Allo scoccare del nuovo anno, Michael Schotten si pone alcuni interessanti interrogativi sulle pagine di Fruchthandel Magazin: dal punto di vista del settore ortofrutticolo, è meglio essere ottimisti o meno fiduciosi per il futuro? Oppure, in vista delle numerose sfide e degli ostacoli che ci attendono, preferireste accontentarvi di una comodo compromesso?
I tedeschi sono noti per la loro inclinazione al pessimismo. Questo, per avere dichiarato immediatamente lo stato di emergenza se gli obiettivi di crescita venivano mancati anche di poco. Molti altri Paesi avrebbero voluto avere questo tipo di problemi.
Oggi le cose sembrano diverse, spiega Schotten, perché l'ex motore di crescita dell'Ue ha iniziato a singhiozzare. E, come sappiamo, al momento non sta andando molto lontano con la sola energia elettrica.
Gli ultimi dati dell'Economic Outlook dell'Ocse parlano chiaro: l'anno prossimo tra le principali economie quella tedesca crescerà più lentamente. Il prodotto interno lordo dovrebbe aumentare solo dello 0,7%, mentre la zona euro dovrebbe crescere dell'1,3% e gli Stati Uniti addirittura del 2,4%.
I problemi di vendita nei settori chiave e una politica fiscale che scoraggia gli investimenti sono citati come le principali debolezze nel rapporto dell'Ocse. Non è affatto una crisi economica a creare i problemi.
Si tratta di una crisi strutturale tangibile e molto pericolosa. Tuttavia, anche il capo della Bundesbank, Joachim Nagel, che di recente ha criticato aspramente questa situazione in un'intervista al Financial Times, è stato incoraggiante: la Germania in passato è sempre stata in grado di cambiare quando ha sofferto.
"Stiamo soffrendo in molti settori dell'economia, dall'industria automobilistica al settore agricolo, per citare solo due esempi - scrive il giornalista di Fruchthandel - Entrambi i comparti hanno in comune il fatto che da anni stanno subendo un processo di fondamentale trasformazione, fortemente spinto dai politici. Ciò che li accomuna è anche la pressione sempre più forte sui costi. Sono stati scelti da Bruxelles come settori centrali nell'ambito del Green Deal europeo, come progetti di prestigio da utilizzare anche per una buona campagna elettorale".
Eppure, dichiarazioni come: “Possiamo farcela entro il 2030” o “Possiamo riuscirci entro il 2050” sono ormai sempre più rare. Il wishful thinking ha fallito di fronte alla realtà.
Paradiso ecologico vs cimitero economico
Per tornare alla domanda iniziale, il coraggio e il cambiamento richiedono sempre un atteggiamento positivo. Tuttavia, ciò richiede anche un quadro normativo politico adeguato, che dia spazio di manovra alle aziende e alle persone del Paese, invece di limitarle continuamente.
Schotten ricorda di avere partecipato di recente a un evento specialistico in Belgio, drante il quale il ministro dell'Agricoltura fiammingo, Jo Brouns, ha mosso alcune critiche. Rivolgendosi a Bruxelles, infatti, ha detto che l'obiettivo di un “paradiso ecologico” è inutile se si traduce in un “cimitero economico”.
Ciò che è importante in questo caso è non l'obiettivo che viene dichiarato, ma il modo frettoloso di arrivarci. Se noi del settore ortofrutticolo possiamo augurarci qualcosa per il prossimo anno, non è solo la tanto attesa ripresa dei consumi e dell'economia, ma anche che i politici mostrino un maggiore senso della realtà in questo senso. E che recuperino la fiducia perduta. Non con vaghe promesse, ma con azioni concrete.