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Focus GDO

Guernelli (Conad): «Lavoriamo alla sostenibilità dagli anni ’90»

GianmarcoGuernelli_2020

Un tavolo interno per la verifica degli imballaggi, il focus su biologico, tracciabilità, tipicità e logistica. Un lavoro che parte da lontano quello di Conad quando si parla di sostenibilità

La sostenibilità per Conad è una scienza che ha necessità di competenze trasversali. Ne è convinto Gianmarco Guernelli, responsabile nazionale dell’ortofrutta che abbiamo incontrato alla fiera Marca dove, nell’edizione dedicata allo sviluppo sostenibile, ha illustrato il lavoro di Conad di questo tema. Un impegno che inizia negli anni ’90.

La Regione Emilia-Romagna nel 2016 ha premiato l’insegna con il premio carrello verde. Un riconoscimento che premia l’impegno di Conad nell’adottare pratiche virtuose: risparmio energetico, riduzione degli imballaggi e dei rifiuti, degli sprechi alimentari, la progettazione sostenibile degli spazi, le attività di educazione al consumo consapevole. Insomma promossa, ma la storia della sostenibilià a Conad inizia ben prima.

Negli anni ’90 inizia la svolta

Gianmarco Guernelli ha iniziato la sua carriera in Conad nel 1992. Un anno spartiacque nella storia dello sviluppo sostenibile: a Rio de Janeiro si tenne, infatti, Il Summit della Terra organizzato dall’ONU che mise le basi per Agenda 21 e tutte le tematiche legate alla tutela dell’ambiente. Ma siamo alla teoria perché nella pratica l’industria era molto indietro su questi temi come ricorda Guernelli: “Dal 1992 al 2000 mi sono occupato di qualità. In quegli anni si utilizzavano i metalli pesanti negli imballaggi e quindi il tema della contaminazione, pensiamo anche ai coloranti di certe bibite gassate. Tra i ’70 e ’90 si è toccato l’apice dell’inquinamento”. 

Un tavolo di lavoro per la verifica dei materiali utilizzati negli imballaggi

Il lavoro per avere imballaggi più sicuri per Guernelli si è concentrato negli anni con un’attenta selezione dei fornitori: “Con una forte attenzione alla provenienza del materiale, evitando quei paesi dove ci sono scarsi controlli di qualità”. Un lavoro per la sicurezza alimentare che negli anni si associa ad una politica aziendale attenta all’impatto dell’imballaggio sull’ambiente. “Nel 2017 si è alzato ancor di più il livello di attenzione con la creazione di un tavolo di lavoro sui materiali. Via le plastiche miste, abbiamo puntato sul R-PET (recycled pet, ndr). Sui materiali bio compostabili vi è diffidenza anche perché si occupa la terra che deve essere destinata al cibo”. Non è solo una sostituzione di materiale, ma un’analisi attenta al bilancio energetico complessivo: “dove possibile – sottolinea Guernelli – usiamo la carta, ma senza esagerare perché anche in questo caso si produce uno spreco”. Anche la carta, insomma, ha un costo ambientale.

Dalla lotta integrata al biologico

La sostenibilità inizia nei campi. Oggi il biologico sta conquistando gli spazi della grande distribuzione – Conad ha la sua linea Verso Natura BIO – ma anche su questo fronte la storia è lunga. “All’inizio degli anni ’90 si parlava di lotta integrata, ma se in Emilia-Romagna era regolata al di fuori, quando superavo i confini regionali, posso dire di aver incontrato la giungla”. Un cammino difficile.

Filiera corta significa dare valore ai prodotti tipici e regionali

La scelta di avere il 90% di prodotto italiano è legato alla sostenibilità ambientale, oltre che sociale, nonostante “il grande aumento del consumo dei prodotti esotici” sottolinea il manager Conad “ma non tutte le catene hanno questa sensibilità, disponibilità e queste percentuali. In alcuni Paesi non c’è la stessa attenzione alla sicurezza come da noi». C’è poi un discorso legato alla filiera corta e al recupero e valorizzazioni di produzioni tipiche. Su questo tema Guernelli cita l’esempio dei limoni della Costa d’Amalfi che sono stati valorizzati con un’operazione sul territorio. “È la filosofia di Sapori e Dintorni, la linea basata sulle eccellenze regionali che utilizzano materie prime locali con metodi tradizionali di trasformazione e preparazione».

La logistica collaborativa per ridurre le emissioni

Un altro capitolo fondamentale delle politiche aziendali sulla sostenibilità è la logistica: “Incentiviamo i nostri partner ad utilizzare veicoli eco-compatibili, a puntare sul metano e svecchiare la flotta”.  Interventi rilevanti visto che in Conad sono più di 500 i milioni di cartoni movimentati ogni anno. Per questo si sono ridisegnati i flussi distributivi e si sono monitorate le emissioni di CO2 con Green Router, una società specializzata nel misurare l’impronta ambientale della supply chain. Il frutto è stata l’adozione della “logistica collaborativa” che permette di ridurre i km percorsi e quindi l’abbattimento delle emissioni. In particolare si è puntato sulla razionalizzazione negli spostamenti con l’accentramento su 4 hub delle principali attività di supply chain dei prodotti a Marchio Conad (Mdd).

Sostenibilità Conad è anche nei controlli di filiera

La sostenibilità funziona in un’ottica di filiera “dove sono attivati tutti i controlli a cui si devono attenere i fornitori, anche per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti”. Più complicato gestire lo sfuso, modalità che interessa l’ortofrutta, ma come sottolinea Guernelli non è facile da gestire. “dove si usa il guanto, poi c’è l’etichetta, prodotto con polimeri. C’è un problema di sistema”. Sullo spreco? “Vi è una grande sensibilità in Conad, poi la nostra organizzazione vede un forte legame del socio con il territorio e la comunità di riferimento quindi conosce bene i soggetti con cui interagire per la gestione delle eccedenze”. Oltre le competenze la vicinanza con il territorio aiuta a gestire la complessità dei processi sostenibili.

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