Il caldo incide e influisce sulla produzione e, quindi, sulle quotazioni di frutta e verdura ai mercati ortofrutticoli italiani. Prodotto abbondante ma soprattutto per gli ortaggi le quotazioni restano basse. Abbiamo sentito gli operatori del mercato di Vittoria in Sicilia, Toni Margiotta e Gioacchino Piccione, mentre Fabio Massimo Pallottini, direttore Generale del Car di Roma, è intervenuto sottolineando il particolare andamento della domanda.
In Sicilia passaggio di produzioni, prezzi bassi per gli ortaggi
Toni Margiotta, presidente di Acov, l’associazione che rappresenta gli operatori del mercato ortofrutticolo di Vittoria, fa il punto sulla situazione attuale: "Sono crollati i quantitativi di merce, estirpate le produzioni vecchie anche se c'è già il nuovo prodotto e ne arriverà ancora in queste settimane". In Sicilia il ciclo è unico, si produce tutto l'anno ma con andamenti diversificati.
"I prezzi dei prodotti rossi si aggirano intorno all’euro. Le quotazioni massime sono per Ciliegino e Datterino, fino a 1,30 euro, mentre Piccadilly e Grappolo restano su 0,80euro il chilo. I peperoni sono anch’essi attorno agli 0,80, mentre per le melanzane c’è una differenza: la varietà viola tiene meglio, la nera è ferma a 0,50. Quanto a cetrioli e zucchine, i quantitativi sono molto ridotti: aspettiamo le nuove produzioni da metà a fine mese. Le zucchine raggiungono un massimo di 50/60 cent per il prodotto di maggiore qualità".
Nel mercato siciliano bene l'uva Vittoria: "Meglio dell'anno scorso, dai 2 ai 3 euro"
Per l’uva, l’analisi è firmata da Gioacchino Piccione, imprenditore della ditta Vittoria Ortaggi Srl: "La situazione è positiva, anche meglio rispetto all’anno scorso: i prezzi si mantengono e c’è richiesta, soprattutto dall’estero. La disponibilità è limitata, ma “la merce fa il prezzo” e la qualità premia.
"L’uva Vittoria spunta quotazioni tra i 2,50 e i 3 euro il chilo per il prodotto migliore mentre la Black Magic quota meno, intorno ai 2 euro. Sul mercato interno si preferisce il colore giallo e viene pagata di più, all'estero si vende bene anche il colore più scuro a prezzi inferiori". Insomma il consumatore italiano sceglie e paga la qualità.
L'uva negli altri mercati, la senza semi dai 4 ai 6 euro il chilo
L'uva senza semi italiana è ben presente nei mercati. La forbice di prezzo parte dai 4 ai 6 euro il chilo in monostrato. Al mercato di Bergamo la rosata senza semi quota dai 4,50 ai 5 euro il chilo.
Ciliegie è tempo di Nord: dai piccoli calibri a 3 euro fino ai 7 quando si supera il 30
E' tempo di varietà Kordia, è tempo di Nord Italia con il prodotto delle colline venete e dell'Alto Adige. I prezzi? I calibri più piccoli come il 26 quotano sui 3 euro mentre quando si supera il 30 si va oltre i 5 euro il chilo mentre il prodotto extra al mercato di Verona può raggiungere i 7 euro il chilo.
A Roma pesche e nettarine fino a 2,80 euro, angurie a 65 cent
Secondo i dati dell’Osservatorio prezzi del Centro agroalimentare Roma: "Il grande caldo delle ultime settimane ha provocato una maturazione accelerata di frutta e verdura, con un afflusso massiccio di prodotto sui banchi e una domanda che, al contrario, resta fiacca. Un effetto domino che rischia di mettere in crisi produttori e distributori: da un lato cresce l’offerta, dall’altro i consumatori, stremati dal caldo, preferiscono fare acquisti più frequenti ma in quantità ridotte, generando un mercato a due velocità con forti oscillazioni nei prezzi e rischi di spreco alimentare".
Tra i prodotti più colpiti: pesche e nettarine (fino a 2,80 il chilo), angurie in calo (0,65 euro) ma con ampie differenze qualitative, e zucchine romanesche in rialzo fino a 2,50 euro. Le primizie di alta qualità e le “offerte lampo” restano le uniche a smuovere la domanda.
L'analisi di Pallottini, direttore generale del Car
“Quello che stiamo osservando – spiega Fabio Massimo Pallottini, direttore generale del Car – è un fenomeno sempre più ricorrente, legato ai cambiamenti climatici: i raccolti arrivano tutti insieme, ma i consumi non riescono a stare al passo. Il rischio è duplice: da un lato per i produttori, che vedono sfumare il valore dei loro prodotti; dall’altro per i cittadini, che potrebbero trovarsi a pagare caro un bene deperibile. Per questo il Car continua a svolgere un ruolo cruciale di monitoraggio, equilibrio dei prezzi e contrasto agli sprechi, mettendo al centro qualità, stagionalità e accessibilità”.
Le quotazioni di meloni al mercato di Torino
Al mercato ortofrutticolo di Torino i prezzi dei meloni variano in base alla tipologia, provenienza e pezzatura. I meloni lisci della Lombardia da 1.000 a 1.250 grammi sono tra i più quotati, con un prezzo che va da 1,80 a 2, euro il chilo. Sempre lisci, ma di pezzatura più piccola (750-1.000 grammi), si vendono a 1,50-1,70 euro se provengono dalla Lombardia e a 1,30-1,50 euro al chilo da altre regioni.
I meloni retati da 1.000 a 1.250 grammi sono quotati 1,20-1,40 euro il chilo per il prodotto nazionale e 1,30-1,50 per quello lombardo. I retati più piccoli (750-1.000 grammi) restano su fasce più basse, con quotazioni tra 0,80 e 1 euro. Infine, i meloni gialli, di pezzatura compresa tra 1.250 e 1.600 grammi, si attestanotra 1 e 1,10 euro il chilo.