Aziende e Persone

12 giugno 2025

Ciliegie: l'isola felice di Alegra

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"Un anno da incorniciare e anche la campagna precedente è andata bene". "Giusto".

Siamo a Vignola (Modena) e questo è lo scampolo di una conversazione tra due imprenditori agricoli intercettata durante la visita ad un cereseto nel primo Cherry Day organizzato dal Gruppo Alegra. La conferma dei dati e dello scenario presentato dai vertici del Gruppo nel magazzino di Castelfranco Emilia: 25.000 quintali di prodotto per quello che gli italiani mettono al terzo posto nella classifica di gradimento dei frutti. 

Le ciliegie si vendono,  senza giacenza con il prodotto che viene spedito  appena lavorato, e con un buon margine. Non è il frutto della sfortuna di altri areali, oltre i problemi in Puglia e Spagna le devastanti gelate in Grecia e Turchia, ma l'esito di un lungo lavoro di cura.  Gli investimenti nella protezione degli impianti permette, infatti, di salvare la campagna anche quando c'è troppa pioggia e troppi eventi estremi.  Il cambiamento climatico. 

Il successo del modello cooperativo 

Ci sono i dati snocciolati da Pier Giorgio Lenzarini, presidente Alegra ma anche cerasicoltore come si legge nella sua presentazione, ma anche la forza del modello emiliano. Più un'analisi sociologica che economica, ma il business è l'esito di un secolo di cooperazione che permette di moltiplicare il valore del contributo del singolo produttore. "Hanno visto bene i nostri nonni"

"Alegra riunisce diverse realtà cooperative tra cui Valfrutta e Brio, specializzata nel biologico. Siamo una filiera cooperativa completa: partiamo dai terreni dei nostri 3.800 soci, conferiamo i prodotti, li lavoriamo nei nostri stabilimenti e li commercializziamo direttamente - sottolinea il presidente -  Alcune delle nostre cooperative risalgono addirittura alla fine dell’Ottocento: i nostri nonni avevano già capito che unirsi significa fare il bene di tutti".

"Le nostre aziende vanno da 1 a 20 ettari coltivati a ciliegio: anche la nostra realtà più grande non potrebbe mai realizzare, da sola, quello che riusciamo a fare insieme. Abbiamo come riferimento una superficie complessiva di oltre 400 ettari". L'unione fa la forza. 

Non sono mancate le polemiche, sottolineate dai media generalisti, delle ciliegie a 23 euro il chilo. "Vorrei lanciare un messaggio in risposta alle polemiche ricorrenti: a gennaio e febbraio si parla di zucchine costose, a maggio tocca alle ciliegie. Ma non c’è speculazione: non ci sono passaggi intermedi perché sono siamo noi a portare le ciliegie fino al punto vendita - sottolinea il presidente Lenzarini - Il prodotto, dalla pianta allo scaffale, non subisce ricarichi, ma comporta dei costi: va raccolto, trasportato, lavorato in stabilimento, c'è un cestino da acquistare, poi viene caricato su un altro camion fino alla destinazione finale. Ogni operazione si traduce in una spesa. La ciliegia è tra i frutti che richiede il maggior numero di ore di lavoro". 

Una cura materna è la ricetta per valorizzare le ciliegie 

Cristian Moretti, direttore generale Agrintesa sottolinea l'impatto occupazione positivo per il territorio. "Ogni stagione movimentiamo tra i 25 e i 30 mila quintali di ciliegie. Lavorano con noi nello stabilimento 300 persone, con turni dalle 8 del mattino fino alle 10 di sera, più tutti quelli impegnati nella raccolta. L’impatto occupazionale è significativo. La ciliegia è un frutto che dà soddisfazione, ma è anche delicato: ha una vita breve e non può essere raccolto con superficialità. È necessaria una coltivazione attenta, e sono proprio la cura, la qualità del terreno e del clima a rendere la ciliegia di Vignola un'eccellenza riconosciuta, una Igp che funziona in un contesto nazionale di Ig molto fragile". 

"La comunicazione, il marketing e la politica commerciale sono stati portati avanti con successo grazie al lavoro della nostra squadra - ripete Moretti -  che è riuscita a garantire la presenza nei punti vendita. Le ciliegie di Vignola si distinguono per dimensione e per il colore rosso scuro, frutto di una raccolta effettuata al giusto punto di maturazione, vicino al momento ideale del consumo. Non riusciamo a esportarle perché troppo fragili, ma arrivano sul banco pronte, scure, dolci, croccanti". 

La difficile convivenza con il cambiamento climatico 

"I nostri impianti sembrano dei giardini. Con il cambiamento climatico, però, dobbiamo fare i conti con gelate e piogge: per questo oltre il 40% dei nostri ceraseti è protetto con teli antipioggia e ventole antibrina".

"Investiamo molto nella ricerca varietale, orientata su frutti grandi e scuri: le varietà rosse più piccole ormai non si coltivano più. Contiamo su decine di agronomi e su campi sperimentali. Dal 2016 disponiamo di una linea di calibrazione e selezione: oggi senza questa linea non riusciremmo a qualificare il prodotto e la manodopera non basterebbe".

Il macchinario, Cherry Vision di Unitec,  lo abbiamo visto in azione durante la visita nello stabilimento. Seleziona le ciliegie migliori. scarta il prodotto non buono anche ad occhio umano ma soprattutto individua i "falsi amici"  ovvero quelle ciliegie apparentemente di buon aspetto ma che che presentano, per esempio, una piccola puntura della Drosophila e sono, quindi, scarto. Sui cestini deve finire solo frutta buona. 

Si è perfetti? Non è possibile, ma il consumatore se scatta una foto e i dati stampati nella confezione riceve un cestino sostitutivo. Si chiama customer care ed è una tecnica relazionale che permette di conservare la fiducia del consumatore. Non solo ascolto, ma anche risarcimento. 

Il modello emiliano studiato nelle altre regioni 

Moretti concluse ricordando che "i nostri campi sono aperti anche a coltivatori che non producono ciliegie: abbiamo ricevuto visite dai soci di Agrintesa provenienti da Piemonte e Calabria" Un modello che si può replicare o adattare.  "Vedo difficoltà in altre zone, ma in Emilia-Romagna c’è margine per crescere. Oggi la concorrenza viene da Turchia e Grecia, che propongono una ciliegia intermedia, competitiva sul prezzo. Noi non esportiamo più in Germania, ma offriamo un prodotto diverso, con un altro posizionamento e un altro prezzo". Una scelta di campo, non compromettere la qualità perché bisogna esportare per forza. 

Il mercato è in subbuglio, ma lo è soprattutto per gli altri

Enrico Bucchi, direttore generale Valfrutta, vede le difficoltà degli altri ma preferisce sottolineare le buone pratiche emiliano romagnole. "Il nostro successo è frutto di lungimiranza negli investimenti: nella difesa delle piante, nell’irrigazione, nella cura del dettaglio lungo tutta la filiera, dal campo al punto vendita.  Quest’anno Turchia e Grecia sono state colpite da gelate devastanti, così come il sud Italia e alcune zone della Spagna. In questo contesto, siamo riusciti ad avvantaggiarci: non abbiamo giacenze in magazzino, e solo in questi giorni siamo riusciti a trattenere brevemente il prodotto in cella, ma entro 48 ore le ciliegie sono già sui banchi, guadagnando in freschezza" e naturalmente c'è un ritorno nelle quotazioni. 

Cura e attenzione ma non ci si improvvisa. "Vignola può vantare 15 anni di riconoscimento Igp e un consorzio di tutela attivo da decenni. Il prodotto è molto apprezzato nel mercato del Nord e in Toscana. Lo scorso anno siamo stati colpiti da piogge frequenti, ma grazie alle coperture i volumi non sono calati rispetto all’annata precedente.

Ciliegie come i mirtilli

Secondo una ricerca Nielsen, presentata in parte all'evento di Cesena durante Macfrut,  "il prezzo medio delle ciliegie al chilo è simile a quello del mirtillo: si tratta di un frutto apprezzato dai consumatori, preferito da uno su tre. Abbiamo registrato un aumento medio di cinque punti percentuali nel prezzo, anche se sono cresciute maggiormente le quotazioni di kiwi e uva. Chi consuma le ciliegie? Famiglie con un buon reddito. Il nostro obiettivo è renderle più adatte al consumo come snack". Non mancano le prove con le ciliegie in bicchiere che si possono così custodire in una borsa o in uno zaino. 

La fine dell'esportazione, l'inizio della valorizzazione 

Walter Monari, direttore del Consorzio della ciliegia di Vignola Igp, sottolinea i cambiamenti.  "A Vignola, in passato, gli alberi erano altissimi e raccogliere poteva anche essere pericoloso. Non mancava il morto.  C’erano annate con prodotto quattro volte più di oggi. Allora si produceva soprattutto per l’estero. Il riconoscimento Igp è arrivato 12 anni fa, e inizialmente volevano concederlo solo alle vecchie varietà: se fosse stato così, oggi non avremmo questo scenario. Già nel 1996 sono stati installati i primi impianti di copertura. Oggi la ricerca varietale punta a ottenere ciliegie grosse, lucide, buone ma anche resistenti al cracking". Una serie di concetti per evidenziare come la valorizzazione si può fare anche rinunciando a qualche tonnellata di prodotto. 

"Le coperture sono fondamentali: servono a salvaguardare il reddito e a non perdere posizioni di mercato. Se non ci sei quest'anno, un concorrente può sostituirti nella prossima. Nei nostri campi sperimentali stiamo testando da tre anni coperture multifunzionali, che proteggono non solo dalla pioggia ma anche dagli insetti. Questo ci ha permesso di ridurre del 78% i trattamenti insetticidi, con un risparmio in termini di salute per lavoratori e consumatori".

Via i bins, si lavora solo con le cassette

Quattro relazioni diverse ma con una linea unica: l'attenzione ossessiva (in termini positivi) alla qualità paga.  Nel magazzino di Castelfranco non si vedono i bins, rimarcano i dirigenti, si lavora in cassetta e non devono essere troppo piene per non danneggiare i frutti che quando arrivano nello stabilimento subiscono una "doccia" di 30 minuti con acqua a due gradi che permette di tenere la consistenza del frutto. Poi il grande lavoro di selezione. Quello essenziale per arrivare belle e buone nelle tavole dei consumatori per esperienze che fidelizzano il consumatore. E con livelli industriali di lavorazione post raccolta: 80 quintali ora per circa 900 al giorno

In piazza con la Croce Rossa  

Quella di quest’anno è un’annata da segnare sul calendario. Si ripete più volte.  E sul fronte promozione Monari ricorda che "abbiamo attivato una collaborazione con la Croce Rossa in oltre 50 piazze del Lazio per distribuire le nostre ciliegie". Buone e solidali. 

La visita nei campi dell'azienda Ripa di Sotto, la più estesa con i suoi 16 ettari ha mostrato l'organizzazione tra i "filari" di piante che permettono di offrire un prodotto di alta qualità che ha necessità di sempre maggiore manodopera. In particolare quella qualificata. 

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