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Gdo e ortofrutta: manca il feeling con i consumatori?

Un interessante articolo pubblicato da Mark Up analizza la gestione dell’ortofrutta in supermercati e ipermercati

In molti casi la gestione dell’ortofrutta in supermercati e ipermercati non tiene in giusto conto la necessità di accontentare i consumatori. E’ questo il contenuto, in parte provocatorio, di un interessante articolo pubblicato sul numero di dicembre di Mark Up. Ad affrontare lo spinoso te ma è Andrea Carrara, partner dello studio di consulenze aziendali GEA, il quale lancia un coraggioso j’accuse nei confronti della GDO in materia di marketing dei prodotti ortofrutticoli. L’esperto sottolinea l’importanza del comparto, che rappresenta il 13% a valore degli acquisti alimentari italiani e intercetta oggi dei trend di consumo rilevanti, come quelli relativi a salute e benessere o al contenuto di servizio. Il dato da cui parte l’analisi è la quota di mercato di super e iper sul totale ortofrutta, pari al 46%, di gran lunga inferiore rispetto al 69% che super e iper ottengono nel settore agroalimentare nel suo complesso. In sostanza, questo significa che la quota di mercato ortofrutta della GDO è inferiore a quella del normal trade. Una situazione in forte controtendenza rispetto al resto del settore alimentare, dove accade esattamente il contrario ed è la grande distribuzione a farla da padrona. Uno scenario che, sottolinea ancora Carrara, stupisce se si considera lo spazio espositivo assegnato dai supermercati all’ortofrutta fresca e al fatto che questo spazio, il più delle volte, sia quello che il cliente incontra per primo. L’analisi dei dati e dei fatti sembra quindi dare ragione alla tesi della scarsa attenzione alle vere esigenze della clientela. Un’indagine europea condotta da Gea in collaborazione con Ace – Allied Consultant Europe, rivela infatti che, parlando di ortofrutta fresca, in cima alla lista delle preferenze del consumatore, ben prima del prezzo, ci sono il gusto e le qualità organolettiche dei prodotti. Caratteristiche chiave che, secondo lo studio di GEA, non guidano le politiche della GDO e sono invece meglio interpretate dai canali di vendita tradizionali. Forse si dovrebbero considerare maturi i tempi per un dialogo vero tra sistema distributivo e quello produttivo dove le grandi marche del settore, alle quali il consumatore si affida riconoscendone la superiorità anche in fatto di gusto, possano contribuire al rilancio di questo settore così promettente e strategico.

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