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23 luglio 2025

Dazi sul succo d'arancia, l’industria si ribella a Trump

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La politica dei dazi di Donald Trump potrebbe scivolare sul succo d'arancia e più che dall'opposizione dei Paesi stranieri il presidente degli Stati Uniti deve guardarsi soprattutto dai suoi cittadini imprenditori e consumatori. Pronti a dichiarare guerra per difendere il loro business e capacità di spesa. A iniziare dalla Johanna Foods, azienda specializzata nell'importazione e nel commercio di succo d'arancia, che ha intentato una causa contro l'amministrazione Trump. 

Il motivo? I dazi del 50% sul succo brasiliano provocherebbero un danno di quasi 70 milioni di dollari alla sua attività. A rischio il posto di lavoro di 685 persone e l'aggravio del prezzo finale per i consumatori dal 20% al 25%. Stiamo parlando del rincaro su un prodotto base per la colazione nazionale. Per di più non regge il dato della protezione della produzione nazionale visto che gli agrumeti statunitensi non hanno la capacità di sostituire la merce  d'importazione.

Johanna Foods fornisce il 75% di succo d'arancia non concentrato a marchio privato

Con Trump tutto può essere, non stupirebbe nessuno un eventuale passo indietro del presidente rispetto alle intenzioni vergate nella lettera inviata il 9 luglio al omologo brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva. Soprattutto perché,  come riporta la Cnn e tutte le più importanti testate giornalistiche statunitensi come il New York Times o Bloomberg più quelle brasiliane, l'annuncio dei dazi non era sotto forma di ordine esecutivo formale e "né invocava alcuna base giuridica per l'imposizione dei dazi".

Un dato arbitrario secondo gli analisti e l'azienda che si è definita una "pietra angolare della filiera nazionale di fornitura di succo d'arancia. Noi e la controllata Johanna Beverage Company, con sede a Spokane nello Stato di Washington, riforniamo quasi il 75% dei clienti di succo d'arancia non concentrato a marchio privato negli Stati Uniti". Una posizione di forza ma debolissima con i dazi al 50% perché il succo d'arancia venduto nelle maggiori insegne Usa - a causa dell'effetto a valanga dei rincari - potrebbe costare il 25% in più da Aldi, Walmart e Wegmans. Un "onere finanziario immediato e ingestibile" sottolinea l'azienda.

Il prodotto Usa non basta, quello brasiliano sempre più costoso

A ottobre 2024 myfruit.it ha riportato la crisi del succo d'arancia negli Usa dovuto alla crescita dei prezzi causata anche da problemi alla produzione. Chiari i titoli dei maggiori giornali economici internazionali: il Financial Times con "Orange juice squeezed by Brazilian drought" (Succo d'arancia spremuto dalla siccità brasiliana) e The Economist con "Why orange juice has never been more expensive" (Perché il succo d'arancia è diventato così costoso). Insomma, i problemi erano evidenti prima di Trump e si è già registrato un calo nei consumi, ne abbiamo scritto qui,  mentre con i dazi la situazione potrebbe volgere al peggio. 

L'alternativa nazionale? Non esiste secondo l'azienda leader: "Gli ingredienti del succo d'arancia non da concentrato importati dal Brasile non sono ragionevolmente disponibili da nessun fornitore negli Stati Uniti in quantità o qualità sufficienti a soddisfare le nostre esigenze di produzione". Sulle arance coltivate in Florida  la valutazione è chiara: "Vengono utilizzate principalmente per la produzione di succo d'arancia concentrato a causa della scarsa qualità del prodotto, con una quantità molto limitata del raccolto destinata al succo d'arancia non da concentrato". Non c'è storia, questo il messaggio. 

Produzione nazionale in picchiata: campagna 24/25 la più piccola da 95 anni

Abbiamo consultato il  Fruit and Tree Nuts - Market Outlook pubblicato dal servizio economico del Dipartimento nazionale dell'agricoltura. Con numeri, grafici e parole è chiara la decadenza della produzione nazionale causata da eventi climatici negativi. 


 "Le previsioni più recenti per il raccolto di arance in Florida (marzo 2025) per il 2024/25 sono di 522mila  tonnellate, in calo del 35% rispetto al totale finale utilizzato per il 2023/24, pari a 808mila tonnellate. Se realizzato, il raccolto di arance in Florida per il 2024/25 sarebbe il più piccolo degli ultimi 95 anni. Il rapporto sulla produzione agricola dell'Usda, National agricultural statistics service (Nass), prevede che la produzione combinata di arance precoci, di mezza stagione e Navel e di arance Valencia della Florida diminuirà rispettivamente del 32 e del 38% rispetto al 2023/24". Il grafico qui sotto riassume bene la tendenza degli ultimi anni.

La battaglia dell'azienda: dazi incostituzionali 

L'azienda ha chiesto ai magistrati di dichiarare incostituzionale il dazio sul Brasile, in quanto non consentito dall'International Emergency Economic Powers Act, e di impedire all'amministrazione di applicare i dazi nazionali più ampi annunciati il 2 aprile. E' veramente così? Questa la risposta del Governo: "L'amministrazione sta utilizzando legalmente ed equamente i poteri tariffari che sono stati concessi al potere esecutivo dalla Costituzione e dal Congresso per creare condizioni di parità per i lavoratori americani e salvaguardare la nostra sicurezza nazionale", il testo firmato dal portavoce della Casa Bianca Kush Desai e inviato via email alla CNN.

Il problema per Trump? Ha legato la misura al sostegno politico di Bolsonaro, l'ex presidente e suo alleato politico che rischia di finire in prigione in Brasile, e a differenza degli altri 20 Paesi che hanno ricevuto minacce tariffarie quella stessa settimana, gli Stati Uniti hanno registrato un surplus commerciale di 6,8 miliardi di dollari con il Brasile lo scorso anno. Insomma azione poco legittima che potrebbe avere ripercussioni legali, ma soprattutto creare malcontento nel mondo della distribuzione  e tra i cittadini consumatori. Sempre che la promessa del dazio si traduca realmente in atto concreto. 

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