Trend e mercati

03 dicembre 2025

Agroalimentare italiano: primo in Europa per valore aggiunto

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Il sistema agroalimentare italiano resiste, è resiliente e capace di crescere nonostante tensioni geopolitiche e cambiamenti climatici: è il quadro che emerge dalla presentazione del Rapporto sull’agroalimentare Ismea 2025 che si è svolta oggi a Roma. "Un messaggio di ottimismo, non solo della volontà, ma della ragione", come lo ha definito il presidente Ismea, Livio Proietti. 

Se lo scorso anno il focus riguardava il tema del valore, quest’anno l’analisi guarda soprattutto al contesto macroeconomico descrivendo un settore che si conferma trainante per il sistema economico nazionale, con un peso sul Pil nazionale che arriva al 15% se consideriamo l’intera filiera, dal campo alla tavola. 

“Con questo rapporto, abbiamo un quadro oggettivo dei dati sull’agroalimentare italiano: un settore solido e in crescita. Lo dicono i dati sulle esportazioni, sul valore aggiunto, sull’occupazione, sull’incremento del reddito degli agricoltori”, ha commentato Raffaele Borriello, capo di gabinetto del Masaf, che pur non dimenticando il grado di imprevedibilità dei fattori esogeni, vede nell' agroalimentare “un settore vitale e resiliente”.


L'incertezza è la normalità

Il primo dato che emerge dal rapporto è che l’incertezza è ormai la normalità. Un elemento che non peculiare del comparto, ma che riguarda tutti i settori in tutti i Paesi del mondo e che, proprio per questo, rende ancora più importante il risultato positivo ottenuto dall’agroalimentare italiano.

Nel 2024, l’Italia è tornata ad essere il Paese con il maggior valore aggiunto a livello europecon una quota del 17, 4% e una crescita del 12,6% che si confronta con una riduzione del 2% a livello comunitario. Un risultato che è frutto di due dinamiche positive: la crescita della produzione del 2,8% e la riduzione dei consumi intermedi (costi) del 7,5%. 

La crescita del volore aggiunto agevola anche la crescita dei redditi: + 9,2% l’aumento dei redditi in agricoltura, un dato che spicca rispetto a + 0,7% medio dell’Unione europea. “Il fatto che, in un decennio, il valore aggiunto dell’industria alimentare, sia crescito del 21%, è un indicatore di buona salute dell’ecosistema ”, ha sottolineato Fabio Del Bravo, della direzione filiere e analisi dei mercati Ismea. Cresciuta anche l'occupazione agricola: circa un milione di addetti nel 2024, +0,7% sul 2023. 

Sul fronte agricolo si segnala però una forte fluttuazione legata soprattutto a fattori esogeni come clima e aumento costi. In merito al valore della produzione vegetale nel decennio, i dati mettono in luce una riduzione dell’8,1%, ma nel 2024 si è ottenuto un + 0,8%. 

“Il clima ha impattato sulla capacità di generare valore dell’agricoltura. E’ interessante che il dato del 2024, al netto delle condizioni meteo che sono state meno negative degli anni passati, potrebbe essere letto come la capacità degli investimenti e degli agricoltori di migliorare la resilienza”, ha sottolineato Del Bravo. A sostegno di questo, il fatto che il 34% degli agricoltori intervistati ha investito in strumenti per resistere meglio agli effetti negativi del clima. 

L'export: si guarda a nuovi mercati

Positivo il dato dell’export: la quota agroalimentare dell’export italiano è aumentato dal 2,9 al 3,5% del totale per un valore di circa 70miliardi nel 2024. Il trend positivo è proseguito anche nel 2025, con esportazioni in aumento del 5,7% nei primi nove mesi. 

Un valore rilevante frutto di una maggiore vivacità dei rapporti con i Paesi extra Ue. Emerge infatti un quadro in cui l’Italia si sta spostando verso Paesi con economie in crescita o in buona salute. In ambito europeo, da segnalare la Spagna (+8,6%), ma emerge anche il ruolo prioritario degli Stati Uniti, dove nel 2024 le vendite di prodotti italiani hanno raggiunto 7,8 miliardi di euro, con un balzo del 17,1% sul 2023.


Per quando riguarda la domanda interna, nell’ultimo triennio, a fronte di una crescita del 20% della domanda dell’extradomestico, si riscontra un aumento più limitato ( 9,9%) della domanda domestica. 

I supermercati restano il canale principale della spesa, ma la quota del discount  è cresciuta dal 15% al 23%. Forte l’interesse del mondo che ruota intorno agli aspetti di qualità e benessere con il biologico che era già cresciuto nel 2024 e cresce del +10% nel 2025. Nella spesa alimentare nazionale, gli ortaggi incidono per il 10,4% e la frutta per l'8,8%.


Qualità e resilienza tra i punti di forza

Per Marco Lupo, capo dipartimento della sovranità alimentare del Masaf, i buoni risultati ottenuti, tra cui  l'aumento del Pil agricolo del 2% e un export 70 miliardi che, nel 2025, mostra tendenze di ulteriore crescita, è il risultato della capacità delle imprese italiane di creare qualità, di cercare nuovi mercati, di reagire a un contesto complesso, ma anche della ritrovata centralità del settore primario nell’agenda politica del Governo. “Più risorse, più efficienza e più semplificazione: sono elementi determinanti per i risultati contenuti nel rapporto Ismea”, ha sottolineato. 

Soddisfatto anche Sergio Marchi, direttore generale Ismea, che ha sottolineato il carattere peculiare, talvolta insostituibile, dei prodotti italiani: “La loro qualità li rende resilienti”, ha affermato parlando di una “traiettoria di successo”. 

Inevitabile l’accenno alle tensioni geopolitiche e alla politiche neo-protezioniste. Da gennaio a settembre, il dato è abbastanza stabile dimostrando ancora una volta la capacità di adattamento del sistema agroalimentare italiano. “Il danno maggiore dei dazi è soprattutto l’incertezza che generano”, ha però affermato sottolineando come gli Stati Uniti siano un partner irrinunciabile. 

L'agroalimentare europeo paga un prezzo importante rispetto ai dazi, che si aggira intorno al 12,9%, ma non per tutti i prodotti l’impatto è lo stesso. Pomodori, polpa e pelati ne restano, ad esempio, meno influenzati. 

"Le nuove politiche tariffarie statunitensi introdotte nel 2025 aprono una fase delicata: una valutazione piena degli effetti, più accurata solo da metà 2026, dovrà considerare comparti, sostituibilità dei prodotti e dinamiche del cambio", ha dichiarato Proietti e Marchi. 

Alla presentazione è intervenuto anche il ministro Francesco Lollobrigida che ha sottolineato la necessità di promuovere il madre in Italy, come elemento di qualità e valore sul mercato, ma anche il ruolo dell’agricoltura nella tenuta e custodia del territorio: “I risultati degli interventi di carattere finanziario si vedranno nel futuro - ha precisato - Vedremo un consolidamento del sistema industriale con tutto i benefici che ne derivano”.

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