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13 gennaio 2025

Mdd, crescono valore e volumi, quota al 31,8%

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Fanno risparmiare i consumatori, circa 150 euro l’anno, hanno consentito l’accesso a prodotti premium così come di primo prezzo nel periodo dove l’inflazione mordeva di più, fanno crescere maggiormente le aziende partner (del 30%) rispetto a quelle complessive dell’industria alimentare, e fanno del bene anche all’occupazione e all’ambiente, contribuendo alla diminuzione di emissioni di CO2.

Sono alcune delle peculiarità, tutte molto positive, che contraddistinguono i prodotti a marchio del distributore (MDD), o private label che dir si voglia. Nel consueto incontro milanese organizzato dal’Associazione Distribuzione Moderna (ADM), è spettato come da 8 anni a questa parte a Valerio De Molli, managing partner e Ceo di The European House - Ambrosetti (TEHA) fare il punto della situazione di questo mercato con l’anticipazione del rapporto “Il ruolo guida della Distribuzione Moderna e della Marca del Distributore per la transizione sostenibile della filiera agroalimentare” che invece sarà presentato in modo completo durante la 21esima edizione di Marca by BolognaFiere al via mercoledì 15 gennaio.

Mdd, “la quarta azienda” per fatturato in Italia

Nel 2024 i prodotti a marchio hanno fatturato 26,6 miliardi di euro, crescendo del 2,4% rispetto al 2023, con un aumento anche a volume (fonte dati: Circana) del 3,3%. È il risultato della somma sia dei prodotti a marchio della Gdo classica (14,2 miliardi) che dei Discount (12,4 miliardi) e che porta ad una quota complessiva che ora sale al 31,8%. Siamo ormai vicini alla media europea del 35,8%, che vede in testa paesi come la Svizzera (52,3%), la Spagna (45,6%) o i Paesi Bassi (45,2%)

Sia il manager di TEHA sia Mauro Lusetti, nelle vesti di presidente di ADM, hanno sottolineato come tutto il comparto dei prodotti a marchio, se appartenesse a un unica azienda, si posizionerebbe per fatturato al quarto posto in Italia dietro colossi di altri settori come Eni, Enel e Stellantis.

Le Mdd valgono il 10% del Pil

Un paragone forse un po’ forzato, che è servito per evidenziare ancora il ruolo economico e sociale della Distribuzione Organizzata nel suo complesso in Italia, che genera 208 miliardi di valore aggiunto, “il 10% del Pil italiano, il doppio del tanto decantato settore del turismo, senza avere un ministro di riferimento come in questo caso”, ha enfatizzato in modo ironico, e forse anche un po’ polemico, De Molli. 

Le principali variabili economiche delle aziende partner della Gdo nella produzione dei prodotti a marchio (quelle che una volta chiamavamo co-packer), dicono, secondo il rapporto, che dal 2015 al 2023 hanno aumentato del 7,8% il fatturato (rispetto al 3,9% dell’industria alimentare), gli occupati (+4,5% contro lo 0,4% sempre dell’industria alimentare, per un totale di 2,9 milioni tra diretti ed indiretti) e anche gli utili (+8,4 vs +2,7%). Dati che cambiano a seconda del peso di questi prodotti all’interno del loro fatturato.

Cresce in modo importante il primo prezzo

Scendendo nel dettaglio delle varie categorie merceologiche, i prodotti Mdd guadagno poco meno di un punto percentuale di quota sia nel settore delle carni, che nel cura casa e nei reparti del fresco e drogheria alimentare

Non stupisce, in periodo ormai di piena polarizzazione dei consumi, osservare come da una parte siano schizzate in alto le performance dei prodotti a marchio primo prezzo, che in due anni sono passati dal 16,6% di quota al 24,9%, e dall’altra parte la tenuta dei prodotti premium, che rappresentano il 18,6% di questo comparto. 

Sebbene non più in crescita come un tempo, il bio gioca un ruolo importante tanto che le Mdd in questo caso hanno una quota del 46,6%, mentre arriva al 15,3% quella dei prodotti definiti funzionali, ovvero che è “scientificamente dimostrata la capacità di influire positivamente su una o più funzioni fisiologiche” si legge sempre nel rapporto.    

La centralità della sostenibilità e l’importanza di fare sistema

“Se osserviamo lo scenario politico internazionale, siamo di fronte a una messa in discussione fortissima dei temi del new green deal europeo” ha sottolineato Lusetti. “Secondo noi non ci sono però in gioco solo quote di mercato, ma la salute del pianeta: non si può tornare indietro. Ecco perché noi continuiamo a valutare la sostenibilità come uno dei criteri di scelta del consumatore e per noi è fondamentale nel rapporto con i nostri fornitori di Mdd”. 

Una sottolineatura, quella del presidente di ADM, che trova sponda ovviamente nel Rapporto là dove evidenzia il calo da 8,7 kg di CO2 per euro generato dalla distribuzione moderna a 6,2 kg, circa il 30% dal 2013 al 2022.

Infine, un messaggio a chi considera la distribuzione moderna un gigante economico, ma un nano dal punto di vista politico. “Le potenzialità, se agiamo insieme, sono enormi”, ha concluso Lusetti citando il successo ottenuto da ADM sul fronte della regolamentazione dei buoni pasto. La stessa fiera Marca, passata dalle 13 insegne del 2005 alle 24 di oggi, si presenta con numero sempre più importante come espositori (1.300, +24%), superficie espositiva (35 mila mq, +26%) ez padiglioni (9, due in più rispetto al 2024).

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