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Piccoli Frutti

Con la Sicilia piccoli frutti italiani tutto l’anno

A Marsala il primo simposio che ha riunito i più importanti attori del sistema berries

Nord e Sud uniti dai piccoli frutti. Lamponi, more e mirtilli grazie alla diversità del clima nazionale mettono insieme aziende ed agricoltori italiani: dalle Alpi alla Sicilia. L’isola che sempre di più, dopo i pionieri del Trentino, sta diventando un prezioso punto di riferimento per il mercato nazionale del settore. Si parte da Marsala, città con una forte tradizione legata alla produzione delle fragole, dove in questi giorni si è tenuto il primo Simposio su fragola e piccoli frutti, voluto e organizzato dal centro di ricerca Isvam e dalla rivista Agrisicilia.

La Sicilia per avere piccoli frutti italiani 12 mesi l’anno

E’ stato un simposio molto ricco di interventi e relatori che hanno sottolineato le potenzialità di sviluppo del settore nell’isola più grande del Mediterraneo grazie alla luce  e al clima. Terreno fertile e saper fare sempre più sviluppato. La conferma arriva dalla partecipazione all’incontro di diverse aziende siciliane dell’indotto che indicano una crescita di maturità del settore. Attori locali e grandi player nazionali come Sant’Orsola e Spreafico che da una decina d’anni hanno iniziato la loro delocalizzazione di prossimità, visto che si rientra nei confini nazionali, fino a raggiungere una quota consistente della loro produzione in Sicilia e allungare così la stagione. Obiettivo già raggiunto per lamponi e more, manca il mirtillo ma tutto il mondo dei piccoli frutti è convinto che si riuscirà ad allungare la finestra e portare sul mercato prodotto fresco nazionale 12 mesi l’anno.

Le criticità

Bene il clima e bene la produzione ma ci sono criticità. Le ha sottolineate Thomas Drahorad, presidente di NCX Drahorad,  che nella sua relazione ha analizzato i fattori di rischio, tra cui la concorrenza (Cile, Marocco e Spagna producono mirtilli nella stagione siciliana), i costi in aumento, la scarsità di manodopera e i prezzi di vendita elevati. Ha tuttavia  indicato anche alcuni aspetti positivi che, se adeguatamente sfruttati, determinano opportunità non ancora sfruttate: la penetrazione (ancora molto inferiore al Regno Unito dove si consumano 11 volte più lamponi che in Italia), il posizionamento (per il mirtillo al dettaglio c’è una forbice di prezzo tra 24 e 1 2 euro il kg), la segmentazione (in forte crescita è la vendita di prodotto locale sul mercato siciliano) e la comunicazione, che è ancora assente a livello istituzionale.

Spreafico coltiva la Sicilia

Da tempo Sprefico ha puntato i fari sull’isola come ha sottolineato Claudio Sartori, responsabile produttori frutti di bosco del gruppo. “L’areale è di sicuro molto interessante per la produzione di lamponi, more e mirtilli. Noi siamo già presenti a Marsala con cinque ettari dedicati al lampone e poi due siti produttivi a Canicattì e  Ragusa. Dal punto di vista agronomico sono zone molto importanti perché ci permettono di allungare la nostra produzione e l’offerta ai clienti. Fornire la Gdo italiana di prodotto italiano: per tutto l’anno con il lampone e per otto mesi con il mirtillo“.

Prodotti eccellenti e si coprono i buchi produttivi invernali

Sartori ha spiegato la filosofia aziendale. “Noi puntiamo a una forte presenza in campagna, lavoriamo su 150 ettari dedicati ai piccoli frutti, si tratta una frutta veloce nella raccolta, nella distribuzione e nella vendita. Una svolta il nostro approdo in Sicilia grazie ad un incontro a Berlino, a Fruit Attraction, con il produttore Vito Gambina: “Si è presentato con una confezione originale. Sono andato a trovarlo, pianificato in mezz’ora il primo ettaro e oggi siamo arrivati a 10 ettari di lamponi in questo areale, poi nel ragusano e Canicattì una decina di ettari di mirtilli e tre di more. Sono numeri bassi ma ci hanno permesso di capire che si può fare, la qualità della frutta è eccellente e ci permette con il lampone di coprire buchi invernali di produzione. Ne vale la pena. Il problema principale non è la produzione, ma la logistica e più frutta abbiamo a disposizione più riusciamo a superare questo ostacolo”.

Sant’Orsola fa metà della produzione tra Calabria e Sicilia

Sant’Orsola lavora sui piccoli frutti da 40 anni con 850 soci su 450 ettari. Come ha sottolineato Gianluca Savini, coordinatore dell’ufficio assistenza tecnica: “Da qualche anno abbiamo iniziato a delocalizzare prima in Calabria e poi, negli ultimi 10/12 anni, in Sicilia. Il 50% della nostra produzione, quella totale vale 6.500/7.000 tonnellate l’anno, è al sud“.

Savini ha ripercorso la storia della cooperativa. “Non c’erano tanti studi quando siamo partiti, abbiamo dovuto fare sperimentazione e ricerca interna già dall’inizio. Un elemento importante come anche il conferimento, cerchiamo di avere aree di produzione concentrate per renderlo ottimale e con i centri di raccolta refrigerati prolunghiamo la vita dei nostri piccoli frutti”.

piccoli frutti

C’è spazio di mercato per i piccoli frutti 

Fondamentale il programma di miglioramento genetico sul lampone: “Lo produciamo da 19 anni e abbiamo più dieci varietà brevettate e coltivate in tutto il mondo, i nostri agricoltori hanno il diritto di produrre le nostre varietà e l’esclusiva. Negli ultimi 10 anni la ricerca si è concentrata nella riduzione dei pesticidi, due anni fa abbiamo commercializzato il mirtillo e quest’anno il lampone a residuo zero. La produzione totale vede more e lamponi prodotti tutto l’anno, con i mirtilli ancora non ci siamo riusciti ma speriamo in una finestra più lunga. Il nostro mercato è prettamente italiano e il nostro obiettivo è produrre piccoli frutti tutti italiani”.

Più nel dettaglio. “Le more sono in produzione tutto l’anno, con due varietà. Con il mirtillo otto anni fa abbiamo iniziato in Sicilia con la varietà Ventura che ha dato buone soddisfazioni ma sarà sostituita a breve. Lo spazio di mercato c’è ma non è facile lo sviluppo, c’è il problema della manodopera ma tra alti e bassi gli agricoltori stanno crescendo. Non in numero ma in superficie, la professionalità è fondamentale, sono colture semplici ma di alto profilo e per questo gli operatori devono essere specializzati”.

Il mirtillo da gennaio a settembre

Andrea Pergher, responsabile vendite di Fall Creek per il sud Europa sottolinea la campagna quasi annuale per il mirtillo: “Sfruttando i diversi microclimi della Sicilia, un territorio che alterna zone montuose e collinari e naturalmente quella costiera, si potrebbe allungare il calendario di raccolta ed avere produzione fresca di mirtillo per un lunghissimo periodo: da gennaio a settembre“. Pergher  spiega nel dettaglio: “Partendo dalla zona costiere con la produzione di cultivar no chill, dalla conosciutissima Ventura ora sostituita da varietà migliorative per poi passare a varietà low chill con colture in campo aperto come Miss Alice e Suzie Blue, e poi passare a zone mild chill con Blue Ribbon e Topshelf e concludere in montagna, in zone con fabbisogno di freddo molto più alto, con le varietà Valor, Cargo Last Call. Questa panoramica varietale potrebbe portare a compimento un calendario di frutta fresca per circa nove mesi l’anno“.

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