Via dai punti vendita alcuni prodotti israeliani come le arachidi. Questa la scelta e presa di posizione politica di Coop Alleanza 3.0 che ha deciso di rimuovere alcune referenze israeliane in risposta a quanto sta accadendo nella Striscia di Gaza.
L'identità cooperativa anche nelle scelte di consumo
La cooperativa afferma di "non poter rimanere indifferente davanti alle violenze in corso", e ribadisce il sostegno "a tutte le forze, enti e associazioni impegnate a chiedere l’immediata cessazione delle operazioni militari". Una scelta motivata anche dalla “ferma condanna verso il blocco degli aiuti umanitari imposto da Israele, che ha aggravato la crisi umanitaria in atto". Durante l’assemblea generale del 21 giugno, una rappresentanza di soci e socie è intervenuta nel dibattito: l’identità cooperativa si esprime anche nelle scelte di consumo. Questo il messaggio.
Coop poi sottolinea in una nota: "Boicottare prodotti in ragione della loro provenienza è un diritto dei consumatori in base alle proprie opinioni e sensibilità, non spetta alle imprese. Israele non fa eccezioni alla policy di Coop nazionale come ribadito nella riunione della presidenza di Ancc (Associazione nazionale cooperative di consumatori)".
La Coop chiede la mobilitazione del mondo della Distribuzione
"E anche in tempi di guerra Coop sostiene la centralità del dialogo e dell’aiuto rivolgendo un appello al Governo italiano perché ci si adoperi con il massimo impegno a riaprire i corridoi umanitari verso la striscia di Gaza; condizione indispensabile per avviare una imponente raccolta di cibo e altri aiuti su cui le cooperative di consumatori dichiarano sin da ora la loro completa disponibilità rivolgendosi anche a tutta la moderna distribuzione per una mobilitazione collettiva”.
Il boicottaggio di Israele nell'ortofrutta è in atto da anni
La rimozione di questi prodotti non è però un gesto isolato. Da anni associazioni e movimenti denunciano le pratiche agricole e commerciali di alcune grandi aziende israeliane. Nel mirino in particolare Mehadrin;che si occupa di produrre e vendere agrumi, datteri e avocado. Ma non è l'unica e gli attivisti della rete indicano altri prodotti israeliani da non comprare: melagrane e patate dolci. Una vita nel mirino la Carmel Agrexco che però anni fa ha vissuto un declino societario.
Azioni contro Carrefour
Il boicottaggio del Paese è noto anche come BDS (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni), ha una sua estensione globale ed è organizzato anche in Italia. C'è un sito internet che raccoglie le diverse campagne anti israeliane, a iniziare da quella contro Carrefour: "Dal 2022 non solo è complice, ma beneficia della colonizzazione illegale della Palestina e del sistema di apartheid imposto da Israele". Insomma il tema geopolitico entra anche in reparto.
Nel mirino anche i datteri Medjool, la scelta di Natura Sì
Sulla rete sono frequenti gli appelli per non acquistare i datteri Medjool, alimento centrale nella tradizione palestinese e simbolico durante il Ramadan. Israele è uno dei principali produttori ed esportatori di datteri Medjoul, con una larga parte della produzione destinata all'Europa. Natura Sì l'anno scorso ha diffuso una nota sul tema: "I datteri che noi importiamo vengono solo da due kibbutz che non si trovano nei territori occupati ma verso il Mar Rosso: Samar e Neot Semadar. Noi abbiamo scelto di tenere relazioni con realtà virtuose indipendentemente dalla politica sbagliata della nazione in cui si trovano. Noi non ci sentiamo sempre rappresentati dalla nostra politica governativa ma sarebbe drammatico che venissimo penalizzati per questo".
I fruttivendoli arabi e mussulmani evitano se possibile di comprare prodotti israeliani
Sono tantissimi e sempre di più i fruttivendoli arabi o di religione mussulmana. E spesso seguono un approccio politico nella politica commerciale come abbiamo appurato in questi mesi dove i grossisti dei mercati ortofrutticoli ci hanno confermato la scelta politicamente orientata nell'acquisto dei prodotti. I commercianti solidali con la Palestina o contrari ad Israele preferiscono soluzioni alternative all'acquisto di prodotti israeliani.
Il dibattito sul boicottaggio dei prodotti israeliani è dunque tutt’altro che nuovo, ma la decisione della Coop rappresenta un passaggio pubblico, destinato ad alimentare la discussione anche tra consumatori e istituzioni.