Logistica e Trasporti

09 luglio 2025

Logistica, sequestrati 43 milioni a Rhenus

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Un nuovo capitolo si aggiunge alle indagini della procura di Milano sui meccanismi opachi nel settore della logistica. Il Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza, su disposizione dei pm Paolo Storari e Valentina Mondovì, ha sequestrato 43 milioni alla Rhenus Logistics, colosso internazionale della logistica e dei trasporti. 

Al centro dell’indagine c’è ancora una volta il fenomeno dei cosiddetti serbatoi di manodopera: un sistema illegale costruito attorno a contratti d’appalto solo formalmente validi, ma che di fatto nasconderebbero una somministrazione irregolare di lavoratori. Il meccanismo alle spalle della frode segue il solito cliché: l’uso di cooperative e società filtro che fornivano manodopera a condizioni favorevoli per l’azienda capofila, ma a costo di violazioni fiscali e contributive.

Rhenus in sintesi

Rhenus Logistics è una delle principali aziende europee nel settore della logistica integrata, attiva in più di 40 Paesi. I suoi ambiti operativi coprono una vasta gamma di servizi, tra cui trasporto su strada, ferrovia, mare e aereo, con soluzioni multimodali, logistica contract e gestione dei magazzini, supply chain management e outsourcing logistico, logistica industriale e servizi doganali e operazioni di sdoganamento internazionale.

In Italia, Rhenus è anche presente con numerose piattaforme logistiche, che servono sia la Gdo che grandi marchi del retail. L'ortofrutta è un segmento in cui l'azienda opera da sempre. L'Italia è infatti un Paese strategico per Rhenus Group, che conta un numero totale di 41mila dipendenti presenti in 1.330 località, con 110 anni di esperienza.

Appalti simulati e cooperative a perdere

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, tra il 2019 e il 2024 Rhenus avrebbe messo in piedi, attraverso i suoi fornitori di servizi, un sistema di fatture per operazioni inesistenti, con l'obiettivo di abbattere i costi fiscali e previdenziali, soprattutto l’Iva. A emetterle erano società appaltatrici che formalmente stipulavano contratti, ma in realtà coprivano la somministrazione diretta di manodopera. Tre le figure indagate due professionisti responsabili delle dichiarazioni Iva e la stessa società.

Il sistema prevedeva una catena di appalti e subappalti che nascondeva il rapporto diretto tra il lavoratore e l’azienda cliente. Le cooperative, spesso temporanee, venivano fatte ruotare nel tempo: fornivano operai, ma evadevano sistematicamente l’Iva e manipolavano le buste paga, con il risultato di un abbattimento dei contributi e della base imponibile.

La transumanza dei lavoratori e l’erosione dei diritti

Uno degli aspetti più critici evidenziati dai magistrati è il fenomeno della transumanza dei lavoratori: su 6.590 operai monitorati nel periodo in esame, 695 sono passati da una cooperativa all’altra, 20 addirittura tra quattro differenti aziende. Una mobilità forzata e artificiale, creata per nascondere il lavoro continuativo svolto per la stessa azienda cliente e aggirare le regole sulla somministrazione di manodopera.

Il sistema ha portato a un evidente disaccoppiamento organizzativo, secondo quanto descritto dai pm: da una parte la struttura formale, conforme alle regole, dall’altra una rete informale che agisce fuori dalla legalità. Il rischio, secondo gli inquirenti, è la normalizzazione della devianza nei modelli aziendali della logistica.

Un danno erariale e sociale

Il fenomeno, come più volte riportato da myfruit.it, non è isolato. Le numerose inchieste condotte dalla procura milanese hanno già portato al recupero di 612 milioni per l’erario e alla regolarizzazione di 49mila operai. Una cifra che fotografa la portata del problema in un settore strategico per l’economia italiana e per l’intera filiera agroalimentare, logistica compresa.

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