Venerdì 3 ottobre 2025 il sindacato di base SiCobas ha indetto uno sciopero generale che coinvolge direttamente la logistica, il trasporto merci e il settore ferroviario. La mobilitazione potrebbe avere effetti significativi sulla catena di approvvigionamento, con possibili rallentamenti e interruzioni nelle attività di stoccaggio, distribuzione e trasporto.
La protesta si inserisce in un contesto più ampio, con al centro il tema del genocidio di Gaza, e include il blocco del materiale bellico diretto verso Israele come una delle motivazioni chiave. Lo sciopero generale, quindi, non riguarda solo rivendicazioni lavorative ma anche questioni di natura sociale e politica, riflettendo un sentimento diffuso di opposizione alle attuali politiche internazionali e alla guerra.
Fermi i porti tra scioperi e manifestazioni
Lo sciopero, che coinvolge il personale di magazzini, trasporti e porti, rischia di causare disagi nelle consegne e nella movimentazione delle merci. I blocchi previsti nei principali porti italiani potrebbero rallentare l’importazione e l’esportazione di prodotti, soprattutto in un momento in cui la domanda resta alta e la tempestività è fondamentale.
Già il 22 settembre scorso ci furono vari disagi: alcuni terminal portuali subirono fermi e rallentamenti a causa di scioperi promossi da altre sigle sindacali di base, evidenziando un clima di protesta che potrebbe ripetersi o addirittura intensificarsi nei prossimi giorni. I porti italiani si confermano così un punto nevralgico delle mobilitazioni, anche in vista della manifestazione nazionale convocata a Roma il 4 ottobre.
L'agitazione durerà 24 ore tra il 2 e il 3 ottobre, come confermato dalla ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e coinvolgerà anche il trasporto passeggeri, quello ferroviario in particolare.
Intanto, a Livorno...
In attesa dello sciopero di venerdì, al porto di Livorno è in atto la protesta Fuori le navi israeliane. La nave portacontainer israeliana Zim Virginia è bloccata in rada, mentre i lavoratori portuali si sono mobilitati contro il suo attracco. Azioni di protesta simili ci sono state anche a Genova e a Ravenna: ora la contestazione si estende al porto toscano con un presidio che chiede di non lavorare per la guerra.
I manifestanti, molti dei quali portuali con lunga esperienza, rifiutano di operare sulle navi israeliane, anche se questa imbarcazione trasporta merci civili e non militari: questa mobilitazione si inserisce in un più ampio movimento europeo di lavoratori portuali contro il coinvolgimento nelle operazioni di guerra, accompagnato da tensioni crescenti tra sindacati e istituzioni locali.
Le autorità, con prefettura e sindaci coinvolti, stanno cercando un dialogo per evitare l’escalation, ma i portuali chiedono un intervento nazionale chiaro sul cessate il fuoco e sull’embargo a Israele.