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Mercato di Bologna, un sos dai grossisti

Valentino Di Pisa, vice presidente di Caab Mercati, lamenta ritardi nella ristrutturazione societaria

Mercato di Bologna

Caab, un sos dai grossisti

A tre anni dal trasferimento del mercato ortofrutticolo dalla vecchia sede di via Fioravanti al Caab, il grande disegno di un centro agroalimentare di respiro nazionale ed europeo segna il passo e i grossisti dell’Acmo stanno perdendo la pazienza. Se ne fa interprete Valentino di Pisa (nella foto) presidente Acme e vice presidente di Caab Mercati, la controllata di Caab Holding che deve gestire il mercato ortofrutticolo, unica realtà presente al Caab.
«A tre anni dal trasferimento si continua a parlare di ristrutturazione societaria. L’argomento è stato affrontato in quattro diverse assemblee di Caab Scpa ma si assite a una deprimente diatriba tra società controllante e controllata, si parla di costi condominiali e si fa la guerra dei bilanci che nulla produce di buono, soprattutto se la politica di bilancio viene affrontata con l’ormai consueto rito del ricatto tra le due società».
I soci pubblici, Comune, Camera di commercio, Regione e Provincia hanno deciso un anno e mezzo fa di arrivare a due società. Cosa è successo da allora?
«Non è successo nulla. E’ stata costituita una commissione di esperti per definire i contenuti della nuova società. Dovevamo avere i risultati in febbraio, ma chi li ha visti? Il 28 marzo ci sarà l’assemblea di Caab Scpa e all’ordine del giorno, per la quinta volta ci sarà la nuova società di gestione. Ma noi continuiamo a non saperne nulla. Se qualcuno fra i soci pubblici non è d’accordo, se ha altri progetti, se l’area deve diventare solo immobiliare, lo dica, non continui in questo inutile stillicidio. Il mercato fattura, con l’indotto, oltre mezzo miliardo di euro, dà lavoro a 2000 persone e ospita mille commercianti al giorno. Se Caab Scpa deve condurre un centro agroalimentare costruito a costi elevatissimi, con tante diseconomie e oneroso da gestire, non può farne ricadere le colpe sulle aziende che vi operano».
Cosa pensate di fare?
«Cercheremo di richiamare l’attenzione di una città che sembra ignorare i problemi di un settore, come l’alimentare e la logistica, che pure è cruciale per il suo sviluppo futuro. Proviamo un profondo disagio a ricorrere alle strade politiche per evidenziare questa insostenibile situazione, ma il timore che tutto resti immutato, come è finora accaduto, nonostante i ripetuti appelli, ci ha convinti a rompere ogni indugio».
Marco Montaguti

 

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