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Packaging e Tecnologie

Packaging in plastica per frutta e verdura, l’Italia rimanda (ancora) l’addio

Problemi nel recepimento della direttiva europea. In Francia divieto dal 2022, in Spagna dal 2023. La Germania punta tutto sul riuso

Nei giorni scorsi l’Italia ha rinviato ancora (al 2023) l’introduzione della tassa sulla plastica (e della sugar  tax) ed è ancora alle prese con il corretto recepimento della direttiva europea sul monouso che doveva entrare in vigore lo scorso 3 luglio. Un ritardo che potrebbe costare la messa in atto di una procedura di infrazione. Direttiva che, oltretutto, vieta anche le plastiche biodegradabili e compostabili e bandisce i prodotti monouso in carta, ricoperti da un velo di plastica.

In altri Paesi, invece, proprio grazie alla direttiva di cui sopra, si stanno varando nuove norme volte a ridurre gli imballaggi usa e getta: la Francia non li utilizzerà più per frutta e verdura dal prossimo gennaio, la Spagna dal 2023. Al lavoro anche la Germania.

Il provvedimento francese

In Francia non potranno più essere usate confezioni di plastica per lotti di peso inferiore a un chilo e mezzo, un provvedimento che vale per mele, pere, arance, clementine, kiwi, mandarini, limoni, pompelmi, prugne, meloni, ananas, mango, frutto della passione, cachi, porri, zucchine, melanzane, peperoni, cetrioli, patate e carote, pomodori tondi, cipolle e rape, cavoli, cavolfiori, zucca, pastinaca, ravanello, topinambur, ortaggi a radice. La questione è invece rimandata al 2026 per i prodotti più delicati, per esempio i frutti rossi.

Sempre in Francia, la stessa norma che vieta il packaging in plastica per l’ortofrutta, è operativa anche per altre categorie di prodotti, per esempio il materiale pubblicitario spedito per posta e i gadget di plastica.

Anche la Spagna ha dichiarato guerra agli imballaggi in plastica nell’ortofrutta, ma con tempistiche diverse: dal 2023, in tutte le attività commerciali al dettaglio, frutta e verdura confezionate in lotti di peso inferiore a un chilo e mezzo non saranno più vendute in imballaggi di plastica.

Inoltre, la Spagna imporrà una nuova tassa sull’uso degli imballaggi in plastica non riutilizzabili, fissando l’aliquota di 0,45 euro al chilogrammo.

La cauzione che spinge al riuso

La Germania ha già introdotto una legge sugli imballaggi (entrata in vigore il primo gennaio 2019), ma dal 2023 intende mettere in atto un altro giro di vite: il canale Horeca dovrà attrezzarsi per poter vendere, anche a domicilio, bevande e food da asporto in contenitori riutilizzabili, senza costi aggiuntivi per i clienti. Questi ultimi dovranno depositare una cauzione che verrà rimborsata al momento della restituzione.

In Europa i sistemi di deposito cauzionale non sono una novità: sono attivi in Norvegia, Islanda, Danimarca, Paesi Bassi, Croazia, altri Paesi si stanno organizzando per introdurli entro il 2024.

Anche in Italia qualcosa del genere si starebbe muovendo: nel decreto Semplificazione bis approvato a fine luglio è stato inserito un emendamento che dovrebbe introdurre i sistemi di deposito cauzionale per contenitori per bevande in plastica, vetro e metallo. Ma non è ancora chiaro se sarà su base volontaria o obbligatorio.

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