È partita da circa una decina di giorni la stagione della Patata della Sila Igp che ha già cominciato a fare capolino nelle catene della Gdo. “Stiamo completando gli inserimenti dei clienti storici. Dalla settimana prossima, sarà presente un po' dappertutto”, conferma a myfruit.it Albino Carli, direttore del Consorzio dei produttori di patate associati che conta quasi cento soci, tra diretti e indiretti.
Il mercato: forte la pressione estera ma l'Igp tiene
L’arrivo della Patata della Sila Igp avviene in un momento in cui sul mercato c’è una forte pressione del prodotto estero. In particolare, a spingere è la Francia, alle prese con una abbondante produzione. A causa di ciò, le quotazioni proposte si mantengono basse.
“Il mercato delle patate quest’anno è un po' diverso, ma la Patata della Sila si stacca da queste dinamiche – spiega Carli – Ormai è un prodotto molto riconoscibile a cui il consumatore attribuisce un forte valore identitario, imprenditoriale, di tracciabilità e qualità. Riesce pertanto a differenziarsi dai classici tuberi”.
Rese basse, ma ottima qualità
Per il prodotto Igp, le quotazioni sono in lieve calo rispetto all’anno scorso, ma comunque tengono. E probabilmente continueranno a farlo anche in considerazione di una produzione non troppo abbondante. “Ormai da tre anni, i quantitativi si mantengono al di sotto della media – aggiunge Carli - È l’effetto dei problemi climatici che si confermano anche quest’anno e che si stanno ormai trasformando in delle costanti”.
A rese non troppo elevate, fa da contraltare una ottima qualità. “Questo ci lascia ben sperare in una conservazione di lungo periodo”. Con un avvio della campagna positivo, nonostante le condizioni di contorno, la speranza è che, nel proseguo delle settimane, le condizioni di mercato si normalizzino anche per le produzioni non certificate: “Ci auguriamo che si vada verso un equilibrio diverso, senza questa pressione estera”.

Le attività di comunicazione
Nel frattempo, il Consorzio prosegue anche le sue attività sul fronte della comunicazione. “Anche quest’anno sono previste una serie di iniziative. Il nostro obiettivo è esaltare le caratteristiche del prodotto in un panorama commerciale in cui è anche difficile distinguere tra le varietà”.
La patata della Sila Igp è una patata di alta montagna, coltivata a un’altitudine di 1.300 metri, elemento che le conferisce particolari caratteristiche organolettiche. “A questo - osserva - aggiungiamo il valore del territorio: un immenso altopiano dove insiste anche un parco nazionale, dove ci sono delle condizioni di salubrità dell’aria e dell’acqua uniche nel panorama europeo. Sono tutti valori aggiunti su cui puntiamo e che il consumatore, in questi anni, ha dimostrato di apprezzare”.

Le patate dolci: un mercato in crescita
Il Consorzio dei produttori di patate associati ha, di recente, cercato di accrescere e differenziare la propria presenza sul mercato anche attraverso la valorizzazione delle patate dolci: un prodotto non ancora molto diffuso sulle tavole degli italiani che viene coltivato soprattutto nel sud Italia e, in modo particolare, in Calabria. “È una referenza interessante anche dal punto di vista nutrizionale: ha ottime proprietà salutari e basso indice glicemico. Per questo è apprezzata anche dagli sportivi”.
Per Carli, nel tempo, l’interesse del grande pubblico verso questo tipo di prodotto è cresciuto regalando non poche soddisfazioni. “Stiamo cercando di aumentarne la diffusione proponendolo anche in vari formati, sia sfuso che in confezioni da 800 grammi o vassoi piccoli, accessibili a tutti. È un prodotto che può dare risposte importanti sia alla parte produttiva che al resto della filiera”.
Gli aspetti da tenere in considerazione sono diversi. “È un prodotto che ha delle difficoltà gestionali post-raccolta e che ha bisogno di processi di conservazione specifici, ma siamo riusciti a inserirlo in tutte le catene e, per il prossimo anno, speriamo di potenziare ancora di più questa referenza”.
Uno sguardo al futuro
Le difficoltà, sia sul fronte produttivo che di mercato, purtroppo non mancano ma la strada da seguire è ben tracciata. “Oggi, la sfida maggiore per i produttori è riuscire a adeguarsi al meglio ai cambiamenti climatici e alle limitazioni imposte dall’Unione europea, elementi che mettono in difficoltà tutto il sistema produttivo italiano”.
Se, negli anni passati, l’Italia importava circa il 35% di prodotto, oggi sfiora il 50%. “Questi problemi scoraggiano talvolta i produttori nel proseguire con la coltivazione”, evidenzia Carli. Ma il lavoro del Consorzio prosegue con entusiasmo.
“Per organizzazioni come la nostra, l’obiettivo è valorizzare le produzioni nazionali e le Igp, puntare sempre all’alta qualità e a un elevato standard servizio, rispondendo così alle esigenze dei consumatori”.