Logistica e Trasporti

17 settembre 2025

La Francia domani si mobilita: trasporti e logistica in tilt

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Domani la Francia si ferma. La mobilitazione nazionale prevista per giovedì 18 settembre si preannuncia come una delle più estese e impattanti degli ultimi anni, paragonabile all’ondata di proteste del 2023 contro la riforma delle pensioni. 

Secondo le stime diffuse dalla stampa francese, tra 400mila e 900mila persone scenderanno in piazza, paralizzando trasporti stradali, ferroviari e marittimi, con effetti immediati sui principali nodi logistici strategici del Paese. A soffrire anche l'agroalimentare

Otto confederazioni sindacali hanno infatti aderito compatte alla mobilitazione, unendo le forze contro il progetto di bilancio 2026, giudicato troppo restrittivo. Le principali rivendicazioni riguardano l’aumento dei salari, la difesa dei servizi pubblici e il contenimento dei costi sociali.

Autotrasporto: rallentamenti e rischio per i carichi deperibili

Il comparto dell’autotrasporto sarà tra i più colpiti. I tre principali sindacati del settore hanno chiamato allo sciopero camionisti, magazzinieri e operatori logistici, denunciando il blocco salariale, la mancata rivalutazione delle tabelle retributive e la riduzione dei giorni festivi. Le proteste si concretizzeranno in azioni di disturbo coordinate, tra cui i cosiddetti camion lumaca, in prossimità dei caselli autostradali più trafficati, come quelli lungo le arterie A1, A3, A6 e nella cintura parigina.

Gli effetti si preannunciano immediati e pesanti: i tempi di percorrenza potrebbero raddoppiare lungo i principali corridoi Nord–Sud, mentre l’accesso al Marché de Rungis – il più grande centro agroalimentare europeo – rischia di subire interruzioni significative. 

I ritardi stimati oscillano tra le 12 e le 24 ore, una finestra temporale critica soprattutto per i prodotti freschi e deperibili, che costituiscono il cuore della logistica agroalimentare francese. La situazione potrebbe generare congestioni nei terminal interportuali e nei centri logistici dell’e-commerce, con un impatto diretto sulla grande distribuzione. 

Ferrovia: interruzioni nelle tratte regionali

Anche il trasporto ferroviario sarà fortemente coinvolto, con una previsione di adesione elevata. Le principali sigle sindacali del settore hanno depositato un preavviso unitario di sciopero. Mentre il servizio Tgv sarà garantito in larga parte, con il 90% delle corse confermate, le linee Intercités opereranno al 50% e le tratte regionali Tre subiranno riduzioni fino al 40%, con punte critiche in aree come la Bretagna e la Nuova-Aquitania. Anche le linee suburbane Transilien e Rer, in particolare le linee D ed E, andranno incontro a riduzioni consistenti.

Ma è sul versante del trasporto merci che le ripercussioni si faranno sentire con maggiore forza. La partecipazione dei macchinisti e degli addetti agli scali comporterà inevitabilmente rallentamenti nelle principali direttrici, tra cui il corridoio Atlantico e la linea Lione–Marsiglia. Nei terminal intermodali di Valenton, Miramas e Woippy si prevedono ritardi nella movimentazione dei carichi, con accodamenti che potrebbero compromettere la continuità della catena strada-rotaia. Una situazione che mette ulteriormente sotto pressione il comparto agroalimentare, sempre più dipendente da un’integrazione fluida tra i diversi vettori logistici.

Logistica marittima: rischio blocchi e congestione

Sul fronte marittimo, la Fédération Nationale des Ports et Docks non ha proclamato uno sciopero generale, ma nei porti di Marsiglia-Fos e Le Havre permangono agitazioni locali legate alle rivendicazioni per il riconoscimento del lavoro usurante. In questo contesto, alcuni operatori logistici, tra cui Geodis, hanno già avvisato la clientela di possibili interruzioni puntuali nei servizi di movimentazione container, consigliando di anticipare le spedizioni di export entro il 17 settembre e di prevedere margini operativi di almeno 48 ore per le merci in arrivo.

Il rischio più temuto è un ritorno a blocchi coordinati dei terminal, come già accaduto nei mesi scorsi a Fos-sur-Mer. Un simile scenario provocherebbe un accumulo di navi in rada e un sovraccarico dei magazzini retro-portuali, con effetti a catena sull’intero traffico commerciale. Di fronte a tali prospettive, molti vettori stanno già valutando la possibilità di deviare i flussi marittimi verso i porti del Nord Europa, come Anversa e Rotterdam.

Criticità lungo i corridoi chiave

L’effetto combinato degli scioperi nei diversi comparti sta mettendo in luce la fragilità della logistica agroalimentare francese. La contemporanea riduzione delle alternative modali, unita all’aumento dei tempi di transito, ha di fatto amplificato la vulnerabilità di una filiera che richiede precisione e puntualità. L’accesso al Marché de Rungis appare sempre più complicato, con il rischio di compromissione nella distribuzione giornaliera dei prodotti freschi.

Anche i centri di smistamento della grande distribuzione nelle regioni dell’Île-de-France e dell’Auvergne-Rhône-Alpes si trovano in una situazione di forte pressione logistica. Le difficoltà di rifornimento stanno generando un effetto a frusta lungo la supply chain: gli ordini vengono anticipati e moltiplicati nel tentativo di compensare i ritardi, con conseguente saturazione dei magazzini e rischio concreto di esaurimento delle scorte di pallet.

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