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Retail

Lidl Italia, investimenti per 1,5 miliardi e 6.000 assunzioni

Entro il 2030 obiettivo quota 1.000 store gestiti direttamente. Silvestri: “Siamo un brand affidabile per chiunque si interfacci con noi”

Chi è oggi Lidl Italia? Siamo un supermercato con un cuore discount”. È la definizione che Massimiliano Silvestri, presidente di Lidl Italia, ha utilizzato per sintetizzare la parabola di uno dei protagonisti della scena distributiva italiana, che quest’anno compie 30 anni dallo sbarco nel nostro paese con l’apertura del primo punto di vendita ad Arzignano in provincia di Vicenza.

Ha scelto Milano, Lidl, per presentare il suo piano di sviluppo dei prossimi tre anni, e gli spazi dell’IMB Studios, nel cuore più moderno del capoluogo lombardo. Dal 1992, come ha ricordato lo stesso Silvestri, Lidl è decisamente cambiata – negozi più belli e un assortimento meno spartano, pur non snaturando l’essenza che punta alla convenienza – e soprattutto convinto anche i più scettici, che non credevano che un format tedesco come quello dei discount potesse avere successo anche lungo lo Stivale. 

Quota 1.000 store entro il 2030

E invece i dati sono chiari: 700 negozi gestiti direttamente, che diventeranno 850 entro due anni, per toccare quota 1000 entro il 2030. Un numero di dipendenti che ha raggiunto le 20.000 persone, alle quali se ne aggiungeranno altre 6000 entro i prossimi 3 anni. 11 piattaforme logistiche, che diventeranno 12 quando si completeranno i lavori ad Assemini, in provincia di Cagliari. Infine un fatturato che, con la chiusura dell’anno fiscale a febbraio del 2022, ha visto una crescita del 6,9% con 5,9 miliardi di euro, 4,8 dei quali ottenuti con i prodotti a marchio, cuore pulsante dell’insegna come per tutti i discount e che anche in questo caso superano l’80% delle referenze complessive. Una crescita costante – Lidl ha aperto sino ad ora in media un negozio ogni due settimane – sostenuta dagli investimenti, che anche adesso, sino al 2024, ammonteranno a 1,5 miliardi.

Il peso Lidl nell’export dei prodotti agroalimentari italiani

Numeri, quelli di Lidl, che hanno un impatto non secondario non solo all’interno della Gdo italiana, ma anche sul sistema Italia. È quanto sostenuto da una ricerca condotta da Maurizio Dallocchio, professore di Corporate Finance presso SDA e Università Bocconi, e presentata durante l’evento. Lidl ha effetti sull’economia e il Pil, direttamente e indirettamente, per circa € 3,5 miliardi, il 13% del valore totale realizzato dai principali player della Gdo in Italia, che si traduce in termini occupazionali al 7% (91.000 occupati) sul totale di 1,3 milioni di addetti –  sempre sommando diretti, indiretti e indotti – presenti in Gdo in Italia.

Anche sul fronte dell’export le ricadute sulla filiera agroalimentare italiana sono importanti: Lidl ha esportato nel 2021 prodotti italiani all’interno dei suoi store nel mondo – potenzialmente 11.900 in 31 Paesi –  per un valore di 2 miliardi di euro e ha generato un fatturato medio in termini di export di 2 milioni di euro per ogni fornitore.

Gli obiettivi sostenibili

Non poteva mancare, naturalmente, più di un accenno al tema della sostenibilità, centrale ache le strategie di Lidl. Entro il 2030 c’è l’obiettivo della decarbonizzazione dei trasporti e, sempre entro lo stesso anno, la riduzione del 48% delle emissioni da Scope 1 (emissioni dirette generate dall’azienda) e Scope 2 (emissioni indirette generate dall’energia acquistata e consumata). Continueranno gli investimenti sui trasporti – ad oggi il 30% dei mezzi è alimentato da combustibili sostenibili – e sulla riduzione degli sprechi attraverso la collaborazione con il Banco Alimentare, che sino ad ora ha permesso di raccogliere e donare oltre 26.000 tonnellate di merce, circa 52 milioni di pasti. 

Che impressione vuole trasmettere il marchio Lidl? – ha concluso il presidente, Massimiliano Silvestri – “Siamo un brand affidabile per chiunque si interfacci con noi. Clienti, fornitori e collaboratori”.

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