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21 ottobre 2025

Il kaki per Agrintesa: tecnica, esperienza e tanta passione

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Frutto che da decenni rappresenta un simbolo per l’agricoltura romagnola, il kaki è oggi al centro di una filiera solida e dinamica, capace di coniugare cura meticolosa in coltivazione e lavorazione con attenzione costante alle esigenze del mercato e del consumatore finale. 

Protagonista della stagione autunnale, con le sue varietà di punta, è il frutto che Agrintesa e il Gruppo Alegra valorizzano con investimenti innovativi e una organizzazione attenta a ogni fase, dal campo alla Gdo. A tal punto da dedicargli il primo Kaki Day, organizzato a Faenza (Ravenna) per celebrare la campagna 2025: oltre 7.000 tonnellate gestite, due nuove linee di lavorazione automatizzate nello stabilimento romagnolo e una leadership consolidata nel mercato italiano ed europeo.

“Ci piace definirci dei fanatici dei kaki – ha osservato Enrico Bucchi, direttore generale di Valfrutta Fresco – È un frutto che fa parte della nostra identità, dalla coltivazione alla commercializzazione. Negli ultimi anni abbiamo innovato in ogni fase, dalla gestione agronomica al marketing, perché il kaki ha ancora ampi margini di crescita”.

Un frutto, due anime

Il kaki, poi, è un prodotto che unisce due anime: il Loto di Romagna, tipico a polpa morbida e zuccherina, e il Rojo Brillante, di consistenza soda e facile consumo, sempre più apprezzato dai consumatori più giovani. 

“Lo sviluppo delle varietà a polpa soda – ha sottolineato Cristian Moretti, direttore generale di Agrintesa – ci ha permesso di raggiungere nuovi consumatori, ampliando i mercati in cui oggi siamo presenti, dal nord Italia a Svizzera e Francia soprattutto”.


La filiera Agrintesa, che aggrega oltre 300 ettari, è una delle più strutturate del comparto. “Con il kaki serve testa, programmazione e organizzazione – ha aggiunto Moretti – È un prodotto che richiede attenzione dalla raccolta fino al reparto, quasi come le ciliegie”.

Tecnologia e gestione attenta della maturazione

La fase centrale è la maturazione, un processo complesso che richiede in magazzino due o tre giorni di lavorazione per assicurare uniformità di colore e dolcezza. “Il nuovo impianto ad alta automazione di Faenza – ha spiegato Moretti – utilizza la tecnologia Apricot Vision 3.0 di Unitec: seleziona i frutti per colore e pezzatura, individua danni da insetti e ottimizza i tempi di stufatura. L'ultima selezione visiva è lasciata al personale così si ottiene una maggiore resa di confezionamento, confezioni più omogenee e una gestione più efficiente degli ordini della Gdo”.

La cura nei dettagli si traduce anche nella scelta dei formati: prevalgono confezioni coperchiate da due o quattro frutti, soluzioni pratiche che facilitano la movimentazione e anche la impilabilità e la visibilità a scaffale.


Una filiera coesa e in crescita

Il 60% della produzione di kaki di Agrintesa resta sul mercato nazionale – con le insegne partner della Gdo – mentre il restante 40% è destinato all’export. E cresce la quota bio, commercializzata con il marchio Alce Nero da Brio.

Gli investimenti di Agrintesa e del Gruppo Alegra rafforzano una filiera che punta su qualità, sostenibilità e pianificazione. “La campagna 2025 si presenta bene, la produzione è leggermente inferiore (circa il 15% in meno, ndr), ma recuperiamo con pezzature più grandi – ha detto Moretti a myfruit.it – Parliamo di una coltura che negli ultimi cinque anniha sempre garantito una redditività soddisfacente per i soci. La collaborazione con la Gdo, però, resta decisiva: serve sempre maggiore coesione nella programmazione delle forniture e degli ordini per garantire qualità costante e risultati per tutti”.

Secondo i dati NielsenIQ, il kaki è oggi il frutto preferito dal 12% dei consumatori italiani, grazie anche al suo profilo salutistico (ricco di potassio e carotenoidi) e alla maggiore versatilità d’uso

Il futuro ora si gioca - anche - su innovazione e racconto, dal campo al punto di vendita: lì, la passione che guida i produttori può farsi spazio nello sguardo dei consumatori.

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