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Ingrosso

Ortomercati: da Milano a Vignola c’è aria di chiusure

mercato vignola

I concessionari modenesi sono molto preoccupati per i costi energetici. Nel capoluogo lombardo interviene l’Ago

E’ scattato l’SOS costi energetici negli ortomercati italiani. Testimonianze in questo senso arrivano sia da una piccola realtà come Vignola (Modena), sia da Milano. Nello specifico, la struttura di Vignola – punto di riferimento per oltre 300 produttori del territorio – rischia di svuotarsi, a causa dei costi dell’energia arrivati ormai a livelli insostenibili per il gli operatori.

A lanciare un grido d’allarme sono i due principali concessionari, nello specifico Paola Pelloni, titolare della società Nuovo Ortomercato Vignola, e Vittorio Idri, di Vignola Fruit.

“Nel trimestre che va da aprile a giugno – lamenta Pelloni – ovvero nel periodo in cui il consumo di energia elettrica per noi è al minimo, poiché la frutta da mettere nei frigo inizia ad arrivare tra maggio e giugno, la bolletta che ho dovuto pagare ammontava a 18mila euro. Ora, la nuova bolletta non è ancora arrivata, ma non dormo la notte al solo pensiero. Con gli aumenti che ci sono stati negli ultimi mesi, infatti, mi aspetto un’enormità. E se la situazione si confermasse, sono pronta a restituire la mia concessione. Sarebbe davvero un peccato, dopo che qui è nata l’Igp della ciliegia e dopo che per tanti anni questo mercato è stato un punto di riferimento per i produttori di tutta la zona. Più volte, in passato, è stata sollecitata l’installazione di un impianto fotovoltaico, che ci permetterebbe di abbattere i costi, ma ancora nulla è stato fatto. Avevo anche scritto al Comune (l’ortomercato è infatti di proprietà comunale, attraverso la società Vignola Patrimonio, ndr), già in aprile, per fare presente la situazione, visto che già allora si parlava di aumento dei costi dell’energia elettrica, ma non ho ancora ricevuto alcun riscontro”.

Vittorio Idri conferma: “Anche a me non è ancora arrivata la nuova bolletta, ma sono chiaramente molto preoccupato. Se la situazione va avanti così, non potrò continuare a restare qui e dovrò guardarmi intorno. La concessione attuale vale fino al 2025 e siamo obbligati a restare fino alla fine del 2023, ma con questi aumenti la situazione è ingestibile e potrei andare altrove. Si parlava da tempo di un impianto fotovoltaico, poi tutto si è fermato. Perché? Ho sentito dire che il tetto non ne sopporterebbe il peso; spero non sia vero, perché a questo punto sarei preoccupato anche di una nevicata”.

La prima cittadina di Vignola, Emilia Muratori, è intervenuta dicendo: “Comprendo la preoccupazione dei concessionari, che è poi la preoccupazione delle famiglie e di tutti gli imprenditori, soprattutto coloro che hanno aziende particolarmente energivore. Il caro bollette è il grande tema che dovrà affrontare il prossimo Governo. C’è piena disponibilità da parte dell’amministrazione comunale e della Vignola Patrimonio, una volta che avremo dati alla mano, a fare ragionamenti con i concessionari, confidando anche che nel frattempo saranno state adottate misure a livello statale. Detto questo, comunque, posso confermare che, da un lato, stanno continuando gli investimenti sulla struttura e, dall’altra, si sta approfondendo l’ipotesi dell’installazione di pannelli fotovoltaici. Sul primo punto, infatti, è in programma a breve la realizzazione dei lavori per il nuovo anello antincendio. Inoltre, proprio in queste settimane, si sta cercando di comprendere se sia possibile convogliare risorse sulla sostenibilità ambientale, indirizzandole alla realizzazione di pannelli fotovoltaici a servizio del mercato, che è la struttura più energivora di proprietà del Comune. Se poi il tetto non dovesse essere la localizzazione adeguata, si ragionerà su altri luoghi nell’area”.

Intanto a Milano

Analoghi problemi, ovviamente ancora più in grande, sono stati denunciati da Salvatore Musso del consiglio direttivo di Ago, Associazione grossisti ortomercato Milano.

“All’Ortomercato di Milano, così come in tutti i centri all’ingrosso agroalimentari in Italia – rileva Musso – passare da 20mila euro al mese a 100mila vuol dire costringere alla chiusura! È impensabile pensare che un’azienda, per quanto solida e ben strutturata, possa continuare la sua attività con costi di energia di oltre 1 milione di euro all’anno! Solo una gestione scellerata dei nostri politici poteva portare a tanto, e la cosa più grave è che i nostri politici ne parlano continuamente tutti i giorni e intanto continuano ad arrivare ogni mese bollette allucinanti quintuplicate. Un’azienda che chiude sono decine se non centinaia di famiglie per strada. La cosa più assurda è che un’azienda del nostro settore, che necessita costantemente di energia per alimentare i magazzini frigoriferi, sia per la conservazione sia per garantire la continuità del freddo alla frutta e verdura, non è riconosciuta tra le aziende energivore, venendo di conseguenza esclusa da eventuali aiuti statali. Lanciamo un appello a tutti i politici di qualunque schieramento, affinché si possa evitare che centinaia di aziende in tutta Italia che operano nel settore ortofrutticolo debbano chiudere, con relative migliaia di famiglie lasciate senza lavoro!”.

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