L’uva con semi, spesso sottovalutata rispetto alle varietà seedless, proprio grazie ai suoi semi può diventare protagonista di una nuova narrazione di marketing. Sentisemi è il concept ideato da Thomas Drahorad, presidente di NCX Drahorad, che mira a trasformare la percezione del prodotto fresco sia presso i consumatori, sia presso i buyer. Myfruit.it ha intervistato Drahorad per capire quali opportunità e sviluppi offra questa evoluzione.
Come nasce il concept Sentisemi?
Sentisemi è nato come risposta all'omologazione del mercato dell'uva da tavola, dove le varietà senza semi sono diventate lo standard. Il nome rimanda proprio all’udito, il senso che viene immediatamente stimolato dallo scrocchiare dei semi e l’obiettivo è offrire agli operatori uno strumento open-source per stimolare una nuova visione e valorizzare i vantaggi funzionali e gustativi dell’uva con semi.
Attualmente, il concept non prevede azioni o strumenti obbligati: è semplicemente un’idea a disposizione di chiunque voglia sperimentare una narrazione diversa.
Cosa significa una "narrazione differente" nella pratica?
Significa smettere di regalare semi di alto valore senza dare loro la giusta importanza: oggi i produttori danno gratis qualcosa che, come integratore, viene venduto su Amazon a 10-30mila euro il chilo. Invece di ignorare i semi, è giunto il tempo di citarne il valore nutrizionale e di inserirli nello storytelling.
Sentisemi vuole stimolare i produttori a fare proprio questo: iniziare a raccontare perché i semi sono un valore, usando nome, logo e idee del format in base alla licenza d’uso gratuita per usi non-commerciali.
Quali sono i benefici dei semi d’uva che vanno comunicati?
I semi d’uva sono ricchi di polifenoli, proantocianidine e altri antiossidanti. Questi composti aiutano a proteggere la salute cardiovascolare, rallentano l’invecchiamento cellulare, rafforzano le difese immunitarie e hanno proprietà antinfiammatorie. Masticare i semi permette di assorbire meglio queste sostanze, motivo per cui il consumo consapevole dovrebbe essere promosso di più dai produttori di uva da tavola.
La croccantezza dei semi può aiutare a differenziare il prodotto fresco?
Decisamente sì. L’uva con semi ha una caratteristica sensoriale particolare: un mix di dolcezza della polpa e croccantezza del seme, specie nelle varietà storiche come Italia e Red Globe.
Presentare il seme non come difetto ma come opportunità e valore aggiunto, magari lavorando su degustazioni in punto di vendita, può invogliare una fascia di consumatori e arricchire la narrazione commerciale.
Come si affronta il “problema giovani generazioni”, spesso restie a mangiare semi?
Sicuramente un articolo non basta. Il punto è che non si convincono le nuove generazioni solo a parole. Serve un lavoro articolato, fatto di analisi, competenze e - soprattutto - budget per intervenire con azioni di marketing, ricerca e formazione.
I giovani tendono a storcere il naso davanti all’uva con semi, spesso per abitudine o comodità. La sfida resta aperta e richiederà risorse di sistema.
Quali leve educative possono invertire la percezione del consumatore?
L’educazione parte dai punti di vendita e dalle piattaforme digitali. Occorre informare sui benefici dei semi, sulla storia delle varietà attraverso materiali divulgativi, eventi e formazione. La percezione può cambiare solo facendo cultura e coinvolgendo direttamente buyer, retailer e consumatori.
Qual è il ruolo della nutraceutica per valorizzare i semi d’uva?
C’è già una filiera consolidata: i semi d’uva vengono utilizzati per oli, estratti per integratori, farine e altri prodotti. Il settore ortofrutticolo può fornire materia prima tracciata e di elevata qualità all’industria nutraceutica, creando nuovi sbocchi commerciali e differenziando la propria offerta.
Guardando al futuro, che prospettive vede per il segmento uva con semi?
Le varietà storiche possono ritagliarsi una nicchia premium, facendo leva su qualità, gusto e benefici nutrizionali.
Serve però una strategia chiara: la rinascita dell’uva con semi dipende dalla capacità di investire su storytelling, innovazione, cultura del consumo consapevole e collaborazione con il mondo scientifico e nutraceutico.