Biologico

21 gennaio 2025

Bio, Bruni: "Made in Nature conferma la svolta culturale"

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Cresce il consenso per l'ortofrutta biologica tra i consumatori europei, ma ci sono ancora alcuni aspetti che meritano attenzione, in primis il (giusto) prezzo. E' quanto emerso dall'indagine svolta da Cso Italy in occasione della conclusione del progetto triennale Made in Nature, e presentata oggi a Milano nella sede della Regione Lombardia. 

"La quasi totalità dei consumatori che acquistano prodotti biologici compra ortoftutta bio - ha sottolineato Elisa Macchi, direttrice di Cso Italy - Si tratta a nostro avviso di un dato da rilevare".

Il progetto e il suo perimetro 

Il progetto Made in Nature è partito il primo febbraio del 2022 e il prossimo 31 gennaio volgerà al termine. Si tratta di una campagna di comunicazione e informazione finanziata dall'Unione europea  e da Cso Italy che ha l'obiettivo di diffondere la qualità e la cultura dei prodotti biologici europei. 

Nei tre anni di attività sono stati coinvolti consumatori, operatori e giornalisti di quattro Paesi target, ossia Italia, Germania, Francia e Danimarca. In qualità di partner, al progetto hanno preso parte Brio, Canova, Conserve Italia, Orogel, Verybio, Ceradini Group.

"Nel corso dei tre anni abbiamo disposto di un budget di 2,2 milioni - ha ricordato Luca Mari, progect manager di Cso Italy - Moltissime le attività svolte, tra cui la partecipazione a 20 fiere, 5.500 giornate di degustazione, eventi per la stampa e non solo, 36 podcast e 75 comunicati stampa prodotti e divulgati, un sito web in quattro lingue visitato da 50mila utenti unici per un totale di 153mila visualizzazioni. Complessivamente abbiamo raggiunto 13 milioni di persone in tre anni". 

"E siamo già al lavoro per presentare un nuovo progetto per il periodo 2026-2029", ha aggiunto. 

I risultati dell'indagine

L'indagine è stata condotta nella settimana tra il 7 e il 13 gennaio 2025: sono state svolte 3mila interviste a consumatori italiani, francesi, tedeschi e danesi di età compresa tra i 18 e i 65 anni. Del totale del campione, il 40% circa appartiene alla categoria dei cosiddetti babyboomer, il 30% alla generazione x, il 24% alla categoria del Millennials e il restante dalla generazione z. Il 60% del campione è in possesso di un diploma, il 34% di una laurea, mentre il restante ha concluso la scuola dell'obbligo. 

"Il 100% del campione acquista ortofrutta, la maggior parte ogni volta che fa acquisti - ha argomentato Elisa Macchi - Da questo dato si discostano i consumatori danesi, che acquistano ortofrutta quando ne hanno bisogno. In ogni caso, la maggior parte degli intervistati compra frutta e verdura nel supermercato o nel negozio di fiducia, solo l'1-2% la acquata online. In Danimarca e in Germania, però, emerge un dato: il 25-27% del campione acquista prodotti ortofrutticoli dove capita". 

Andando a indagare gli acquisti bio, emerge come l'ortofrutta la faccia da padrone: di coloro che mettono nel carrello prodotti biologici in generale - sono tanti, tra il 75 e il 95% del campione  seconda della nazione - in Danimarca compra prodotti ortofrutticoli bio il 99% del campione, in Germania il 96, in Francia il 94 e in Italia il 92 per cento. 

Più interessante è la frequenza: il 20% del campione acquista frutta e ortaggi bio ogni volta che fa acquisti. "Sono i fedelissimi, i veri consumatori bio - ha sintetizzato Macchi - In questo scenario colpisce un altro dato. Tra il 38 e il 54% degli intervistati ritengono di aver incrementato, negli ultimi tre anni, gli acquisti di prodotti biologici, segno che sta aumentando la consapevolezza del consumatore". 

Principalmente, nel reparto ortofrutta, si acquistano mele, arance, pomodori, limoni, kiwi, uva e piccoli frutti biologici: l'80% del campione gli sceglie perché li ritiene sani e naturali. Quanto al prezzo, il 45-48% è diposto a spendere il 10% in più per acquistare un prodotto bio al posto di quello convenzionale, il 20% del campione spenderebbe anche il 20% in più.

"Tra coloro che non li acquistano - fa notare Macchi - il 50% non lo fa perché non crede nel biologico, l'altro 50% perché costano troppo. Di questi, l'80 li acquisterebbe se costassero di meno". 

Una svolta culturale

"Il grande merito dei biologico - ha evidenziato Paolo Bruni, presidente di Cso Italy - è di aver sensibilizzato le coscienze dei consumatori e dei produttori, i quali hanno capito, nel tempo, che bisogna contenere la chimica. Una svolta culturale che i dati emersi dall'indagine sottolineano pienamente. Ma in questo scenario è d'obbligo sottolineare il ruolo delle istituzioni, nel 2022 e nel 2023 abbiamo assistito a una contrazione dei consumi del 9 e del 6%, il che significa che è andato perso oltre un milione di tonnellate di ortofrutta". 

"Il 2024 mostra un assestamento, ma non si può parlare di ripresa - ha proseguito - Come Cso Italy siamo pronti a recepire nuovi progetti, in 27 anni di attività ne abbiamo portati a termine 18 in ambito europeo. Ma non possiamo essere lasciati soli". 

I prossimi passi

"La ricerca conferma una serie di dati su cui dovremo lavorare - ha commentato Paolo Pari, direttore di Almaverde Bio - In primis occorre riorganizzare l'offerta di ortofrutta biologica, non possiamo più venderla con gli stessi criteri di dieci anni fa perché sono cambiati diversi fattori al contorno. A mio avviso occorre una riflessione sul prezzo, dobbiamo differenziare l'offerta. Così come nel prodotto convenzionale, anche nel segmento biologico valgono le stesse regole. Un frutto di calibro inferiore ha un valore minore rispetto allo stesso frutto più grande". 

"Dobbiamo intercettare la capacità di spesa del consumatore - ha proseguito Pari - Dobbiamo poter offrire il prodotto biologico giusto al prezzo giusto. Quanto alla crescita del segmento, le potenzialità seppur inespresse ci sono. Non dimentichiamo che nel 2024 il biologico è cresciuto a volume e a valore. Ma è essenziale che produzione e distribuzione si confrontino". 

Ha confermato Luca Zocca, marketing communication consultantAlce Nero, che ha concluso: "Dobbiamo lavorare su quei consumatori che all'indagine hanno risposto che non comprano biologico, lato produzione dobbiamo qualificare gli addetti al reparto ortofrutta della Gdo. Le superfici coltivate con metodo biologico stanno aumentando, sono ottimista. Se non subentreranno variabili esterne, il segmento del biologico crescerà". 

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