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24 luglio 2025

Melone Mantovano Igp: il 50% da conquistare. Le strategie

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Valorizzare identità e territorio, creando un dialogo che abbracci produzione, consumatori e l'intermediazione cruciale della Gdo. Questo l'obiettivo del primo Simposio del Melone Mantovano Igp, un evento che ha riunito a Mantova produttori, esperti e operatori del settore, segnando un momento chiave per l'unico melone certificato Igp in Italia

Organizzato dal Consorzio di valorizzazione e tutela del Melone Mantovano Igp in collaborazione con le aziende consorziate Op Francescon, Op Sermide Ortofruit e Agricola Don Camillo, l'appuntamento ha voluto rafforzare il ruolo strategico del melone mantovano nel comparto ortofrutticolo nazionale. Al centro, come evidenziato dai principali produttori del Consorzio, parole chiave quali qualità, orgoglio, unione e territorio, fili conduttori di un appuntamento che ha anche permesso ai partecipanti di visitare i campi sperimentali delle principali case sementiere, entrando in contatto diretto con l'innovazione varietale.

Produzione e clima: un binomio sempre più stretto

Comprendere il mercato significa innanzitutto analizzare la produzione e il contesto ambientale. Come illustrato da Elisa Macchi, direttrice di Cso Italy, la produzione europea di melone mostra una lieve ripresa dopo anni di contrazione, con circa 60mila ettari coltivati. Italia e Spagna guidano il mercato con superfici quasi equivalenti (16-17 mila ettari ciascuna), detenendo rispettivamente il 27% e il 28% della quota, seguite dalla Francia. Per il 2025, in Italia si prevede un incremento delle superfici a 16.500 ettari e una produzione stimata di 545mila tonnellate. 

La Lombardia, in particolare, spicca con una crescita del 5-6% delle superfici negli ultimi due anni, posizionandosi come seconda regione dopo la Sicilia, con una forte prevalenza di melone retato coltivato sotto tunnellino. Questa stabilizzazione del comparto italiano, a fronte di un calo in Spagna, evidenzia la crescente associazione tra varietà e territori di origine e una solida tenuta dei consumi.


Un quadro ancora più dettagliato sul contesto ambientale è stato offerto dal meteorologo Andrea Giuliacci, che ha definito l'Italia un vero e proprio hot spot climatico. Le temperature sono aumentate di oltre 2 gradi dal 1800, con una netta accelerazione dagli anni '80. Gli ultimi tre anni sono stati i più caldi degli ultimi due secoli, e il 2024 si conferma l'anno più caldo in assoluto. 

Tra le conseguenze, Giuliacci ha citato la riduzione del 30% dei ghiacciai in 50 anni e una minore portata dei fiumi in estate. Le piogge sono diventate meno frequenti ma più intense, con previsioni che indicano per i prossimi anni un ulteriore aumento delle temperature (+0,4°C), una diminuzione delle piogge estive e un incremento degli eventi estremi. 

La scarsità d'acqua si profila come il problema principale, rendendo indispensabile imparare a gestirla e conservarla meglio. Di fronte a queste sfide, emerge con forza il valore della responsabilità nel modo di produrre, un aspetto che il consumatore moderno apprezza particolarmente.


Il consumatore e il valore della certificazione Igp

Per penetrare il mercato, è fondamentale capire il consumatore. Valeria Giachino, senior consultant di YouGov Shopper, ha illustrato un quadro di insoddisfazione diffusa tra i consumatori europei, legata alla percezione di una politica che non riesce a gestire l'inflazione, ponendo il bilancio familiare al centro delle preoccupazioni. 

Questa cautela si traduce in nuove abitudini d'acquisto: maggiore frequenza nei punti di vendita, visita a più insegne e attenzione a contenere lo scontrino. Aumenta anche l'interesse per i prodotti locali e nazionali, fenomeno ancora più marcato in Italia, dove il 75% dei consumatori preferisce marchi locali e l'83% sceglie il made in Italy.

Entrando nello specifico del melone, Roberto Rainò, market research analyst di SGMarketing, ha presentato i risultati di una ricerca condotta su 2.600 consumatori tra Italia, Francia e Spagna. 

Il melone mostra una penetrazione stabile sopra il 70% nei tre Paesi, con l'Italia in testa all'80%. Le principali motivazioni d'acquisto sono il gusto rinfrescante, la bontà e le qualità salutistiche. Il frutto intero resta il formato preferito, sebbene il melone a metà o a fette e a cubetti stia guadagnando spazio

Tra i criteri di scelta prevalgono grado di maturazione, prezzo, stagionalità e varietà. Il consumatore italiano si rivela il più attento, valutando più elementi rispetto ai francesi (che puntano sull'origine) e agli spagnoli (più attenti alla pezzatura). Il tema delle aree vocate è interessante: solo il 36% degli italiani le conosce, contro il 69% dei francesi e il 54% degli spagnoli. 

L'indicazione Dop e Igp, infine, ha un impatto positivo sulla percezione di qualità e fiducia, ma esiste ancora un divario tra le aspettative dei consumatori e ciò che trovano nel punto di vendita. Almeno il 50% degli intervistati chiede più supporto nella scelta del prodotto giusto, auspicando un'informazione sempre più digitale.


La filiera in azione: crescita, identità e comunicazione

Il convegno ha anche dato voce ai protagonisti del Consorzio. 

Il presidente Mauro Aguzzi ha commentato un dato incoraggiante scaturito dalle indagini di SGMarketing: circa il 47% dei consumatori conosce il Melone Mantovano Igp, mentre il 53% ancora no, evidenziando un enorme potenziale di crescita da esplorare.

 Un terzo dei consumatori di ortofrutta, poi, conosce e acquista il Melone Mantovano Igp, con picchi più alti tra i consumatori abituali e tra chi frequenta i punti di vendita della Gdo. Questo conferma il valore del marchio Igp, che rappresenta garanzia, territorio e qualità

La produzione, ha ricordato Aguzzi, è cresciuta sensibilmente: dalle 200 tonnellate iniziali si è arrivato a 11.728 nel 2024. Ora, ha ribadito, è fondamentale investire nella comunicazione per intercettare nuovi consumatori e rafforzare il legame con chi già conosce il prodotto.

Francesca Nadalini, vicepresidente dell'Op Sermide Ortofruit, ha ripercorso le origini del consorzio, nato nel 2004 da una visione politica concreta e lungimirante che ha saputo unire i produttori, anche se competitor. Nadalini ha sottolineato l'importanza del sistema di autodisciplina e dell'ente di controllo (Sata, ndr) che certifica le aziende e monitora i punti di vendita, permettendo un miglioramento costante della qualità e garantendo al consumatore un prodotto sempre all'altezza delle aspettative.

Andrea Benelli, amministratore delegato di Agricola Don Camillo, ha ribadito l'impegno nel valorizzare il melone non solo come prodotto, ma come vera e propria category trainata proprio dal Mantovano Igp. "Il consumatore lo riconosce come sinonimo di qualità e - ha detto - come azienda continuiamo a puntare su pubblicità e promozione, pur riconoscendo un gap di conoscenza da colmare, soprattutto nel centro-sud".

Bruno Francescon, presidente di Op Francescon, ha prima ammesso il suo iniziale scetticismo verso il progetto Igp, superato dal successo ottenuto e poi riconosciuto nel successo dell'Igp il ruolo delle migliori aziende produttrici d'Italia presenti a Mantova. "La sfida ora è investire di più nel marketing, puntare su un prodotto distintivo e sempre buono, e farsi conoscere meglio, soprattutto considerando la forte identità del brand Mantova e il valore del territorio", ha concluso.

Insomma, perché un Simposio? L'ha spiegato bene in chiusura Salvo Garipoli di SGMarketing che ha fatto la regia di questa giornata: "Le quattro parole chiave emerse dalle voci di Aguzzi, Nadalini, Benelli e Francescon (Qualità, Orgoglio, Condivisione, Territorio) riassumono l'essenza di un progetto che va oltre la semplice produzione. Parlare di filiera in un territorio come questo implica prendere possesso del proprio valore di comunità, fatto di persone, luoghi e scelte"

E questo primo simposio ha ribadito che qualità e territorio sono le chiavi per conquistare un consumatore sempre più attento e informato.

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