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Packaging e Tecnologie

Cartonpack: “Ortofrutta penalizzata, serve approccio costruttivo”

Il Reg. Ue sugli imballaggi rischia di fare scomparire alcune referenze. Filiera circolare e giusto mix prodotto-materiale la soluzione

Il tema degli imballaggi in plastica non smette di destare preoccupazioni al settore ortofrutticolo. Entrato, suo malgrado, nel mirino del regolamento europeo che vuole vietarne l’uso per le le confezioni monouso al di sotto del chilo e mezzo. Myfruit.it ha fatto il punto con Massimiliano Persico, corporate marketing executive di Cartonpack. 

Un regolamento che impatta

“Il Regolamento 2022/1616 – esordisce il manager –  prevedendo l’eliminazione di tutte le confezioni monouso al di sotto del chilo e mezzo, impatta direttamente sull’ortofrutta, in particolare sulla IV gamma. Di fatto va a colpire l’anello più debole della catena alimentare, che sarebbe costretta a scomparire dalla vendita”.

“Questo limite di peso – aggiunge – non tiene conto di tutto il mondo ortofrutta come piccoli frutti, ciliegie, albicocche, erbe aromatiche, uva, che necessitano di confezioni ridotte per una questione di trasporto e di conservazione del prodotto, ma soprattutto a livello igienico e di tutela del prodotto alimentare. Forse l’ortofrutta dovrebbe essere l’ultimo dei settori oggetto di queste norme”.

Secondo Persico, tutti gli altri imballaggi potrebbero essere ottimizzati e ridotti senza troppe ripercussioni sul prodotto, per esempio nel mondo cosmetico e farmaceutico: “Toccare il reparto ortofrutta – argomenta – ha una conseguenza importante sulla gestione degli sprechi, si va contro gli obiettivi SDGs (sustainable development goals, obiettivi di sviluppo sostenibile, ndr) tracciati dalle Nazioni Unite”.

L’Italia particolarmente penalizzata

Inoltre bisognerebbe tener conto delle differenze esistenti tra le economie dei Paesi coinvolti; l’Italia, per esempio, è uno dei primi esportatori di ortofrutta e, pertanto, risentirebbe maggiormente, anche dal punto di vista economico, di questa misura.

Più che eliminare il problema bisogna cercare di gestirlo, trattando diversamente il ciclo di vita dei materiali – suggerisce  Persico – Un approccio costruttivo consiste nel riuscire a completare la supply chain in modo circolare, attraverso accordi con la Gdo per il recupero degli imballaggi, aiutando la selezione dei rifiuti post consumo consentendo il ritorno dell’imballaggio all’industria”.

Cartonpack promuove il giusto mix

In questo scenario, Cartonpack continua a promuovere quello che definisce “il giusto mix di prodotto-materiale“, ossia una selezione equilibrata e costruttiva della tipologia di packaging: “Scegliamo il giusto materiale e la struttura più idonea per ogni applicazione – spiega Persico – e lo facciamo tenendo in considerazione la shelf-life e la protezione del prodotto durante il trasporto e l’esposizione. Non dimentichiamo che sostenibilità significa anche e soprattutto prevenire lo spreco alimentare e ridurre le emissioni di CO2 ottimizzando i trasporti”.

Inoltre Cartonpack sta sviluppando la propria rete industriale puntando a migliorare ulteriormente l’impegno verso la sostenibilità. In quest’ottica sono state acquisite le quote di maggioranza di Decapulp, azienda spagnola che produce imballaggi utilizzando una tecnologia basata sul riutilizzo di carta, cartone e cellulosa vergine proveniente da piantagioni a controllo ambientale, certificate Fsc.

“Di recente abbiamo lanciato i nuovi alveoli in polpa per pesche piatte nella versione a quattro o cinque canali, per frutti con un calibro che va dalla B alla AA, completamente riciclati e biodegradabili, progettati per fornire la massima protezione e impermeabilità – ricorda il manager – Un’azione è coerente con la strategia del gruppo Cartonpack di essere riconosciuto come uno specialista europeo di imballaggi per il settore ortofrutticolo in grado di offrire un’ampia gamma di soluzioni e prodotti multi-materiale”.

Il progetto Social Plastic coinvolge la Gdo

Nel frattempo prosegue il progetto Social Plastic di cui Cartonpack è promotrice: “Abbiamo riscontrato una forte adesione da parte delle catene italiane – conclude Massimiliano PersicoParte infatti proprio dalla Gdo la convinzione che sia necessario recuperare le risorse già esistenti nell’ambiente, per evitare l’introduzione di nuova plastica nell’ecosistema. Il risvolto sociale del progetto Social Plastic resta poi una grande opportunità di sviluppo e di economia circolare al 100 per cento”. 

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