"Straordinaria adesione" dei lavoratori allo sciopero proclamato contro la multinazionale tedesca dei discount, presente in Italia con oltre 700 punti di vendita e più di 23mila dipendenti. Si parla di un dato superiore all’80%, con punte del 100% in decine di punti di vendita, chiusi, mentre la maggior parte ha aperto solo per la presenza del solo direttore o pochi responsabili. È quanto affermano i sindacati del commercio di Cgil, Cisl e Uil.
L'azienda, spiegano i rappresentanti dei lavoratori, non ha accolto le richieste avanzate da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs al tavolo di trattativa su due punti in particolare: aumentare il salario e migliorare l'organizzazione del lavoro.
La voce del sindacato
"La mobilitazione, organizzata con presidi e manifestazioni davanti ai punti di vendita e i centri logistici su tutto il territorio nazionale — affermano i sindacati — ha registrato un'adesione straordinaria. In molti casi hanno aderito alla mobilitazione anche i contratti a chiamata e i tempi determinati, i più ricattabili, segnale questo che conferma l'esasperazione e il malcontento nei luoghi di lavoro".
Per Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs "è inaccettabile che l'impresa dei discount, che conquista sempre maggiori quote di mercato e negli ultimi cinque anni ha fatto registrare in Italia oltre 1,3 miliardi di risultato positivo ante imposte, non abbia voluto investire maggiori risorse sui propri collaboratori che hanno reso grande l'insegna Lidl". Secondo le tre organizzazioni sindacali "la dirigenza aziendale, di fronte ad una adesione allo sciopero così forte da parte dei lavoratori, non ha alternativa: torni al tavolo di trattativa, concludono, e raccolga le proposte sindacali per trovare un accordo aziendale dignitoso".
Incontro andato male
La decisione di indire lo sciopero è maturata all’indomani dell’incontro svoltosi il 14 maggio a Bologna con la direzione aziendale. L’incontro, che giunge dopo mesi di trattativa sul rinnovo del contratto integrativo aziendale, si è concluso senza esiti concreti. "Dopo mesi di confronto, Lidl ha presentato una proposta inaccettabile: un semplice incremento in buoni spesa", denunciano i sindacati. "Una risposta assolutamente inadeguata, che non tiene conto né delle richieste avanzate né delle reali aspettative dei lavoratori della rete vendita, della logistica e delle sedi".
Il 75% dei contratti è part-time
Oltre al tema salariale, la protesta investe anche l’organizzazione del lavoro. Secondo i sindacati, circa il 75% dei dipendenti ha un contratto part-time ma l’assenza di schemi orari predefiniti e una programmazione discontinua rendono incerta la vita lavorativa di migliaia di persone. "Manca un’adeguata gestione degli orari che sia coerente con la normativa e con il contratto collettivo", sottolineano Filcams, Fisascat e Uiltucs.
"Alla luce della rigidità mostrata dall’azienda e dell’assenza di margini di trattativa", concludono i sindacati, "lo stato di agitazione rappresenta un passaggio necessario per sbloccare il tavolo negoziale e rimettere al centro i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori".
Fonte: Corriere.it