09 gennaio 2013

il 30% delle vendite di ortofrutta nella moderna distribuzione è a marchio privato

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Le marche private, le cosiddette private label, della grande distribuzione, che ruolo hanno assunto nello sviluppo dei distretti, delle filiere e dei prodotti DOP/IGP? Italia Oggi, intervistando Roberto Della Casa, professore ordinario di marketing dei prodotti agroalimentari e di gestione delle imprese agroalimentari dell'università di Bologna, anticipa alcuni dei temi di un’indagine condotta monitorando le dinamiche del mondo retail e delle imprese agroalimentari attive in 50 circoscrizioni economiche territoriali che verrà illustrata dal professore durante il convegno inaugurale di Marca (Bologna, 16-17 gennaio).
Nel futuro delle imprese agricole Della Casa vede una crescita legata soprattutto alle vendite attraverso la distribuzione moderna e all’export affinché il mercato interno non cada nel problema delle sovrapproduzioni che hanno l’effetto di ridurre le quotazioni delle derrate agricole.

Nonostante, quindi, la distribuzione moderna provenga da uno dei peggiori anni quanto a volumi, fatturati e margini (si veda anche l’ultimo rapporto sulla distribuzione e i consumi pubblicato da Coop), non sembra esserci altra via che quella della Do e Gdo per valorizzare le produzioni agricole italiane: rappresentano, infatti, un canale di vendita che negli ultimi 10 anni ha eroso sempre più quote di mercato al dettaglio tradizionale un po’ in tutte le merceologie alimentari. A partire dall’ortofrutta, interessata da una sempre maggiore deprofessionalizzazione delle vendite nel settore tradizionale.
I prodotti a marchio privato nel largo consumo confezionato hanno raggiunto il 17% della quota di mercato e raddoppiano nel fresco e freschissimo: Della Casa cita il caso dell’ortofrutta, dove le vendite delle marche commerciali hanno raggiunto il 30% del totale venduto a valore, con picchi fino al 64% nel caso delle insalate della IV gamma.

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