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Prodotti

Ciliegie, Stefano Pezzo: “Mercato poco reattivo”

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Autore Redazione

Per il presidente di Fruitimprese Veneto il prodotto è sano e di buona qualità, ma i prezzi subiscono oscillazioni molto ampie

Stefano Pezzo, presidente di Fruitimprese Veneto, commenta la campagna 2022 delle ciliegie. “Il clima è stato ed è ideale, l’unica pecca è la siccità che non ha permesso lo sviluppo della pezzatura in maniera ottimale – dice – La fioritura iniziata a fine marzo non ha incontrato ostacoli perché non ci sono state gelate. Ci aspettiamo quindi che il prodotto rimanga in condizioni perfette fino alla fine alla raccolta che sta avvenendo in modo regolare e continuerà in Veneto fino ai primi di luglio, per poi lasciare spazio al prodotto di montagna e a quello turco, che storicamente prolungherà la campagna anche se in modo meno incisivo rispetto al passato, per la produzione di ciliegie tardive in Alto Adige”.

La produzione principale in Veneto è rappresentata dal Durone, che accorpa numerose sottovarietà, tra cui la Mora di Verona, considerata la regina indiscussa del territorio per caratteristiche organolettiche. Si tratta di una tipologia di ciliegia croccante, di colore rosso intenso con grado Brix più elevato di molte altre varietà e che, nonostante il calibro medio, regala al consumatore un’esperienza di gusto unica.

“In Veneto gli impianti non sono quasi mai protetti da reti antigrandine, il che rende impossibile fino all’ultimo fare stime precise di raccolta – aggiunge Pezzo – Gli alberi dei nuovi impianti sono infatti più bassi, in modo da garantire una protezione efficace dagli agenti atmosferici e anche per cercare di limitare i costi di produzione, essendo frutti da raccogliere a mano. Sul versante prezzi, le quotazioni subiscono oscillazioni molto ampie a seconda della qualità e della pezzatura. E il mercato è poco reattivo nonostante il prodotto sia sano e di buona qualità”.

Lo scenario internazionale

Il mercato internazionale negli ultimi anni è cambiato, molti Paesi hanno aumentato la produzione; è il caso della Spagna e anche della penisola balcanica che ha trovato collocazione nei principali mercati del Nord Europa. “Così facendo – commenta Pezzo – è andata a ridursi la quota di mercato del prodotto italiano e veneto, in particolare, che soffre il problema del calibro. Quest’anno la Spagna ha subito forti perdite a cause delle gelate primaverili e del brutto tempo che hanno limitato l’invasione in Europa, ma non è possibile avere successo sperando nelle disgrazie altrui“.

Per il presidente di Fruitimprese Veneto, “è necessario fare investimenti sia varietali, sia in nuovi impianti ma, alla base di tutto, è necessario riconoscere al produttore il giusto valore del prodotto affinché abbia un’adeguata remunerazione per potere fare fronte ai costi di produzione e investire sulle innovazioni, che sono ormai imprescindibili per la sopravvivenza. Per quanto riguarda, invece, l’influenza della guerra in Ucraina non riscontriamo danni o conseguenze dirette, eccezion fatta per l’inflazione che colpisce indifferentemente tutto il settore e rende molto complicata l’esportazione in paesi carenti di produzione. Paesi nei quali – conclude Stefano Pezzo – si potrebbe valorizzare meglio il nostro prodotto che negli anni passati rappresentava un’eccellenza del nostro territorio”.

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