nuovi impianti sono caratterizzati dall’utilizzo di nuove varietà, dall’omogeneità genetica e dall’integrità fitosanitaria del materiale vegetativo impiantato. Inoltre, i nuovi impianti sono moderni anche per quanto riguarda il sesto d’impianto, l’irrigazione, e le tecniche agronomiche di nutrizione, difesa e coltivazione in generale.

La Calabria segue la graduatoria con circa il 21% delle superfici dedicate, mostrando nell’ultima campagna una sostanziale stabilità del potenziale produttivo rispetto al dato medio dell’ultimo triennio. Le superfici coltivate ad arance sono localizzate soprattutto nella provincia di Reggio Calabria che conta oltre 9mila ettari in produzione, ma anche nelle province di Catanzaro, Cosenza, Vibo Valentia e Crotone insiste qualche migliaio di ettari di aranceti.

A seguire si colloca la Puglia con circa il 5% della superficie nazionale investita ad arance. Le statistiche Istat evidenziano una dinamica positiva delle superfici pugliesi in produzione, aumentate nel 2023 del 4% nell’ultimo anno e del 13% rispetto all’ultimo triennio. Gli aranceti pugliesi sono localizzati per lo più nella provincia di Taranto.

La campagna 2023-24

In Italia la produzione di arance per la campagna in corso è stimata in 1,6 milioni di tonnellate in aumento del 20% rispetto a quella 2022-23, comunque al di sotto della produzione media delle ultime tre campagne.

Il calibro medio-piccolo dei frutti che caratterizza questa campagna è riconducibile all’andamento climatico della scorsa primavera che in fase di fioritura e allegagione ha favorito lo sviluppo di un numero elevato di frutti che, successivamente, in estate e autunno hanno patito sia la scarsità di pioggia sia i picchi eccezionalmente alti delle temperature.
In molte aree agrumicole l’estate si è protratta fino ai primi di novembre con temperature fino a 30 gradi e piogge quasi inesistenti e ciò ha costretto i produttori a irrigare con costanza per tutto il mese di novembre.

In tali condizioni quindi l’ingrossamento dei frutti è stato particolarmente difficoltoso e nella maggior parte dei casi i volumi di acqua irrigua somministrati non sono stati sufficienti a garantire un adeguato sviluppo dei frutti. A causa del caldo anomalo la campagna è stata anche caratterizzata da un ritardo rispetto al normale calendario di maturazione e raccolta delle diverse varietà di arance e quindi è iniziata con ritardo anche la commercializzazione.

Il ritardo iniziale non è stato assorbito in fase di svolgimento della campagna di commercializzazione, complice anche il ritmo lento con cui si stanno svolgendo le operazioni di compravendita che risultano rallentate da una domanda interna poco dinamica. A inizio campagna le varietà pigmentate stentavano a raggiungere una buona colorazione sia della polpa sia della buccia, ma a partire dalle ultime settimane del 2023 lo sbalzo termico tra le ore notturne e quelle del giorno ha permesso ai frutti di conseguire caratteristiche organolettiche eccellenti, al punto che in molte aree il contenuto di antociani ha raggiunto livelli particolarmente alti.

Quanto ai prezzi, nella prima fase della campagna la contrazione dell’offerta europea ha determinato un apprezzamento generalizzato dei listini all’origine delle arance rispetto alla campagna precedente. Da gennaio 2024, però, la scarsa dinamicità della domanda (soprattutto interna) e dell’industria di trasformazione hanno determinato il rallentamento delle operazioni di compravendita con conseguente flessione dei listini all’origine.

Import e domanda interna

L’incremento dell’offerta di arance nazionali non ha trovato riscontro nei dati relativi agli acquisti di arance confezionate. Infatti, nel periodo ottobre 2023 – febbraio 2024 le vendite registrano un calo del 19% su base annua. L’incremento del prezzo medio di vendita, +8,8% su base annua, non è stato sufficiente a fermare il calo della spesa, -12% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Per la maggiore disponibilità di prodotto nazionale nei primi tre mesi della campagna in corso le esportazioni di arance sono notevolmente aumentate, a fronte di un calo delle importazioni. I prezzi si mantengono su livelli elevati, sia per il prodotto importato sia per quello esportato.

Le arance nel mondo

La produzione mondiale di arance per la stagione 2023-24 è stimata in 48,8 milioni di tonnellate, in aumento del 5% rispetto alla campagna precedente, grazie alla crescita del raccolto in Florida, California, Cina, Argentina, Egitto e Turchia. Di contro, la produzione dell’Unione europea dovrebbe ridursi soprattutto a causa della contrazione registrata dalla Spagna, -9% rispetto alla campagna 2022-23.

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