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Aziende

Babaco Market, un vademecum contro gli sprechi

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Autore Redazione

Per risparmiare acqua e cibo occorre valutare la water footprint dei prodotti e abbondare con l’ortofrutta

In occasione della ricorrenza della Giornata mondiale dell’acqua del 22 marzo, Babaco Market – il servizio di e-grocery 100% made in Italy che combatte lo spreco alimentare che si origina dal campo alla tavola – ha invitato a riflettere sulla correlazione tra impronta idrica e cibo.

In collaborazione con Alex Bellini, divulgatore ambientale, esploratore e mental coach, Babaco Market ha individuato tre azioni fondamentali a tutela della sostenibilità, che combinano buone abitudini da applicare sia contro lo spreco d’acqua, sia contro lo spreco alimentare.

Occhio al water footprint

​​Ogni prodotto che mangiamo comporta un certo consumo di acqua per la sua produzione. Un esempio: per produrre un chilo di carne di bovino, vengono consumati in media circa 15mila litri di acqua, mentre per produrre un chilo di pomodori vengono consumati approssimativamente 180 litri di acqua. Mangiare cibo grezzo anziché raffinato, è un altro modo per ridurre il proprio consumo d’acqua. Per trasformare il cibo in prodotti processati è infatti necessario l’utilizzo di acqua.

Inoltre, anche cambiare le abitudini nel modo in cui si acquistano oggetti e vestiti è altrettanto importante, in quanto la loro produzione e trasporto consuma acqua. Evitare di comprare oggetti usa e getta, o vestiti di scarsa qualità, aiuta a ridurre ulteriormente il consumo di acqua.

Abbondare con l’ortofrutta

La dieta mediterranea e il recente aggiornamento della piramide alimentare che vede alla sua base il consumo più frequente di frutta, cereali e verdure, a fronte di un consumo di carne e derivati raccomandato per sole due volte a settimana, costituiscono un buon supporto per seguire non solo una dieta salutare, ma per adottare abitudini alimentari che supportano anche la sostenibilità. Un recente studio ha infatti dimostrato come una dieta sana che predilige fonti proteiche a base vegetale abbia un impatto sulla diminuzione dell’uso di risorse idriche tra l’11 e il 35 per cento.

Approccio wabi sabi

Ogni volta che viene sprecato del cibo, si butta via anche tutta l’acqua che è servita per produrlo: riducendo gli sprechi alimentari, è possibile contribuire ad alleviare la pressione sulle risorse naturali, come l’acqua, che sono state utilizzate per la produzione, il confezionamento e il trasporto. La Fao (Organizzazione delle nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura) stima che nel mondo circa un terzo del cibo destinato alle tavole vada perso o sprecato. Se guardiamo all’Italia nel 2022 l’ammontare è stato di oltre quattro milioni di tonnellate, circa 30 chili pro capite di cibo. E per lo più si tratta di frutta, verdura e pane.

In un mondo in cui si è costantemente bombardati da ideali irraggiungibili di perfezione e di bellezza, al di fuori dei cicli stagionali naturali, non sorprende che si sia portati a percepire come più succose e desiderabili proprio le mele perfette e a scartare quelle con qualche imperfezione. Tuttavia, data l’attuale congiuntura economica e il numero crescente di persone che affrontano l’insicurezza alimentare e la povertà, lo spreco di tonnellate di ortaggi e frutta imperfetta ma buona non può essere ignorato. Una via per risolvere questa problematica, come suggerisce proprio Bellini, è imparare dalla filosofia giapponese del wabi sabi, che attribuisce grande valore all’incompletezza, all’imperfezione e aiuta ad accettare il ciclo naturale della vita. Esteticamente parlando, wabi sabi significa vedere la bellezza in ciò che è irregolare o insolito e nella vita quotidiana la frutta e la verdura caratterizzate da qualche imperfezione, ma ottime per il consumo, ne sono la perfetta espressione.

“Evitare lo spreco di quegli alimenti brutti ma ugualmente genuini e gustosi diventa ancora più significativo se pensiamo all’emergenza climatica in corso e all’allarme idrico che impattano in maniera importante su tutta la filiera alimentare. Non acquistare quei prodotti, buoni, buonissimi ma esteticamente imperfetti, che i consumatori rifiutano per il fatto di non apparire impeccabili, crea un danno ambientale, sociale ed economico non indifferente. Se riflettiamo, infatti, sui costi dell’avere sulle nostre tavole un prodotto bello, capiamo che ad esso spesso corrisponde doppia energia, doppio approvvigionamento di acqua con derivante scarto di produzione, e non possiamo permettercelo. Possiamo, invece, contribuire alla battaglia contro lo spreco alimentare a tutela delle risorse ambientali, ogni giorno nel nostro piccolo, cambiando punto di vista e intraprendendo piccole azioni personali di attenzione a questa tematica”, commenta  Alex Bellini.

Fonte: Babaco Market

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