Una giornata di caos per la logistica italiana. Oggi 22 settembre l’Italia è stata attraversata da uno sciopero generale che ha coinvolto numerosi settori, con particolare impatto sul sistema dei trasporti e, in modo rilevante, sul trasporto merci.
L’agitazione è stata indetta da diverse sigle sindacati e si colloca all’interno di un’azione di solidarietà nei confronti della popolazione palestinese e a sostegno della missione internazionale Global Sumud Flotilla. Si tratta di una mobilitazione che ha un respiro politico e sociale, ma che avrà conseguenze dirette anche su infrastrutture chiave per l’economia nazionale.
Merci nel caos
Lo sciopero colpisce in modo coordinato il settore ferroviario, i porti, la logistica e parte del trasporto pubblico locale, escludendo però il trasporto aereo, per decisione della Commissione di garanzia. Questo significa che gran parte delle merci in movimento via treno e via nave in queste ore subiranno o hanno già subito rallentamenti, blocchi o cancellazioni.
Per quanto riguarda il trasporto ferroviario merci, lo sciopero è iniziato alle ore 21.00 del 21 settembre e proseguirà fino alle 21.00 del 22. La logistica privata è anch’essa coinvolta da una mobilitazione della durata di 24 ore, con modalità organizzative che variano a seconda del territorio. Il settore ferroviario passeggeri prevede fasce di garanzia (6.00-9.00 e 18.00-21.00), ma queste non si applicano alle merci, lasciando scoperti i collegamenti strategici.
Italia in tilt
Il settore portuale risulta uno dei più colpiti. Un blocco totale delle attività si è verificato in scali fondamentali come Genova, Livorno, Trieste, Napoli, Ancona, Civitavecchia, Salerno e Marina di Carrara. I lavoratori portuali hanno annunciato presidi ai varchi per impedire fisicamente il transito delle merci, aggravando la situazione nei terminal container e negli scambi intermodali. Questi stop comportano l’interruzione di operazioni di carico e scarico, dogana, movimentazione interna e collegamenti con il trasporto su gomma e rotaia.
Alla già complessa situazione si è aggiunta il blocco dell’autostrada A1 a Bologna, nel tratto tra Borgo Panigale e Casalecchio, dove manifestanti e lavoratori hanno occupato la carreggiata con striscioni e presidi. Il traffico merci su gomma risulta quindi fortemente rallentato, con deviazioni forzate e code chilometriche. Questo snodo è cruciale per i collegamenti nord-sud e per la distribuzione regionale in Emilia Romagna.
Gli effetti sul sistema del trasporto merci sono rilevanti. Le catene di approvvigionamento rischiano di subire forti ritardi, in particolare per le merci destinate alla grande distribuzione, al settore industriale e a quello farmaceutico. L’impossibilità di far transitare merci nei porti comporta accumuli nei magazzini e nei terminal, mentre la paralisi del traffico ferroviario merci priva il sistema logistico nazionale di uno dei suoi principali canali di trasporto terrestre a lungo raggio.
Inoltre, l’aumento del ricorso al trasporto su gomma, dove possibile, può generare congestione sulle strade e far lievitare i costi logistici, in un contesto già segnato da margini sempre più risicati per le imprese. I prodotti deperibili, come alimenti freschi, fiori o medicinali, sono tra i più a rischio, in quanto i tempi di consegna sono strettamente legati alla conservazione. Le piccole e medie imprese, prive di ampi magazzini o di strategie di rifornimento diversificate, risultano essere le più penalizzate.
Le conseguenze
Le conseguenze dello sciopero non si esauriranno nella giornata del 22. Anche una volta terminata l’agitazione, è prevedibile un effetto a catena sulle giornate successive. La ripresa delle attività nei porti e nei nodi ferroviari richiederà tempo per smaltire l’arretrato accumulato, e ciò potrebbe generare un congestionamento che andrà a colpire l’intero ecosistema logistico. Ritardi, penali contrattuali, perdita di commesse e aumento dei costi di trasporto sono tra gli effetti secondari che molte imprese si troveranno a dover gestire.
Lo sciopero del 22 settembre si colloca in un contesto più ampio di tensioni sindacali e geopolitiche. In Italia, il settore della logistica e dei trasporti è già stato in passato teatro di proteste significative, spesso legate a condizioni di lavoro difficili e alla richiesta di maggiori tutele.
Questa mobilitazione si inserisce in quel solco, ma assume anche una dimensione politica e internazionale. Il coinvolgimento massiccio dei lavoratori dei trasporti sottolinea ancora una volta quanto sia fragile l’equilibrio su cui si regge il sistema logistico italiano.