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Crisi clementine, Eleuteri: “Bisogna rispondere con l’innovazione”

Le aziende non sostengono la ricerca italiana e continuano a subire ogni anno le (sempre più prevedibili) crisi di mercato

Dal 2017 il Crea-Ofa di Acireale applica un specifica (e vantaggiosa per i produttori) procedura di rilascio e valorizzazione delle nuove varietà di agrumi. Si chiama Fast track e dovrebbe garantire sia la corretta valutazione delle nuove selezioni del Centro di ricerca, sia la più rapida l’immissione sul mercato delle nuove cultivar.

Il condizionale è d’obbligo perché, nonostante la situazione delle clementine peggiori di anno in anno, le Op stentano ad aderire. “A fronte di un investimento modesto per una Op (pari a circa duemila euro una tantum, ndr), hanno aderito al programma – aperto a tutti – solo quattro Op produttrici di clementine nell’Italia peninsulare – spiega a myfruit.it Marco Eleuteri, amministratore dell’Op Armonia di Battipaglia (Salerno) – A parte noi, la Op Giuliano Puglia Fruit, la Op calabrese Carpe Natura e la Op sarda Villa Cidro”.

Se le aziende private non investono in innovazione varietale…

Partiamo dall’inizio. Questo sistema viene proposto per incoraggiare la partecipazione delle aziende private alla valutazione di nuove selezioni promettenti, ma che devono essere osservate in differenti ambienti per valutarne l’adattabilità. In questo modo sono previsti degli obblighi per i produttori che, però, potranno realizzare l’impianto commerciale delle varietà con un vantaggio temporale rispetto alle altre Op e con sconti sulle royalty.

I risultati del progetto di miglioramento varietale degli agrumi del Crea (10 nuove varietà ibride, tra clementine, mandarini, pompelmi e arance) sono stati recentemente presentati al webinar “Il trasferimento tecnologico nel settore agrumicolo. Innovazioni e strumenti del Crea per le imprese“.
“Varietà che si arricchiscono di anno in anno – continua Eleuteri – Eppure i produttori di clementine non fanno nulla per favorire l’innovazione continuando a subire ogni anno le (sempre più prevedibili) crisi di mercato. L’unica Op italiana ad aver avviato un programma di rilevanza internazionale di innovazione varietale delle clementine è stata la Op Armonia. Certo, un programma di miglioramento genetico complesso come il nostro (coordinato dall’agronomo Francesco Perri, Citrus scientist specialist Op Armonia, e del quale la Perrina è il primo grande risultato, ndr) è costoso e difficile da realizzare. Studiata dal Crea Ofa tre anni fa, è stata sotto osservazione per 10 anni, risanata completamente e adesso è in fase di moltiplicazione. Ma l’impegno per i programmi di sperimentazione e innovazione varietale del Crea è molto meno gravoso!”.

… il rischio è che l’innovazione italiana finisca all’estero

“Come ha ricordato il direttore del Crea di Acireale, Paolo Rapisarda, il rischio è che, senza il sostegno delle aziende italiane, le migliori varietà selezionate per resistenza alle fitopatologie, resa produttiva e shelf-life finiscano all’estero”, avverte Eleuteri che aggiunge: “D’altra parte, le aziende agrumicole, purtroppo, sono frammentate, sottodimensionate e poco professionalizzate. Una maggiore aggregazione migliorerebbe di certo la capacità di investimento in ricerca e innovazione varietale. Ecco, in questo senso, piccolo non è bello”.

Le dieci varietà del Crea sono state selezionate anche grazie alla partecipazione delle aziende agrumicole ai contratti di sviluppo congiunto che permettono la contitolarità dei brevetti delle varietà selezionate. Al momento sono operativi solo due contratti di sviluppo congiunto, di cui uno, appunto, finanziato dalla Op Armonia di Battipaglia. “Abbiamo deciso di avviare questo programma di miglioramento genetico con il Crea-Ofa proprio per evitare di continuare a pagare costose royalty alle multinazionali straniere – spiega Eleuteri – Se non ci fossero questi due programmi (uno Op Armonia Soft citrus easy peeler e uno delle tre aziende siciliane Op Esperidio, Oranfrizer e Rosaria, ndr), il Crea non potrebbe proprio competere sugli scenari internazionali perché molti programmi di miglioramento genetico lavorano già anche sul pigmentato, alla base del nostro progetto di ricerca. E’ quanto accade in Spagna e in Israele, paesi in cui è molto attivo il settore privato”.

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