Rimettere il castagno al centro di una politica forestale che consideri davvero la montagna come una risorsa strategica: questo in sintesi il valore delle proposte presentate da Slow Food Italia e dalla Rete Slow Food dei castanicoltori agli Stati generali della castanicoltura, che si sono tenuti lo scorso weekend a Castanea expo 2025 a Firenze.
"Il castagno non è solo un albero: è un simbolo di resilienza e convivenza tra uomo e natura, un presidio contro l’abbandono, un potenziale alleato nella transizione ecologica. Per questo, oltre che renderlo nuovamente protagonista del futuro della montagna, è necessario tornare a raccontarlo, con la forza culturale e politica che merita. Perché perdere il castagno significherebbe perdere un pezzo della nostra identità collettiva e l’occasione di rinascita per la montagna", ha sottolineato Federico Varazi, vicepresidente di Slow Food Italia intervenuto agli Stati generali.
Per questo Slow Food sostiene con convinzione l’avvio di un piano strategico nazionale per una castanicoltura capace di proteggere realmente un patrimonio che dovremmo rivendicare con più coraggio, a favore della rigenerazione dei sistemi tradizionali. Tra le sei proposte presentate al Masaf, la realizzazione di un censimento del castagneto su tutto il territorio italiano, che consenta di portare solide istanze sui tavoli della politica europea, e la necessità di puntare al riconoscimento dei servizi ecosistemici della castanicoltura tradizionale.
"Per la Rete Slow Food dei castanicoltori la partecipazione a Castanea expo ha costituito un’importante occasione di confronto e di scambio favorendo il rafforzamento di relazioni esistenti e la creazione di nuovi legami con altre associazioni e con le istituzioni presenti, come il Masaf, EuroCastanea, e Associazione Città del castagno", ha evidenziato Rosaria Olevano, referente della Rete Slow Food dei castanicoltori.
La Rete ha avuto anche modo di condividere il documento Farina Slow, che valorizza il metodo di essiccazione a fuoco lento negli essiccatoi e la macinatura a pietra, che non solo conferisce al prodotto finale profumi e sentori unici, ma rappresenta un valore identitario, testimonianza di impianti produttivi tradizionali perfettamente integrati nel contesto ambientale e paesaggistico.
La Rete e il progetto filmico Lacustode.it
La Rete Slow Food dei castanicoltori, attiva dal 2021, unisce comunità, produttori, ricercatori, trasformatori, appassionati e cuochi mettendo al centro la rigenerazione delle Terre Alte. Attraverso la diffusione della castanicoltura tradizionale, la Rete cerca di definire azioni comuni per salvaguardare e riqualificare una risorsa che può tornare a essere strategica, offrendo nuove opportunità di sviluppo per i territori appenninici e alpini.
Tra gli obiettivi indicati nel Manifesto della Rete Slow Food dei castanicoltori vi sono la tutela delle varietà locali e delle tecniche tradizionali di coltivazione, insieme alla promozione di una gestione sostenibile dei castagneti e alla valorizzazione della loro architettura rurale.
Le storie dei protagonisti della Rete sono narrate dalle loro stesse voci nel progetto de La Custode, la mappa filmica dei castagneti, una proposta di Small boss production, realizzata in collaborazione con la Rete Slow Food dei castanicoltori e finanziata dall’Unione europea – Next generation Eu: un'esperienza immersiva tra i racconti di chi ogni giorno si impegna per tutelare i boschi, le biodiversità locali e le pratiche tradizionali.
Fonte: Slow Food