LE NORME DI LEGGE A TUTELA DEL CONSUMATORE
Prodotti biologici ed «etichettatura»
La recente «stretta» sulle regole per l´etichettatura dei prodotti alimentari, con l´obbligo dell´indicazione della qualità e della provenienza anche per frutta e ortaggi, pone sempre più pressante il problema dei controlli. Come fa il consumatore ad essere sicuro che le indicazioni siano esatte? Se la questione si pone per i prodotti derivanti dall´agricoltura tradizionale, ancor più sentita è questa necessità nel settore dei prodotti da agricoltura biologica. Soprattutto per quelli venduti sfusi, perché nei confezionati c´è l´etichetta che deve contenere tutte le indicazioni di legge. La norma in oggetto è contenuta nell´articolo 4 del regolamento Cee n. 2092/91 e nel decreto legislativo n. 220/95. Questa normativa tende a impedire che nelle fasi successive a quella produttiva – e cioè trasformazione, confezionamento e trasporto, ma in particolare commercializzazione all´ingrosso e al dettaglio – ci siano spazi di manovra per coloro che volessero compiere attività non consentite. Come ad esempio la vendita di prodotti biologici sfusi al di fuori del sistema di controllo. Oppure compiere azioni illecite ancora più gravi, come potrebbe essere la sostituzione del prodotto biologico con quello convenzionale. Per compiere questa frode vengono utilizzate più volte le etichette e i documenti di accompagnamento. I negozi che vendono prodotti biologici sfusi, all´interno di cassette o cassetti, devono assoggettarsi al sistema di controllo operante in Italia, notificando la propria attività all´autorità competente e scegliendo un organismo di controllo privato autorizzato dal ministero per le Produzioni agricole. Questi controlli sono importanti, perché in Italia la produzione del biologico si va rapidamente espandendo. Secondo i più recenti dati dell´Osservatorio agro-industriale di Nomisma, il nostro paese, con oltre un milione di ettari, è al primo posto, seguito dalla Germania con oltre 450 mila ettari; dal Regno Unito con 400 mila e dalla Spagna con 350 mila. In Italia le aziende biologiche hanno avuto nel 2000 un incremento del 2,2 per cento e i produttori-trasformatori sono passati da 972 del `99 a 1297 nel 2000; le aziende di trasformazione da 1894 a 2898. Del milione e oltre di ettari coltivati a biologico in Italia, al Piemonte ne vengono attribuiti 44.557, che rappresentano il 4 per cento della superficie agricola regionale. «Considerando che nelle regioni dell´Italia settentrionale – afferma Ugo Cavallera, assessore all´Agricoltura della Regione – la superficie coltivata a biologico incide in media per il 3,5 per cento su quella totale, il Piemonte si assicura un tasso di incidenza di “bio” superiore alla media, secondo soltanto all´Emilia Romagna. Quanto alle aziende che operano nel settore, in Piemonte se ne contano 2437 rispetto alle 51.552 nazionali. Come si sa, i prodotti ottenuti da agricoltura biologica, devono essere coltivati senza concimi chimici e anticrittogamici, e soprattutto senza l´uso di sostanze contenenti gli Ogm, gli organismi geneticamente modificati. In Piemonte i controlli sono molto rigorosi». Da un paio d´anni si è aperto al biologico anche il settore zootecnico. «Per i gestori di aziende zootecnico-foraggere, molte delle quali sono nel Cuneese – afferma l´assessore provinciale all´Agricoltura di Cuneo, Emilio Lombardi – si aprono interessanti opportunità. In molti stanno riconvertendo i pascoli tradizionali in colture biologiche per poter avviare allevamenti naturali».
Gianni Stornello