Dai broccoli ai frutti di bosco complice un viaggio in Oregon. Così è nata Piccoli Frutti dei Castelli Romani. Azienda familiare con decenni di vita, risale agli anni 20 del secolo scorso, che ha fatto fortuna con i broccoli coltivati su 50 ettari. Oggi Nicoletta e Piero e il figlio Maurizio Longo puntano sui piccoli frutti, mirtilli in particolare. Una storia che spiega a myfruit.it Maurizio.
In principio furono i broccoli
"Il mio bisnonno, nonno di mia madre, era un imprenditore agricolo piuttosto innovativo per il suo tempo. Gestiva un'azienda agricola in provincia di Roma, attiva fin dagli anni '20 e operativa fino agli anni '70, quando lui venne a mancare".
L'azienda sorgeva lungo la via Nettunense, una strada che si snoda fuori Roma, circondata da vigneti e pescheti. Tra le sue attività spiccava la coltivazione di pesche, per le quali aveva ottenuto un brevetto, ma anche la produzione di fiori e primizie di stagione. Un approccio all'avanguardia per l'epoca.

A un certo punto, decise di espandersi acquistando un terreno nei Pratoni del Vivaro, una zona collinare a circa 600 metri sul livello del mare, sempre in provincia di Roma. Qui fece una scommessa ambiziosa: coltivare broccoli, un'idea che si rivelò vincente.
"La produzione crebbe rapidamente e arrivò a coprire una cinquantina di ettari. Il successo fu tale che ogni giorno numerosi camion partivano da lì per distribuire i broccoli raccolti. Questo progetto rappresentò un'importante tappa nella storia della nostra famiglia e un esempio di lungimiranza imprenditoriale".
Spazio ai conto terzisti
Nel corso degli anni, però, la storia della famiglia prese una piega diversa. "I miei nonni si allontanarono progressivamente dalla gestione diretta dell'azienda agricola, lasciando spazio al conto terzismo".
"I miei genitori seguirono quell'orma fino a quando non arrivò il momento della pensione, verso il 2010. Fu in quel periodo che mio padre in un viaggio negli Stati Uniti scoprì una nuova prospettiva.
Quel viaggio era nata dall'incontro con degli amici conosciuti durante un periodo di vita a Praga, dove ci eravamo trasferiti per motivi di lavoro. Visitando quelle terre americane e confrontandosi con altre realtà, si iniziò a riflettere su come rivalutare e utilizzare al meglio la proprietà familiare".
L'esperienza in Oregon
"Sulla costa occidentale degli Stati Uniti, sopra la California, i miei genitori rimasero affascinati da quella terra. Un paesaggio vulcanico a un’altitudine di circa 1.000 metri sul livello del mare, offriva un ambiente che li fece riflettere sulle similitudini con la nostra proprietà. Anche noi ci troviamo in una zona vulcanica, conosciuta come il Vulcano Laziale, a circa 600 metri di altitudine".
Fu così che che nacque l’ispirazione. "La prima fase del progetto fu un esperimento: piantarono alcune piante disposte in filari orientati lungo i quattro punti cardinali (nord, sud, est e ovest), per individuare l’orientamento migliore. Si passò alla coltivazione su un primo mezzo ettaro, selezionando con cura le varietà più adatte".
Vince il mirtillo, le diverse varietà
Tra queste scelte chi ha vinto? "Il mirtillo, una pianta che offre molte varietà, ciascuna con esigenze specifiche. Alcune richiedono un certo numero di ore di freddo, altre meno, e il successo dipende dalla capacità di trovare l’equilibrio perfetto tra ambiente, varietà e tecnica agricola. Questo approccio metodico rappresentò il primo passo verso una nuova fase della nostra avventura agricola".
"Scelte le varietà più promettenti, i miei genitori piantarono i primi due ettari di terreno, introducendo circa 5-6 varietà principali di mirtilli, tra cui Duke, Draper, Liberty e Aurora. Queste varietà furono selezionate per le loro caratteristiche e la capacità di adattarsi al clima e al terreno della nostra proprietà.
I risultati dei primi due ettari furono incoraggianti: le piante si svilupparono bene, dimostrando che il terreno era adatto e che il clima della zona offriva le condizioni ideali per questa coltura".
Bene la prima. "A quel punto, con la certezza che il progetto aveva solide basi, nacque l'idea di sfruttare il Psr (Programma di Sviluppo Rurale) per espandere l’azienda. Grazie a questo supporto, fu possibile ampliare la coltivazione: dai primi due ettari iniziali, arrivammo a un totale di dieci ettari dedicati alla produzione di mirtilli, segnando un importante passo avanti nella rinascita della proprietà agricola di famiglia".
La prova con diverse colture: anche goji e ribes
Nei primi due ettari, durante le fasi di prova iniziale, non ci si limitò solo ai mirtilli. Si sperimentò con alcune file di mora, lampone, goji, ribes e persino ciliegi per completare il ventaglio delle colture.

Mentre lamponi e more dimostrarono una certa adattabilità, tutto il resto non diede i risultati sperati. " Alla fine, i mirtilli si imposero come la scelta più promettente: erano le piante che meglio si adattavano al terreno, al clima e alle condizioni generali della zona. Questa selezione naturale ci permise di concentrarci su ciò che davvero funzionava, consolidando la coltivazione di mirtilli come cuore del nostro progetto agricolo".
La conversione al biologico
Circa quattro anni fa la conversione al biologico. "Scelta motivata sia dall’interesse crescente dei gruppi di acquisto sia dalla preferenza dei clienti singoli per prodotti biologici, una tendenza ormai consolidata.
La conversione, in realtà, si rivelò un esercizio piuttosto semplice. La terra, infatti, non veniva lavorata intensivamente da molto tempo e, ancor più importante, non era stata concimata né trattata con prodotti chimici. Questo stato naturale del suolo costituì un grande vantaggio, rendendo il passaggio al biologico non solo più agevole, ma anche più rapido".
Questo percorso ha permesso di valorizzare ulteriormente la proprietà, andando incontro alle esigenze di un mercato sempre più attento alla sostenibilità e alla qualità dei prodotti agricoli.
Puntare sul mercato locale con la consegna del fresco
La strategia? "Quella di ottimizzare la nostra presenza e i nostri sforzi lì dove abbiamo un legame più diretto con i clienti. A Roma, ad esempio, riceviamo ordini regolarmente, ed è qui che abbiamo deciso di consolidare la nostra rete di distribuzione. Anche se per il 2025 vogliamo espanderci in Regione da dove arriva interesse e richieste.
Per le consegne del fresco su Roma, abbiamo collaborato con Bartolini, che si è occupato della logistica e della distribuzione, garantendo un servizio efficiente e puntuale".
Una parte del prodotto va all'industria, una parte viene trasformata in composta e in succhi.
La racccolta parte nella seconda metà di giugno e arriva fino a settembre con una scelta colturale che permette di estendere la campagna di raccolta per più mesi. Una scelta legata alla strategia di coltivare il mercato locale più che concentrare la produzione in poche settimane e legarsi a pochi acquirenti. La via dei Castelli Romani all'economia dei piccoli frutti.
