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Trend e Mercati

Tutti i perché del “caro arance”

prezzi arance

Sul banco degli imputati la bassa produttività e gli effetti del coronavirus. Il rischio è che l’uva segua gli stessi trend. La parola ai produttori

Se è vero che, a detta di produttori e Gdo, i prezzi dei prodotti del reparto ortofrutta non hanno subito importanti rincari, è altrettanto vero che i prezzi (alti) delle arance mettono d’accordo tutti: è accertato che, in questo momento più che mai, siano fuori scala. Ma perché proprio le arance? E perché, poi, a maggio? Una serie di fortuite coincidenze hanno determinato questa situazione. Vediamo nel dettaglio tutti i perché – di fatto riconducibili al coronavirus – del caro arance.

Lo scenario ex-ante lockdown

Lo aveva rilevato Ismea nei primi giorni di marzo, quando il lockdown in Italia era appena iniziato, ma ancora non interessava il resto di Europa: la stagione 2019-20 è caratterizzata da produzioni di ottima qualità (calibro medio grande, buona pigmentazione della polpa, rapporto equilibrato tra acidi e zuccheri), prezzi all’origine in aumento e scarsa produttività. Stimata, quest’ultima, da Ismea tra il 20-30% rispetto all’anno precedente, ma da alcuni produttori fino al 45%.

Inoltre, a far presagire che sarebbe stata una stagione caratterizzata da prezzi più sostenuti rispetto alla stagione passata, c’era un altro elemento da considerare: a livello europeo, secondo il Dipartimento americano di agricoltura (Usda), l’offerta di arance dei Paesi dell’Unione europea era prevista in calo del 10% rispetto alla campagna 2018-19.

Entrando nel merito dei prezzi, l’Istituto rilevava già nel primo trimestre della campagna 2019-20 – quindi quando l’Italia non era ancora interessata direttamente dal coronavirus  – un aumento del 5,5% del prezzo medio al dettaglio rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In quel periodo (ottobre-dicembre), complice il protrarsi delle alte temperature, i consumi delle arance erano molto contenuti. 

Ismea rilevava anche le vendite record del prodotto fuori stagione: durante l’estate 2019 erano aumentati i consumi di succhi e bevande a base di arance, a conferma della progressiva destagionalizzazione dei consumi. Il che spiega, ma solo in parte, come mai a maggio le arance siano ancora così ricercate.

A questo scenario che già faceva intuire prezzi al consumo più alti per tutta la stagione, non erano però ancora noti altri tre elementi che avrebbero contribuito a delineare i prezzi odierni. Nell’ordine: la corsa ad accaparrarsi la vitamina C; la carenza della manodopera; le difficoltà della Spagna in particolare, e dell’Europa più in generale.

Gli effetti dell’emergenza coronavirus

Secondo alcuni produttori, a determinare gli attuali prezzi delle arance sono stati, oltre alla contrazione della produzione agrumicola, gli effetti dell’emergenza coronavirus. Lo spiega Monica Solarino dell’azienda Bioagricola F.lli Solarino, che esordisce: “La mancanza di manodopera, unitamente all’incremento della richiesta di arance e alla scarsa produttività di quest’anno, hanno avuto inevitabili effetti sui prezzi, che sono aumentati anche e più del 24 per cento riportato dai quotidiani. L’emergenza coronavirus ha pesato parecchio”.

L’impennata dei consumi di arance come conseguenza diretta della pandemia è riconducibile alla notizia circolata – e poi smentita – che indicava la vitamina C come unico antidoto efficace contro l’infezione da Covid-19. E pertanto, nel dubbio che si trattasse o meno di una fake news, gli italiani si sono riversati nelle farmacie alla ricerca di integratori (divenuti introvabili) e nel reparto ortofrutta per acquistare, in quantità superiori rispetto alla media, agrumi in generale, e arance in particolare.

Infine l’aspetto che ha pesato e sta pesando di più, ossia quello della carenza di manodopera: “I braccianti dell’est Europa – spiega Solarino – fanno tipicamente più campagne in Italia: partono dalla Calabria, passano per  Campania e Puglia, fino ad arrivare in Sicilia, dove completano la stagione con la vendemmia, ma con l’emergenza sanitaria non sono arrivati, creando non pochi problemi in campo e negli stabilimenti“. Quest’anno poi, sempre causa pandemia e dunque mancanza di manodopera, non si è riusciti a far fronte (del tutto) con il prodotto spagnolo, il quale normalmente sopperisce alla carenza di prodotto italiano in questa stagione: “Anche la Spagna sta subendo pesantemente la carenza di manodopera – spiega Monica – e pertanto inizialmente è entrato prodotto dalla Grecia e dalla Turchia, ma poi anche loro hanno avuto lo stesso problema. E’ un’annata anomala per tutti, non ci sono più arance“.

Ma c’è il rischio che qualcuno se ne sia approfittato? Sembrerebbe di no, il problema è proprio la carenza di prodotto. Semmai, i rischi potrebbero essere altri: “Temo – conclude – che se non si sbloccherà la situazione della manodopera, gli stessi effetti si replicheranno sull’uva. Potrebbero esserci forti ripercussioni anche su questo prodotto”.

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