Come evidenzia Meri Desideri nell'ultimo numero del Notiziario Bestack, nel moderno settore ortofrutticolo la qualità non basta: serve dimostrarla. Così, sempre più aziende scelgono l'autovalutazione come strumento concreto per garantire trasparenza, promuovere il miglioramento continuo e costruire fiducia nel mercato.
In un mondo dove la fiducia del consumatore è fondamentale, ogni dettaglio conta. Per le aziende ortofrutticole distinguersi oggi significa non solo offrire un buon prodotto, ma anche assicurare processi trasparenti, tracciabili e rigorosi, capaci di soddisfare le richieste della filiera, della Grande distribuzione organizzata (Gdo) e dei consumatori finali.
Qui entra in gioco l'autovalutazione: un atto di responsabilità e una scelta strategica, come sottolinea l'autrice. Molte aziende la stanno adottando per raccontarsi meglio, diventare più consapevoli e dimostrare con dati concreti il loro impegno quotidiano.
Oltre la qualità percepita: dalle parole ai dati
Negli ultimi anni, la qualità percepita ha lasciato il posto alla qualità misurata. Le aziende ortofrutticole non possono più limitarsi a dire di lavorare bene; devono mostrare come lo fanno. L'autovalutazione risponde a questa esigenza, essendo un percorso volontario di autoanalisi che evidenzia punti di forza, aree di miglioramento e opportunità di crescita.
Molte realtà hanno scelto di intraprendere questa strada, adottando strumenti per valutare oggettivamente i propri processi, dalla raccolta alla lavorazione, fino al confezionamento e alla logistica. È una forma di bilancio interno che permette di guardarsi con metodo e lucidità.
I vantaggi dell'autovalutazione
I benefici sono tangibili. L'autovalutazione è un primo passo verso la certificazione, familiarizzando l'azienda con indicatori oggettivi, checklist e parametri standardizzati. Ma i vantaggi vanno oltre: come spiega Desideri, chi si autovaluta spesso migliora anche il clima aziendale, coinvolgendo i collaboratori in un percorso di crescita e formazione.
Inoltre, si aumenta l'efficienza interna, individuando sprechi e criticità. Un'azienda che si autovaluta sa comunicare meglio: disporre di dati e verifiche permette di rispondere con tempestività a richieste di audit da Gdo o clienti esteri, valorizzando le proprie scelte e identità produttiva.
Il ruolo di Bestack
Il Consorzio Bestack promuove da sempre un sistema volontario di certificazione che inizia proprio dall'autovalutazione. È un modello concepito per rendere le aziende consapevoli dei propri standard e aiutarle a comunicarli con coerenza, chiarezza e credibilità. Questa opportunità genera un enorme valore in termini di posizionamento sul mercato, fiducia dei buyer e riconoscibilità all'interno della filiera.
Un elemento chiave del percorso sono gli audit: momenti di confronto tra azienda e tecnici, dove si analizzano gli standard qualitativi, si raccolgono evidenze e si dialoga su soluzioni e miglioramenti. Non è una "verifica a sorpresa", ma, come scrive Desideri, una visita strutturata per aiutare, stimolare e valorizzare il lavoro svolto.
Trasparenza e reputazione
Oggi più che mai, la trasparenza è una leva competitiva. Mostrare come si lavora, con quali criteri si selezionano i fornitori e come si gestisce la qualità lungo la filiera è un valore aggiunto. L'autovalutazione aiuta le aziende a dotarsi di strumenti per farlo efficacemente, poiché solo chi conosce bene la propria organizzazione può raccontarla con autenticità.
Questo percorso ha un impatto significativo anche sulla reputazione. In un mercato globale dove la fiducia si gioca in pochi secondi, fare parte di un sistema riconosciuto e partecipare attivamente a un percorso di certificazione condiviso con altre aziende virtuose significa costruire un'identità aziendale solida e riconoscibile.
Cultura d'impresa
Chi sceglie l'autovalutazione, alimenta anche una cultura aziendale orientata alla responsabilità e alla trasparenza. Non si tratta solo di fare bene le cose, ma di condividerle, raccontarle e renderle visibili. È un modo per dare valore alle persone che contribuiscono ogni giorno al successo dell'impresa: dai tecnici di campo agli operatori di magazzino, dagli addetti al confezionamento al team commerciale. Ogni fase del lavoro diventa parte di un racconto condivisibile con clienti, partner e stakeholder.
L'autovalutazione non è solo uno strumento tecnico: è una scelta di campo. È un modo per crescere, per capire dove si è e dove si può arrivare. In un settore in continua evoluzione come quello ortofrutticolo, non basta più essere bravi: serve dimostrarlo, e anche comunicarlo.
Nonostante le parole "audit" o "certificazione" possano generare timore, Meri Desideri, dopo aver incontrato decine di realtà produttive in tutta Italia, ha riscontrato apertura e fiducia. Come riferisce, gli audit non sono stati momenti di giudizio, ma preziose occasioni di confronto. Le aziende si sono raccontate, si sono messe in gioco, mostrando la volontà di fare sempre meglio e l'orgoglio nel creare valore per tutta la filiera.
Per Meri Desideri un "viaggio dentro le persone, prima ancora che dentro le imprese". Perché dietro ogni cassetta di ortofrutta, ogni linea produttiva, ogni pila di cartone ondulato, c'è una storia fatta di attenzione, orgoglio, tentativi, cambiamenti e miglioramenti.
"E forse è qui il senso più profondo di questo lavoro: coltivare non solo frutta e verdura, ma anche relazioni, fiducia, cultura della qualità - conclude Meri Desideri - Il cartone ondulato, in questo contesto, diventa simbolo di coerenza. Protegge il prodotto, ma racconta anche l'identità di chi lo produce, con onestà e responsabilità. È quel vestito che protegge e veste su misura non solo il prodotto, ma chi c'è dietro".
In collaborazione con Bestack