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Tarulli, nuove varietà e packaging di origine vegetale

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Il gruppo barese Tarulli, leader nella produzione di uva da tavola bio, ha iniziato la campagna prima dell’uva convenzionale. Quest’anno minor resa per pianta e buona qualità. «Ora, però, con il caldo dovremmo tornare a una certa normalità»

L’uva da tavola biologica è riuscita a “battere sul tempo” l’uva convenzionale che sconta un po’ ovunque un ritardo di circa 15 giorni sull’inizio della campagna a causa del maltempo primaverile. I produttori della Op Gruppo Tarulli, con sede a Noicattaro (Bari), da trent’anni specializzati in uva da tavola biologica, scontano un ritardo di soli 7 giorni. “Abbiamo iniziato a raccogliere prima dei produttori convenzionali e tra i primi nel bio  – spiega Marilena Daugenti Tarulli, socia e responsabile vendite della op – la qualità delle uve è buona, ma rispetto ad altri anni registriamo una minore resa per pianta, soprattutto su certe uve scure. Ora, però, con il caldo dovremmo tornare a una certa normalità”.

Tarulli è stato il primo gruppo in Europa a produrre uva da tavola bio. In 25 anni è passato da 30 a 300 ettari di produzione bio contando più di trenta varietà con una crescita significativa. Tarulli esporta in vari Paesi d’Europa ma principalmente in Germania, dove viene destinato il 70% della produzione. Un’azienda che non smette di innovare, a cominciare proprio dalle varietà: quest’anno propone le uve nere senza semi Sweet Sapphire, Sweet Entchantment, Sweet Favors, e le uve rosse senza semi Arra 29 e Candy Hearth.

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E importanti novità sono in arrivo anche sul fronte packaging in direzione eco-sostenibile. Anticipando l’entrata in vigore della normativa specifica nel 2021, Tarulli propone packaging totalmente naturali e di origine vegetale come mais o erba. “Stiamo utilizzando vaschette di carta per confezioni da 300, 400 e 500 grammi con film di cellulosa che garantiscono massima attenzione all’ambiente. Anche le etichette sono di carta riciclabile – spiega l’imprenditrice – un’altra new-entry sono le vaschette di carta di erba (per le confezioni da 500 grammi) che dovrebbero finire nel compostabile, quindi non solo riciclabili, e anche a base di mais”.

Oltre alla capacità di innovare, punta sulla certificazione e tracciabilità del prodotto. L’uva da tavola (7-8mila tonnellate provenienti da 300 ettari di uve bio tra Adelfia, Castellaneta e San Nicandro) è certificata Ccpb, Bio, Suisse, Demeter Eurepgap, Grasp e si basa su un sistema di tracciabilità che identifica ogni singola confezione. “La certificazione Demeter, in particolare, continua a riscuotere molto interesse da parte dei nostri clienti, tanto che ne abbiamo aumentato la produzione di circa 50% rispetto all’anno scorso”.

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