L'assicurazione, per le merci esportate, non è più solo una precauzione: è una componente imprescindibile della strategia commerciale. In un contesto globale segnato da instabilità geopolitica, congestione dei porti e crescente imprevedibilità delle rotte, infatti, assicurare il carico è una misura obbligatoria per contenere i rischi finanziari. Ora, dicono gli esperti, questa voce di costo sembra destinata a crescere.
Lo studio
A dirlo è l’International union of marine insurance (Iumi), secondo il quale i premi assicurativi globali per il trasporto merci hanno raggiunto, nel 2024, quota 22,64 miliardi di dollari, il che significa un incremento dell’1,6% sull’anno precedente. Un aumento che si inserisce in un trend pluriennale di crescita.
Ora, con i dazi Trumpiani, c'è un elemento in più da considrare: lo Iumi ha infatti chiarito che le nuove politiche tariffarie stanno già influenzando il valore assicurato delle merci. I dazi, infatti, aumentano il valore doganale della spedizione, e questo si riflette direttamente sul calcolo del premio assicurativo.
In certi casi, soprattutto per il Nord America, il valore assicurato potrebbe crescere anche del 50%, con un impatto diretto e immediato sul costo finale dell’assicurazione.
Un mercato assicurativo in trasformazione
Naturalmente il settore assicurativo si sta adattando e sta preparando la contromossa. Alcuni sottoscrittori stanno accettando rischi maggiori a condizioni più competitive. Una soluzione di primo acchito vantaggiosa per chi esporta, ma che comporta anche il rischio di un indebolimento delle coperture.
In caso di sinistro, una polizza con margini troppo bassi o formulata in modo generico potrebbe infatti non offrire la protezione necessaria. E la crescente complessità delle supply chain, unita a fattori esterni come le tensioni geopolitiche o la transizione energetica, impone oggi coperture serie, precise, personalizzate.
A questo si aggiungono problematiche spesso sottovalutate come le dichiarazioni errate dei carichi, che possono invalidare le coperture assicurative. Inoltre, anche i nuovi requisiti Esg, iniziano a influenzare i criteri con cui vengono sottoscritte le polizze.
Cosa possono fare gli esportatori
Secondo Iumi, in questo scenario in continua evoluzione, è fondamentale che le aziende esportatrici adottino un approccio proattivo alla gestione del rischio. È il momento di rivedere le polizze assicurative esistenti, valutando se siano ancora adeguate ai nuovi valori doganali e alle mutate condizioni logistiche.
Va inoltre prestata attenzione alla precisione dei documenti di spedizione, poiché un errore può vanificare l’intera copertura. E, soprattutto, serve una collaborazione più stretta con broker e assicuratori, per costruire soluzioni su misura, pensate per i reali rischi specifici delle rotte, dei prodotti e dei partner logistici.