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16 giugno 2025

Carciofi/1 Lotta: "La produzione dovrà ridimensionarsi"

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“Il carciofo, in Italia, dovrà ridimensionarsi. È una realtà quasi inevitabile: non possiamo più coltivarlo come prima. Bastano due carichi in più e il mercato non regge". Parole e analisi di  Salvatore Lotta, direttore commerciale di Agricola Campidanese conosciuta per il brand L'Orto di Eleonora, il primo intervistato del nostro viaggio nella filiera del carciofo italiano per rilevare criticità ed evidenziare percorsi virtuosi possibili e necessari per il futuro di questa coltivazione.

I numeri  in picchiata

Le parole del manager sardo trovano riscontro nei dati presentati a dicembre scorso da Cso Italy  durante un evento di BASF | Nunhems. In  Italia, la superficie coltivata è passata da circa 33mila ettari del 2015 a poco meno di 25mila del 2024, con un calo in 10 anni del 25%, contrazione registrata in particolare nell'ultimo biennio nelle principali areali colturali.  "Quattro regioni concentrano oggi quasi il 90% della coltivazione del carciofo in Italia: Puglia (43%), Sardegna (25%), Sicilia (15%) e Lazio (4%). Campania, Toscana, Basilicata, Abruzzo, Calabria, Emilia Romagna e Marche rappresentano ciascuna quote variabili tra l'1 e il 3%".



Secondo Elisa Macchi, direttore di CSO Italy.  "Quattro regioni concentrano oggi quasi il 90% della coltivazione del carciofo in Italia: Puglia (43%), Sardegna (25%), Sicilia (15%) e Lazio (4%). Campania, Toscana, Basilicata, Abruzzo, Calabria, Emilia Romagna e Marche rappresentano ciascuna quote variabili tra l'1 e il 3%".

                                                                                                                                    Dati: Cso Italy – Elaborazione grafica: Myfruit.it


"I giovani non lo consumano più, serve innovazione"

Salvatore Lotta ha le idee chiare, è uno dei pochi imprenditori sardi che esporta i suoi prodotti al di fuori dei confini della Sardegna, e l'analisi sul futuro è chiara: "Il carciofo, in Italia, dovrà ridimensionarsi. È una realtà inevitabile: non possiamo più coltivarlo come prima, il mercato non lo regge. Bastano due carciofi in più e si blocca tutto”. I prezzi calano e si riducono i margini. 

Il nodo, secondo Lotta, è culturale prima ancora che economico. Il carciofo, prodotto che richiede tempo, manualità e conoscenza in cucina, non parla più alle nuove generazioni. “Tra i millennials il consumo è quasi zero. Il carciofo non lo conoscono. E anche chi ha la mia età ha sempre meno tempo: cerchiamo prodotti pronti, veloci”. Anche il tentativo di creare prodotti “con servizio” ha dato qualche risultato, ma non abbastanza da invertire la tendenza. “Noi per primi abbiamo avviato una lavorazione che prevede la pulizia e il taglio delle punte. Così il prodotto arriva più pronto al consumo, un po’ più comodo. Ci ha aiutati, ma il nodo resta”.

L'impatto del cambiamenti climatico e dei costi in salita

Al calo dei consumi si aggiungono i problemi strutturali della filiera agricola italiana. "Il clima sempre più instabile, i costi di produzione in aumento e la mancanza di manodopera stanno colpendo duramente molte aziende". Fattori ambientali e sociali che si incrociano e rendono difficile fare impresa

“Quest'anno fino a metà gennaio la campagna è andata bene, poi è crollata. Il clima ci sta creando grossi problemi. Un’azienda nel nord della Sardegna, che fino a poco fa coltivava 150 ettari, oggi forse non ne farà nemmeno uno”. Esempio terribile. “Se il prezzo pagato al produttore è quello che fa riferimento ai dati Istat, allora coltivare carciofi diventa antieconomico”.

Il futuro? Nella trasformazione e nella ricerca. Un’idea: il carciofo essiccato.

Nonostante lo scenario poco incoraggiante, Salvatore Lotta e  Agricola Campidanese non si arrendono. Il futuro, secondo Lotta, sta nella ricerca, nell’innovazione di prodotto e nella trasformazione. “Abbiamo avviato un progetto con l’Università di Sassari e Sardegna Ricerche. L’obiettivo è sviluppare nuovi prodotti a base di carciofo, più accessibili e con maggiore valore di servizio”.

“Come per i porcini, perché non fare un carciofo essiccato che si riattiva con l’acqua? È solo un esempio, ma stiamo studiando diverse soluzioni”. Può cambiare la forma, il modo di utilizzo e di consumo ma la direzione è verso un prodotto se non pronto al consumo più facile da lavorare. Questa la sfida che ha necessità di investimenti in ricerca per accelerare l'individuazione di nuovi prodotti e valorizzare il posizionamento nel mercato. 

Il ricambio generazionale a rischio 

Un gran timore riguarda il ricambio generazionale. Oggi il carciofo è ancora coltivato da piccoli agricoltori con 5-10 ettari, che lavorano in autonomia. Ma domani? “Quando andranno in pensione, e i figli non vorranno fare gli agricoltori, la situazione diventerà critica”. Il rischio, conclude Lotta, è l'erosione di un patrimonio agricolo, culturale e salutistico, con il rammarico di non aver fatto abbastanza per adattarlo ai tempi. “Il carciofo ha tante proprietà benefiche, fa bene al fegato, ma oggi non si sposa più con i tempi moderni. E noi dobbiamo chiederci come cambiarlo, prima che sia troppo tardi".

Interrogativi da sottoporre ai prossimi protagonisti di questo viaggio nel mondo del carciofo




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