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Piccoli Frutti

Leonardi (Sant’Orsola): “Vi racconto il valore dei piccoli frutti italiani”

E per la primavera una nuova etichetta con anno di fondazione della Cooperativa e riferimento a italianità e sostenibilità

La produzione, le caratteristiche gustative, il residuo zero, il packaging, la comunicazione. L’intervista di myfruit.it a Nicola Leonardi, direttore commerciale della cooperativa Sant’Orsola, scatta una panoramica a 360 gradi sul mondo dei piccoli frutti.

In quante regioni sono i produttori di Sant’Orsola e come si sta evolvendo la base produttiva?

I produttori della Sant’Orsola sono distribuiti in sette regioni italiane: Trentino, Alto Adige, Veneto, Lombardia, Marche, Calabria, Sicilia per un totale di circa 500 ettari coltivati tra mirtilli, lamponi, more, ciliegie, ribes e fragole. Il 60% della produzione è in Trentino, ma il sud Italia, soprattutto con la Sicilia, è in crescita il che ci permette di garantire prodotto italiano, come il lampone, per quasi 12 mesi l’anno e il mirtillo da marzo a settembre.

Sant’Orsola ha sempre puntato sulla qualità gustative del prodotto: è una strategia che viene ripagata da buyer e consumatori? In che termini quando spesso ci si deve scontrare con prodotto di importazione a prezzi inferiori?

Le grandi catene distributive hanno una predilezione per i frutti italiani – che presentano mediamente caratteristiche gustative superiori a quelli d’importazione – e riconoscono questo valore. Avere la possibilità di garantire un ampio calendario di offerta italiana ci permette di dialogare al meglio con i nostri migliori clienti sia della grande diastribuzione organizzata, sia nei mercati ortofrutticoli di tutta Italia.

Solo Residuo zero o vi state concentrando anche su altri segmenti?

Al momento la strategia della cooperativa è dedicata esclusivamente al prodotto tradizionale e Residuo zero. Quest’ultimo è un progetto che impegna in maniera importante l’intera filiera della Sant’Orsola con i soci di tutta Italia. Siamo giunti al quarto anno con ottimi risultati nei clienti della Gdo e nei mercati nazionali che riconoscono il progetto e ci aiutano a veicolarne i valori.

Packaging: quali sono le innovazioni di cui il mercato avrebbe bisogno? C’è futuro per il termosaldato in Italia?

Utilizziamo molto il termosaldato per le confezioni miste o alcuni progetti speciali con confezioni in carta il che consente un utilizzo decisamente minore di plastica. Vediamo che il cliente e il consumatore apprezzano e puntiamo a investire in questo senso avendo ben chiaro che il termosaldato comporta pesanti investimenti e una minore flessibilità produttiva.

Le innovazioni sul packaging devono sempre avere ben chiara la gestione della raccolta in campagna per evitare inutili sprechi e costi e devono garantire la corretta visibilità del prodotto al cliente finale, dal momento che i frutti si gustano prima con gli occhi e poi con la bocca.

Formati: prevedete un aumento del peso dei cestini nel prossimo futuro, spostandovi dal 125 grammi?

Nel 2023 il 35% del mirtillo della Sant’Orsola è stato venduto in confezioni di formato diverso dal 125 grammi e l’8% del totale delle vendite sono state sviluppate con referenze miste ad alto impatto di servizio.

Per approcciare al meglio queste richieste del mercato riusciamo ad avere una raccolta alla rinfusa del mirtillo che arriva a circa il 90% del totale prodotto tra le regioni del sud e nord Italia e organizziamo la raccolta in campagna direttamente con formati differenti dal 125 grammi. Questo metodo di lavoro ci permette di limitare gli sprechi e i travasi, tutelando al meglio la qualità della merce.

Sant’Orsola è un brand che ha molto investito in comunicazione. Come giudicate i risultati raggiunti e quali sono le vostre strategie future?

I risultati sono incoraggianti considerando che riceviamo quotidianamente richieste da parte di consumatori in tutta Italia che conoscono la nostra frutta e vogliono affidarsi al nostro marchio per la loro spesa. Per la primavera 2024 abbiamo in progetto di rinnovare la nostra etichetta inserendo alcuni elementi come l’anno di fondazione della Cooperativa, comunicando al meglio l’italianità del prodotto e indicando un riferimento relativo alla sostenibilità delle nostre confezioni in plastica Rpet.

Comunicazione in reparto: si può fare di più?

La comunicazione in reparto è un’ottima possibilità che abbiamo a disposizione e sicuramente investiremo in questo senso grazie al rapporto con alcune delle migliori catene distributive con cui collaboriamo. I nostri frutti hanno tanto da raccontare per potersi far apprezzare al meglio.

Si può e si deve fare di più, starà a noi riuscire a coinvolgere la nostra clientela e proporre progetti interessanti.

Sul numero di oggi di Italian Berry è disponibile il commento di Nicola Leonardi ai dati di Italian Berry – GFK sui consumi delle famiglie italiane aggiornati al 31 dicembre 2023.

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