È di pochi giorni fa la notizia che l’Inc, l’International Nut&Dried Council, ha rivisto le stime sulla produzione di nocciole a livello globale. A maggio, era stata ipotizzata una produzione di quasi 1,200 milioni di tonnellate, ora scesa a 1,055 milioni. A emergere però sono soprattutto le variazioni fra i diversi Paesi.
Netta riduzione per la Turchia
Le stime per la Turchia, in modo particolare, sono scese dalle 609mila tonnellate della prima valutazione alle 500mila di quella attuale. Una riduzione importante che avvicina il dato a quello diffuso quest’estate dal governo turco che aveva parlato di circa 520mila tonnellate. Numeri comunque lontani dalla campagna precedente. Nella stagione 2024/25 la produzione turca era stata, sempre secondo i dati Inc, di 785mila tonnellate. Nel nuovo report Inc, al secondo posto, si piazza il Cile con 120mila tonnellate contro le 92 stimate qualche mese fa. Quasi dimezzati i valori italiani, da 120mila a 65mila.
“Ci sono delle variabili che incidono sulla produzione e che non si possono prevedere con largo anticipo. Le condizioni climatiche pesano in maniera negativa, ma l’entità del danno emerge spesso solo nei mesi successivi, come è successo quest’anno in Turchia”, spiega a myfruit.it Pier Giorgio Mollea, ceo di Nocciole Marchisio.
La gelata di aprile in Turchia ha toccato più zone di produzione. A questo si sono aggiunte anche problematiche che hanno inficiato la qualità, legate all’attacco della cimice asiatica in diverse aree e che si sono manifestate solo al momento della raccolta.
L’annata 2025 ha colto di sorpresa tutti gli operatori, compresi quelli turchi che non avevano previsto una quantità così bassa. Mancando un 40% di prodotto dal maggiore produttore mondiale, le ripercussioni sono importanti su tutto il mercato. A questo si unisce una scarsa quantità anche del prodotto italiano. Le produzioni nostrane hanno dovuto fare i conti anche con un fenomeno di cascola precoce.
I prezzi e le ricadute sul consumatore
“Un complesso di eventi – aggiunge Mollea - che ha generato un aumento importante nelle quotazioni, che porta a rivedere i budget di acquisto e implica delle difficoltà nell’utilizzo della nocciola”.
Il cambiamento della situazione in campo è stato così repentino, solo poco prima del nuovo raccolto, che le aziende si sono trovate impreparate. “Al momento, i piani d’acquisto sono rimasti immutati. Le aziende dovranno far fronte a un’enorme differenza di prezzo tra la precedente campagna e questa. Per alcune origini, si arriva anche al doppio”.
È inevitabile che un aumento così importante, in qualche modo, finirà per ricadere anche sul consumatore. “Forse una parte verrà ammortizzata dalle aziende, ma ci sarà comunque un effetto sul prodotto finito”, ipotizza il Ceo.
Una buona notizia che riguarda il trasformato è il leggero calo del prezzo del cacao: “Dopo almeno due anni di prezzi altissimi, si è ridimensionato e questo potrà aiutare a ammortizzare i costi”. Per chi si occupa di trasformati, il costo della materia prima incide tantissimo.
“Oltre il 90% è materia prima in ingresso. Come Nocciole Marchisio – spiega Mollea - abbiamo cercato di attingere al raccolto 2024 finché è stato possibile. Poi abbiamo iniziato a usare le nocciole 2025 e abbiamo dovuto applicare le nuove tariffe”.
Alla ricerca di stabilità e nuovi mercati
Una possibile strategia per Mollea potrebbe risiedere nella diversificazione delle fonti di approvvigionamento. “Per quanto possibile, cerchiamo di guardare anche a alternative con prezzi inferiori. Ci sono Paesi interessanti come la Georgia, l’Azerbaigian o la stessa Italia che ha avuto degli aumenti ma non come la Turchia”.
Nuovi mercati insomma, tra cui spiccano anche Cile e Oregon, che potrebbero aiutare a garantire al mercato maggiore stabilità. L’obiettivo, nel breve periodo, è di resistere in qualche modo in attesa che passi questa annata così particolare.
“Si tratta di una situazione eccezionale. Guardiamo quindi con positività al futuro cercando di limitare al minimo i danni. Credo che si dovrà tuttavia trovare un accordo di filiera tra produttori e consumatori che permetta di avere un prodotto remunerativo per chi produce e sostenibile per chi lo acquista. Una stabilità che dia garanzie a tutta la filiera”.
Per Mollea, gli eventi che si verificano sempre più spesso dimostrano quanto sia importante incentivare un'attività di studio e di ricerca scientifica che punti a rafforzare la produttività delle piante e cercare di ridurre l’impatto di cambiamenti climatici e fitopatie. “Tutto parte dal campo - conclude - Alla luce delle problematiche che si sono evidenziate negli ultimi anni con maggiore frequenza, diventa fondamentale investire sulla ricerca per cercare di assicurare continuità e stabilità alle produzioni”.