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Focus del mese Myfruit

Berry e fragole nell’era della qualità

Per lamponi e more c’è ancora molto da fare. Tra i paesi produttori la star è il Perù

Con l’obiettivo di fare il punto sul mirtillo italiano, in particolare, e sui piccoli frutti e fragole in generale, è andato in onda oggi pomeriggio sui canali Linkedin e Youtube di myfruit.it il webinar intitolato Berry trend 2023 – Piccoli frutti: tutte le novità dalla serra allo scaffale

Molti gli spunti di riflessione, a cominciare da uno: la qualità del prodotto paga, ed è per questo motivo che mirtilli e fragole sono sempre più apprezzati, mentre stentano a decollare lamponi e more.

La qualità paga

Thomas Drahorad di Ncx Drahorad il compito di delineare i trend che maggiormente riguardano il mirtillo: “Oggi praticamente tutti i Paesi, compresi gli Usa, producono mirtilli – ha esordito – Siamo così passati dall’era in cui mancava il prodotto all’era della qualità. E da un paio di anni è stato dimostrato che quest’ultima paga”.

Drahorad ha poi ricordato gli altri trend in atto in tema di mirtilli, dunque i nuovi mercati – in primis la Cina – i nuovi consumi – per esempio gli snack – e la polarizzazione del prodotto tra nord e sud del mondo.

“Il mirtillo di qualità – ha argomentato – Erminio Colombini, operation manager San Lucar Italia – è un prodotto croccante, dolce, con una buona shelf life. Noi indichiamo sulle confezioni la varietà dei mirtilli per due motivi, per promuoverle e per aumentare le vendite del prodotto. Nei mercati più maturi, infatti, il consumatore guarda le etichette e dunque sceglie ciò che acquista anche in funzione della varietà”.

“I mirtilli devono essere croccanti, con una buona shelf life, ma per prima cosa devono piacere al consumatore – ha precisato Carlo Lingua, amministratore delegato RK Growers e presidente Berryway – Sono convinto che si debba usare tutta la tecnologia a disposizione, genoma editing compreso, per soddisfare le esigenze di chi li acquista e per rendere le aziende maggiormente competitive”.

Sull’importanza della qualità, questa volta della fragola, ha invece fatto il punto Pietro Ciardiello, direttore della Coop Sole di Parete (Caserta): “La fragola deve essere dolce, profumata e naturale – ha sottolineato – Oggi però abbiamo anche la necessità di piante più rustiche rispetto al passato e resistenti alla stanchezza del terreno. E poi c’è il pre-requisito della freschezza, ma al contempo il prodotto, per esigenze commerciali, deve durare almeno sette giorni”.

Il Perù è la star

Circa i mercati emergenti, la situazione l’ha descritta Thomas Drahorad: “La star assoluta degli ultimi dieci anni è il Perù, che da non produrre mirtilli oggi è al primo posto nella classifica mondiale – ha fatto notare – Sta crescendo anche il Marocco, il quale sta puntando su investimenti importanti mirati alla coltivazione di mirtilli coperti da brevetto. E cresce anche la Turchia, che punta a esportare 100mila tonnellate di prodotto entro i prossimi cinque-dieci anni”.
Tra gli altri mercati emergenti anche la Georgia, l’Ucraina e la Polonia: “Quest’ultima ha un indice di penetrazione del mercato interno dell’80 per cento – ha rilevato – A nostro avviso l’Italia potrebbe fare altrettanto”.

D’accordo Lingua, che ha sottolineato: “In Italia è però difficile fare joint venture. Inoltre dobbiamo temere i mercati emergenti, perché hanno costi di produzione molto più competitivi rispetto ai nostri”.

Sulla competitività del prodotto italiano anche Ciardiello, che ha riferito: “La fragola italiana è molto richiesta anche dalla Gdo estera, grazie anche agli importanti sforzi in termini di ricerca nazionale. Ma dobbiamo valorizzare il prodotto e smetterla di vendere i mix di lamponi, mirtilli e more, perché non paga”.

Piccoli frutti in controtendenza

Nel presentare i dati dell’Osservatorio piccoli frutti Thomas Drahorad ha riferito: “I berry sono in controtendenza rispetto al reparto ortofrutta, nell’ultimo anno sono cresciuti sia in quantitativi (+6%), sia in valore (+1%). Il mirtillo performa bene e ha sfondato la soglia dei 100 milioni di fatturato, mentre i consumi di lamponi e e more sono in caduta libera, con cali superiori al 20 per cento”.

“La crescita significativa – ha commentato Colombini – è da attribuire alla disponibilità di prodotto di buona qualità. Le varietà ci sono, il mirtillo è pronto alla segmentazione”.

Infine, il pensiero  circa l’impatto del regolamento comunitario sugli imballaggi – condiviso da tutti i relatori – lo ha riassunto Carlo Lingua, che ha concluso: “Impossibile pensare che chi prende decisioni per il settore primario sia così distante dalla realtà. Dobbiamo solo sperare che si ravvedano”.

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