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Eventi e Fiere

Dop economy: in ortofrutta c’è da lavorare

Il valore generato soprattutto dalle mele del Trentino. I relatori dell’incontro Confagri all’Italian Fruit Village: “Serve aggregazione”

La Dop economy italiana con i suoi 845 prodotti vale 19,1 miliardi e nel 2020/2021 è cresciuta del 16%, l’export del 12,8%. Tutto bene? Si potrebbe fare meglio e più in grande. La gran parte dei volumi e del valore sono generati da pochi prodotti e se spostiamo il focus sul paniere dell’ortofrutta con bollino la gran parte è rappresentata dalle mele. Quelle del Trentino. Tradotto: la Dop economy si caratterizza per le piccole produzioni come hanno sottolineato alcuni dei relatori del convegno, moderato dalla direttrice di myfruit.it, Raffaella Quadretti, organizzato da Confagricoltura Salerno all’Italian Fruit Village a Fruit Logistica.

Le Dop generano valore soprattutto in Trentino

L’incontro è iniziato con i numeri. Prima quelli di Antonio Costantino, presidente Confagricoltura Salerno, con i “progetti per oltre 400 milioni di euro che abbiamo ottenuto”. Senza dimenticare che in Campania “ci sono 32 Op che rappresentano il 40% del valore commerciale regionale. Obiettivo non eccellente, ma buono”.

Interessanti i numeri offerti da Enrico De Micheli, Ceo di Rina Agroqualità che ha evidenziato con i grafici l’aumento in volumi e valore della dop economy italiana. Ne beneficiano un po’ tutte le province, ma in proporzioni ben diverse. Vediamo l’ortofrutta che vale 384 milioni alla produzione ma ben 181 sono del Trentino Alto Adige, segue la Sicilia con 58 ma la Lombardia vede solo 13 milioni, 10 il Veneto per non parlare dei 3,8 della Liguria, 1,6 del Lazio e 0,5 della Toscana. Si sta vicino all’irrilevanza.

Salvi: “Abbiamo fatto pochi passi avanti”

Marco Salvi, presidente Fruitimprese, ha esperienza decennale con le pere Igp dell’Emilia Romagna: “Abbiamo contributo anche alla nascita della Igp delle clementine in Calabria e dell’uva da tavola in Puglia, ma non riusciamo a fare grandi passi avanti. La gran parte dell’export è fatto dalle mele dove riescono ad aggregare e fare concentrazione. Difficile per le pere, ora noi stiamo puntando su UnaPera con una Aop per riuscire a essere uniti anche nella definizione dei prezzi”.

Anche per la frutta e verdura con il bollino è necessario unire e concentrare per avere dei risultati. Ma non solo: “Abbiamo bisogno di sostegno dal Governo per conquistare nuovi mercati dove servono accordi bilaterali, per esempio per vendere in Cina. Bene le Op, ma facciamole crescere. Il piccolo é bello per romanzare, ma non basta, rappresentiamo 37 leadership di prodotto in Europa e per questo siamo qui a Berlino, la vera fiera italiana dell’ortofrutta“.

Quando la Dop ha un risvolto sociale: il marrone di Roccadaspide

Per Mario Miano, presidente del consorzio di tutela del marrone di Roccadaspide, siamo in Campania, si tratta di “agricoltura eroica, in montagna è difficile fare aggregazione ma ci siamo riusciti. Questi sono prodotti tipici che nessuno ci può imitare”. C’è un senso sociale per piccole comunità che trovano un percorso di sviluppo. Salvatore Scafuri, presidente di Confcooperative Salerno loda l’iniziativa ma sottolinea: “Bene, ma si tratta di piccole produzioni rispetto al Nord e quando arriviamo sui mercati si è deboli. Bisogna unire i consorzi”.

L’assessore Caputo: “Alimentato i territori ma poco competitivi”

Antonio Caputo, assessore regionale campano all’agricoltura, ha colto le dimensioni: “Siamo partiti da piccole produzioni che hanno alimentato le economie territoriali ma hanno un limite competitivo“. Nella regione ci sono 30 Dop del vino “ma ora vogliamo tentare il riconoscimento di una Dop Campania. E’ importante l’aggregazione”.

Giansanti chiede un piano strategico

Massimiliano Giansanti, presidente Confagricoltura nazionale, ha chiuso l’incontro un appello alla realtà ovvero alla necessità di dare un senso economico alle politiche agricole. Soprattutto in questo periodo: “Oggi il consumatore vive in difficoltà e ci chiede prezzi minori ma non si può produrre in perdita o fare beneficenza perché le aziende così chiudono. Serve un piano strategico“. C’è da lavorare in tutte le direzioni per aumentare la competitività delle aziende.

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