Sciopero all'unico magazzino de Il Gigante con conseguenze pesanti sia in termini di spreco alimentare, sia di disservizio, sia di ricadute sui lavoratori. A dare la notizia, stamattina 8 settembre, Il Giornale, che ha riportato le parole di Giorgio Panizza, consigliere d’amministrazione della società Rialto, titolare del marchio.
In sintesi, il blocco della logistica, attivo dal 5 settembre, sarebbe stato attuato da un gruppo di dieci lavoratori che, secondo Panizza, presidiano a turno i cancelli del magazzino, impedendo la regolare uscita dei camion destinati a rifornire i supermercati della catena.
Il Gigante in sintesi
Il marchio Il Gigante è uno dei nomi storici della grande distribuzione in Italia. Fondato nel 1972 a Sesto San Giovanni (Milano) da Giancarlo Panizza, conta oggi oltre 5mila dipendenti e serve circa 800mila clienti a settimana. Il gruppo opera con più di 80 punti di vendita, tra diretti e affiliati, distribuiti principalmente nel Nord Italia.
La protesta e il blocco
Il blocco ha interessato l’unico polo logistico dell’azienda, una struttura di 92mila metri quadrati situata a Bascapè, in provincia di Pavia. Da qui ogni giorno partono i camion multitemperatura destinati a rifornire tutti i punti di vendita dell'insegna.

La protesta, secondo quanto riportato da Il Giornale, sarebbe nata dal mancato rinnovo a tempo indeterminato del contratto di un lavoratore impiegato da una ditta appaltatrice, quindi non dipendente diretto de Il Gigante. Panizza ha sottolineato che una questione di questo tipo dovrebbe essere gestita nelle sedi appropriate, come quella giudiziaria, e non attraverso il blocco fisico delle attività aziendali.
Danni economici e spreco alimentare
Le conseguenze del blocco si sono tradotte nella distruzione di prodotti freschi e deperibili: sarebbero 250mila le buste di insalata perse, 165mila i chili di frutta e verdura buttati. A questi si aggiungano i 45mila chili di pesce, i 30mila chili di carne, oltre a 2mila torte fresche e 150 torte senza glutine.
Il valore economico delle perdite, solo nel primo fine settimana di blocco, è stato stimato in oltre 800mila euro, oltre ai costi ambientali legati allo spreco alimentare e a quelli organizzativi per la gestione dell’emergenza.
Effetti su dipendenti e clienti
Oltre all’impatto diretto sull’azienda, il blocco ha coinvolto l’intera filiera agroalimentare: alcuni fornitori sono infatti rimasti fermi, mentre i clienti hanno trovato scaffali e banchi frigo vuoti in diversi punti di vendita.
Per affrontare la situazione, circa mille dipendenti sono stati temporaneamente messi in cassa integrazione. Inoltre, oltre 80 camion e relativi autisti sono rimasti bloccati all’interno del sito logistico, impossibilitati a tornare a casa.
Le tensioni sindacali
Panizza ha evidenziato un crescente ricorso a proteste organizzate da sigle sindacali autonome, non firmatarie dei contratti collettivi nazionali. In questo caso, il presidio è iniziato nelle prime ore del mattino e, in almeno un’occasione, un solo lavoratore ha bloccato da solo l’intera attività logistica.
La presenza della Digos e delle forze antisommossa ha evitato scontri, ma non ha risolto il problema: è stato possibile far uscire solo 60 camion su 300, con conseguente rallentamento delle operazioni.
Panizza ha infine rilevato un’ulteriore difficoltà: da un lato l’azienda è sottoposta a obblighi di investimento per la cybersicurezza, essendo considerata strategica dal punto di vista nazionale; dall’altro rimane esposta a interruzioni fisiche delle attività senza un intervento risolutivo da parte delle istituzioni.
Fiap: “Basta blocchi strumentali ai magazzini”
Anche Fiap, Federazione Italiana Autotrasportatori Professionali, ha espresso preoccupazione per i blocchi in atto: “Siamo i primi a difendere il diritto costituzionale di sciopero e manifestazione - ha dichiarato il segretario generale Alessandro Peron - Ma quando si trasforma in ostruzionismo che colpisce tutti, lavoratori, imprese e cittadini, non è più accettabile. Contestate l’azienda nelle sedi opportune, ma non fate pagare il prezzo a un’intera filiera”.
Fiap ha inoltre rivolto un appello a prefetture e forze dell’ordine per interventi più rapidi ed efficaci, chiedendo che venga garantito il diritto di sciopero senza tollerare blocchi e intimidazioni.