l’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) ha inflitto una sanzione complessiva di oltre 32 milioni a Novamont, player nel settore delle bioplastiche, e alla sua controllante Eni, per abuso di posizione dominante tra il 2018 e il 2023. La notizia, riportata da Repubblica e Corriere della Sera, evidenzia un sistema di accordi esclusivi che, secondo l’Antitrust, avrebbe ostacolato la concorrenza nel mercato nazionale della produzione e vendita di sacchetti biodegradabili per l'ortofrutta.
Clausole di esclusiva e doppio livello di controllo
L'indagine dell'Agcm ha messo in luce un “doppio sistema di accordi con clausole di approvvigionamento esclusivo” che avrebbe consentito a Novamont di conquistare e mantenere una posizione dominante. La società, nata come start-up e oggi integrata in Versalis (gruppo Eni), è produttrice del Mater-Bi, un bio-compound biodegradabile utilizzato per la produzione di shopper e sacchetti ultraleggeri, tipici dei reparti ortofrutta dei supermercati.
Il primo livello di questo sistema coinvolgeva i trasformatori, cioè le aziende che acquistano il Mater-Bi per realizzare fisicamente i sacchetti. Questi erano vincolati a rifornirsi esclusivamente da Novamont, impedendo così ad altri produttori di bio-compound di accedere a circa il 52% della domanda nazionale di shopper e al 70% di quella relativa ai sacchetti ultraleggeri, secondo i dati riportati dall’Agcm.
Il secondo livello colpiva la Gdo: le principali catene di supermercati erano contrattualmente vincolate ad acquistare solo sacchetti prodotti con Mater-Bi dai trasformatori partner di Novamont. Queste catene, nel periodo in esame, rappresentavano fino al 44% della domanda di questi prodotti all’interno della Gdo e assicuravano ai trasformatori partner una quota di fatturato fino al 51 per cento.
Un meccanismo circolare che blocca il mercato
Secondo l’Antitrust, questo sistema ha generato una politica abusiva escludente: “Finché i principali operatori della Gdo si vincolano a rifornirsi solo da trasformatori partner di Novamont, i trasformatori stessi sono incentivati ad accettare le clausole di esclusiva; a loro volta, la Gdo è incentivata a rinnovare tali accordi in presenza di vincoli remunerati e meccanismi incentivanti”, si legge nel provvedimento.
Il risultato? Una vera e propria barriera all’entrata per i concorrenti, che non riuscivano a trovare sbocchi di mercato. Così facendo, Novamont avrebbe precluso lo sviluppo di una sana concorrenza in un settore strategico per la transizione ecologica.
Novamont: “Decisione che danneggia l’innovazione sostenibile”
La risposta di Novamont non si è fatta attendere. In una nota diffusa poche ore dopo la comunicazione ufficiale dell’Agcm, la società si è detta “sorpresa e rammaricata” per il provvedimento. L’azienda ha annunciato che impugnerà la decisione e tutelerà le proprie ragioni in sede giurisdizionale. “Dissentiamo fermamente dalle conclusioni dell’Autorità – si legge nella dichiarazione – e riteniamo che questa decisione rischi di scoraggiare la ricerca scientifica, lo sviluppo tecnologico e l’innovazione di prodotti sostenibili nel nostro Paese, a vantaggio di importazioni non sempre di pari qualità”.
Coldiretti: "Non ha senso penalizzare chi investe in ricerca"
Con riferimento alla sanzione annunciata oggi dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato, Coldiretti e Filiera Italia esprimono sorpresa per la decisione dell’Agcm che ha ritenuto Novamont responsabile di abuso di posizione dominante nei mercati nazionali delle materie prime per la produzione di sacchetti leggeri e ultra-leggeri per frutta e verdura.
"Non ha senso penalizzare chi investe in ricerca scientifica per anni portando il nostro Paese ad essere punto di riferimento globale in un settore all’avanguardia come le bioplastiche, chi ha ridato vita a siti industriali non più in attività e soprattutto ha avviato collaborazioni con il settore agroalimentare mettendo a disposizione dello stesso tecniche e prodotti sostenibili ed innovativi tali da renderlo competitivo a livello globale - spiegano Coldiretti e Filiera Italia - Queste azioni rischiano di incentivare la delocalizzazione della ricerca e dell’innovazione verso altri Paesi consentendo a grandi potenze mondiali di recuperare il tempo perso sottraendo la tecnologia, mentre le nostre aziende rimangono bloccate da vincoli normativi".