In primo piano e attualità

03 luglio 2025

Del Monte Foods dichiara il fallimento, cosa sta succedendo

986

Tempi difficili per l’iconico uomo Del Monte. Come riportano tutti i principali quotidiani nazionali, il marchio statunitense Del Monte Foods, simbolo per decenni della frutta e verdura in scatola, ha presentato istanza di fallimento negli Stati Uniti. Una notizia che segna la fine di un’epoca e che coinvolge da vicino anche il mondo dell’ortofrutta trasformata, settore in cui l’azienda è stata protagonista per quasi 140 anni.

Che cosa si sa

L’istanza è stata depositata al tribunale fallimentare nell’ambito della procedura prevista dal Chapter 11 della legge americana: l’obiettivo è ristrutturare il debito e proseguire le attività mentre si attua la vendita degli asset principali.

“La vendita controllata con supervisione del tribunale è il modo più efficace per accelerare la nostra ripresa e creare una Del Monte Foods più forte e duratura”, ha dichiarato Greg Longstreet, Ceo dell’azienda, cercando di rassicurare fornitori e stakeholder.

In questo scenario, il contrasto con il passato si fa davvero netto: negli anni Ottanta il marchio era sinonimo di qualità e fiducia, impossibile dimenticare le celebri pubblicità con l'uomo Del Monte vestito di bianco, pronto a dire sì solo ai frutti migliori. Ma oggi quel famoso sì ha lasciato il posto a una lunga lista di no: no dei consumatori, no dei bilanci, no del mercato.

Una crisi annunciata

Con sede a Walnut Creek, California, Del Monte Foods si trova oggi a gestire un debito garantito di oltre 1,2 miliardi di dollari. La società ha già annunciato di aver raggiunto un’intesa con i principali creditori per vendere tutti o, sostanzialmente, tutti i propri beni. Parallelamente, ha ottenuto 165 milioni di dollari di finanziamento per garantire la continuità operativa durante la procedura.

A contribuire in negativo alle sorti dell'azienda sarebbe stato il periodo post-pandemico. Durante i lockdown, infatti, la domanda di prodotti in scatola aveva raggiunto livelli record e pertanto, per soddisfare questa impennata, il Gruppo aveva aumentato la produzione, ritrovandosi però — una volta normalizzata la situazione — con scorte eccessive, margini ridotti e costi di stoccaggio e smaltimento troppo elevati. La conseguenza è stata una forte perdita di liquidità e la necessità di vendere parte dell’invenduto a prezzi ribassati.

A peggiorare il quadro, anche l’aumento dei tassi di interesse: i soli interessi passivi sono quasi raddoppiati, passando dai 66 milioni di dollari nel 2020 ai 125 previsti per il 2025. La crisi ha colpito anche Del Monte Pacific, la holding con sede a Singapore che ha acquisito la divisione americana nel 2014, aggravando la posizione debitoria del gruppo. Va ricordato che, in passato, il 30% della holding Del Monte era stato acquisito da Cragnotti & Partners, portando il brand ad avere anche un legame con l’Italia.

Cambiano i gusti dei consumatori

L’azienda - oggi attiva anche nei segmenti dei brodi (College, Kitchen Basics), delle salse di pomodoro (Contadina) e del bubble tea (Joyba) - ha comunicato che, nonostante una crescita nelle vendite dei prodotti Joyba e dei brodi nel 2024, il calo strutturale della domanda di conserve tradizionali ha avuto un impatto pesantissimo sui ricavi complessivi.

In altre parole, secondo quanto dichiarato dalla società finanziaria che si sta occupando degli affari legati, le preferenze dei consumatori si sarebbero spostate dagli alimenti in scatola ricchi di conservanti a favore di alternative più fresche, sane ed economiche.

Anche l’inflazione sui prodotti alimentari ha contribuito alla débâcle: sempre più consumatori hanno preferito i marchi privati o di primo prezzo. A ciò si è aggiunto l’impatto del dazio del 50% sull’acciaio importato imposto durante la presidenza Trump, che ha fatto lievitare i costi delle lattine, cuore della produzione dell'azienda. 

Potrebbe interessarti anche