Il sistema produttivo delle nocciole in Turchia è stato al centro di un servizio andato in onda lo scorso 13 dicembre all’interno del programma Rai Indovina chi viene a cena. Con le testimonianze dirette dei produttori, dei lavoratori stagionali e diversi attori del comparto, l’inchiesta ha messo in risalto le difficoltà di gestione, le condizioni di vita degli operai e l’uso di fitofarmaci oggi vietati in Europa.
Dal Paese arrivano gran parte delle nocciole consumate al mondo, comprese quelle contenute in dolci e creme spalmabili. Un comparto determinate per l’economia interna e per quella globale che però, negli ultimi anni, è diventato sempre più complesso.
Guadagni sempre più bassi
Le aziende produttrici turche, comprese quelle di medie dimensioni, hanno visto assottigliarsi i margini di guadagno. E' quello che ha confermato anche l'imprenditore Ozer Akbasli, titolare della azienda Taflan di Kayadibi, intervistato dalla giornalista Nuria Biuzzi. Produttrice di nocciole da generazioni, l’azienda lavora mediamente 80 tonnellate di nocciole l’anno provenienti sia dalle proprie coltivazioni che da quelle di piccoli produttori locali, che vengono poi commercializzate fresche o tostate.
La maggior parte della produzione è assorbita dall’industria dolciaria, ma per le aziende turche a marchio locale è molto difficile arrivare al mercato europeo, dominato soprattutto da grandi nomi, tra cui l’italiana Ferrero, che si riforniscono in buona parte qui delle nocciole necessarie. Anche se, come abbiamo già raccontato, di recente proprio la Ferrero, ha temporaneamente sospeso gli acquisti nel Paese.
Il prezzo minino imposto dallo Stato turco per la vendita delle nocciole è stato, in passato, di quattro euro al chilo. Quest’anno, vista la poca produzione, le nocciole sgusciate sono state state vendute a cinque euro al chilo. Ma, secondo il sindacalista e produttore Zekai Sagra, per garantire un reddito adeguato dovrebbero essere vendute almeno a sei euro. Il ritorno economico pertanto non supera gli elevati costi di produzione, rendendo difficoltosa l’attività.
Sul sistema è determinane il ruolo di poche e grandi aziende. Secondo Atakan Akca, presidente della Camera di commercio di Ordu, l’impegno preso da Ferrero per garantire un mercato più equo, non acquistando al di sotto del prezzo minino e diversificando i produttori non è sufficiente per permettere al sistema di reggere. In dieci anni il numero di esportatori di nocciole in Turchia è sceso da 68 a 8.
Le condizioni di vita dei lavoratori stagionali
Alle difficoltà dei produttori si associa una difficile condizione di vita degli operai stagionali che, durante il periodo della raccolta, si spostano, con tanto di famiglia al seguito, verso le aree produttive. Le immagini mostrano come questi vivano in alloggi di fortuna, tende allestite ai bordi della autostrade, senza acqua potabile nè elettricità e con fornelli improvvisati. Con loro anche i bambini che, per il periodo in questione, interrompono la frequenza scolastica.
La paga, racconta uno di loro, è di circa 30 euro al giorno per 11 ore di lavoro, senza contratto. Quest’anno, vista la scarsità di nocciole, pur di non perdere il lavoro, avrebbero accettato anche salari minori.
“Tutti sanno che questi bambini non sono sui banchi di scuola, ma nessuno fa niente - ha dichiarato Zekai Sagra alla giornalista - Le aziende europeee vengono qui, inplementano qualche progetto e se ne tornano a casa. Ma è solo un modo per farsi belle. Senza i braccianti sottopagati, il prezzo delle nocciole schizzerebbe alla stelle”.
Fitofarmaci, regole diverse da quelle europee
A questo si aggiunge l’uso di fitofarmaci. Per combattere la cimice asiatica, che ha causato danni in Turchia come in Italia, si usano prodotti approvati dal locale ministero dell'Agricoltura. Ma, come evidenzia l'inchiesta, è possibile trovarne anche alcuni che sono stati vietati in Europa già da molti anni.